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Intervista a Massimo Rossi di Stefano Galieni

Massimo Rossi, portavoce della Federazione della Sinistra sta in queste ore lavorando alacremente per far divenire, la manifestazione indetta per il 12 Maggio un appuntamento che segni un salto in avanti della mobilitazione politica della sinistra che si oppone a Monti.

«Si tratta del primo appuntamento a cui sono chiamate le opposizioni di sinistra della politica. Dopo le iniziative della Fiom e dei sindacati in cui siamo stati parte attiva è, a mio avviso necessario che la sinistra recuperi un ruolo da protagonista in senso ampio e unitario, deve indicare l'alternativa alle politiche liberiste e deve invertire la tendenza alla disgregazione.

Deve ritrovarsi in piazza tutta la sinistra che è contro il liberismo, per il lavoro e per la democrazia».

Che risposte giungono dalle altre forze della politica a questa proposta?

«Da settimane le stiamo sollecitando e ci siamo rivolti soprattutto a IdV e Sel. Di Pietro ha già risposto formalmente dicendo di guardare con favore ad iniziative che, sulle singole questioni individuino obbiettivi comuni. Da Sel finora registriamo uno scarso interesse verso una iniziativa politica unitaria anche se vari loro dirigenti si sono già espressi positivamente. Stiamo continuando questo lavoro di tessitura perché siamo convinti che questo appuntamento debba divenire utile e importante per tutti».

Per quanto riguarda Sel che peso hanno alcune frizioni legate alle elezioni amministrative che si svolgono in quei giorni?

«Quelle sono un effetto e non una causa. Nonostante la gravità della situazione a me sembra che finora si rischi di sacrificare i percorsi di unità perché li si subordina a dinamiche di schieramento. Questo determina poi difficoltà tanto nel mettere in piedi iniziative unitarie quanto ad avere sempre condivisioni programmatiche e di alleanza alle elezioni».

Ma giungono anche segnali positivi?

«Si, dal mondo del lavoro e del sindacato, da chi si occupa di diritto e democrazia – i giuristi hanno una grande consapevolezza e sentono un allarme per la garanzia democratica – e dai movimenti che si occupano di beni comuni e partecipazione. Il mondo del lavoro sta subendo un attacco alla stessa civiltà del lavoro, a conquiste su cui non si può arretrare. Chi si occupa di diritto vede in pericolo la Costituzione. Oggi si afferma tranquillamente che la democrazia non ce la possiamo permettere, invece non ci dovremmo permettere il liberismo. I movimenti vedono posti sotto attacco gli spazi di democrazia partecipata e, l'idea stessa di bene comune inalienabile. Non vogliono accettare le leggi del mercato come leggi naturali».

Quindi quello che propone la Federazione è un appuntamento inclusivo

«Si, è stato convocato in uno spirito di servizio con una vocazione unitaria che non si limita alla Federazione. Noi vogliamo provare a mettere a disposizione questo appuntamento non rinviabile oggi che la maggioranza parlamentare che sostiene le scelte di questo governo è così vasta. La nostra proposta parte da un senso del dovere ed è un appuntamento che nasce da uno spirito sincero, di chi vive a contatto con questo mondo di chi prova a stare nelle lotte, nelle vertenze e nelle forme di resistenza. Siamo convinti che questa proposta non debba essere da nessuno subordinata a logiche di schieramento e per questo auspichiamo un interesse che si estenda rapidamente. Anche rispetto a Sel vogliamo essere ottimisti».

Rivolgi in questo senso una richiesta specifica a Nichi Vendola?

«Si, premettendo il rispetto per le diverse strategie che oggi le nostre forze hanno, rinnovo a lui l'invito a ragionare insieme sui contenuti e sul momento storico che stiamo vivendo. C'è una degenerazione morale che vede prevalere l'antipolitica. Invece noi possiamo dire che c'è più bisogno di politica e che serve anche una risposta simbolica di piazza e sui contenuti. Non possiamo affidarci risposte di ingegneria costituzionale ma allargando la partecipazione e iniziando a muoverci insieme»

Se dovessi sintetizzare in motivo le ragioni per cui ci si dovrebbe ritrovare insieme?

«Basterebbe partire dall'Articolo 1 della costituzione. Il combinato disposto di quello che stanno facendo lorsignori ne definisce lo scardinamento radicale. Si sospende la democrazia (sottomessa alla volontà dei mercati) e il lavoro diviene merce. Quale valore avrà il lavoro con questa controriforma? Ma la democrazia si abolisce anche privatizzando i beni comuni o divenendo soggetti al fiscal compact. Chi non ritiene di doversi mobilitare per l'articolo 1? A breve verrà lanciato un appello in cui sarà esplicitato come non si vuole costruire una manifestazione di nicchia. Molte nostre riflessioni non sono minoritarie nel paese e questo dovrà emergere».

Martedì 10 Aprile 2012

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