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di Nando Mainardi

E' in uscita nelle sale "Romanzo di una strage", il film di Marco Tulio Giordana su Piazza Fontana. Verrebbe da dire: bene, quarant'anni dopo è un modo per tenere viva la memoria della "madre di tutte le stragi".

Le premesse sono buone: c'è uno dei migliori registi italiani (Giordana ha diretto "I cento passi" e "La meglio gioventù", eccellenti esempi di cinema "progressista") e c'è un cast di livello. C'è però un "ma" grande come una casa. Il film è tratto dal libro di Paolo Cucchiarelli "Il segreto di Piazza Fontana". Cucchiarelli, in quel libro, rivela quello che è a suo dire il "segreto" inconfessabile della strage: le bombe alla Banca Nazionale dell'Agricoltura sarebbero state due, una dei fascisti e una degli anarchici. Un'ipotesi che non poggia su nessun elemento concreto e che non ha trovato nessun riscontro, nè in sede di ricostruzione storica nè in sede giudiziaria. Cucchiarelli, pur riconoscendo il ruolo dei nazifascisti di Ordine Nuovo e dei servizi segreti di casa nostra e americani all'interno della strategia della tensione e relegando gli anarchici a mero "strumento", mette in tutta evidenza in discussione la matrice univoca e riconosciuta della strage: nessuno dei soggetti coinvolti sarebbe innocente. Una teoria molto pericolosa, che sbocca inevitabilmente nel tentativo di revisionare il passato. E se il libro diventa un film, la frittata è fatta: aspettiamoci lo spuntare di opinionisti e simili pronti a spargere ulteriore fango e confusione sulle sentenze definitive della strage. La verità sulla strage di Piazza Fontana c'è: gli autori materiali sono stati i componenti della cellula veneta di Ordine Nuovo, pienamente inseriti nel quadro anticomunista e antidemocratico delle alleanze e degli obiettivi della strategia della tensione. Gli anarchici furono incolpati senza aver commesso nulla e volutamente, perchè far ricadere la responsabilità su di loro non voleva dire solo salvare i veri colpevoli: significava preparare le carte per una risposta autoritaria e di destra alla strage. Ci aspetteremmo dal buon cinema il rispetto della verità, e non l'adesione ai tentativi ciclici di rottamare la storia.

Mercoledì 28 Marzo 2012

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