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Camusso: «gli italiani vogliono la sua riforma? Lo chieda a chi sta scioperando per l'articolo 18» Finisce la «luna di miele» e la pace sociale. Anche ieri sciopero in decine di posti di lavoro

Si sta rompendo la gabbia del consenso sceneggiato sui media. E le parole che Mario Monti spara dall'estero («la maggioranza degli italiani percepisce questa riforma del lavoro come un passo necessario nell'interesse dei lavoratori») cominciano a suonare altrettanto false delle berlusconate.

Non è questione di sondaggi. I sindacati, e persino gli sfilacciati partiti, hanno antenne più sensibili che non le telefonate fatte attraverso un call center. E queste antenne segnalano tempesta. Tra le gente che lavora, tra quella che è in pensione, tra i giovani che non trovano un lavoro decente e infine tra quei 350.000 «esodati» lasciati a piedi da una riforma delle pensioni «scritta col righello», ma senza... E il fatto che la ministra ne avesse preventivati «solo» 50.000 non depone a favore né della sensibilità umana, né delle capacità giuridico-matematiche.

Queste antenne sociali hanno comunque consigliato ai fin qui controllatissimi Cgil, Cisl e Uil di anticipare la manifestazione nazionale unitaria «contro l'intervento disastroso sulle pensioni». Che ha generato appunto sia un mare di «esodati», sia una altrettanto vasta platea di disperati alle prese con la «ricongiunzione onerosa» della carriera contributiva, se hanno avuto la sventura di cambiare lavoro; «oneri» megagalattici, che spesso costringerebbero a scegliere tra rinuncia alla liquidazione e rinuncia a una pensione decente.

Il 13 aprile, dunque, ci sarà anche questa prova di massa, oltre a tutte le altre che stanno scuotendo la sonnacchiosa Italia alla fine dei fatidici 100 giorni di «luna di miele» con questo «strano» governo piovuto da Bruxelles. Anche i toni delle dichiarazioni sono diventati rapidamente più duri. Susanna Camusso, segretario generale Cgil, ha per esempio così risposto alla battuta cinese di Monti: «gli italiani la vogliono? Monti vada a dirlo a quei lavoratori che da giorni scioperano contro la riforma del lavoro». E in effetti anche ieri numerose fabbriche si sono fermate a singhiozzo proprio per gli scioperi proclamati contro la cosiddetta «riforma» del mercato del lavoro. Solo in Piemonte sono uscite in strada le tute blu di Kme, Schiavetti, Imet, Marcegaglia, oltre a Selex Galileo e Kuehne Nagel.

I metalmeccanici sono ovviamente i più arrabbiati, al punto che persino la Uilm - proprio quella che ha firmato senza fiatare il «modello Pomigliano» imposto da Marchionne - è arrivata ieri a proclamare 4 ore di sciopero. Ma i pensionati, si diceva, non sono da meno. Oltre agli assegni «congelati» per un numero non chiaro di anni, infatti, e ai conti correnti obbligatori per chi prende più di 1.000 euro (le banche hanno preteso e ottenuto che non venissero qui cancellate le loro «commissioni»), c'è il problema della nuova tassa sulla casa. l'Imu. Rivalutata per effetto dell'aumento dell'aliquota e delle rendite catastali, finirà per costare un 20-30% in più rispetto alla vecchi Ici, spiega lo Spi Cgil. Piccole cifre, per chi ha redditi sostanziosi; una mazzata per chi deve far quadrare il pranzo con la cena.

E le prospettive «europee» non aiutano certo a veder rosa nel futuro. Il «progetto europeo antisciopero» - di cui solo il manifesto ha riferito ieri - annuncia ulteriori restrizioni di diritti, che si trascinano sempre dietro anche livelli salariali, orari di lavoro, sicurezza e libertà. Anche per questo le «antenne» ora fremono. E per Monti è finita la possibilità di nascondere dietro frasi mielose le sue scelte durissime.

da Il Manifesto 29 Marzo 2012

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