detersivo

di Linda Santilli

Lo spot che imperversa in prima serata sui vari canali televisivi a firma Dash fa venire i brividi e ci ricorda in che paese viviamo. Dove altro una simile pubblicità potrebbe andare in onda e permanere così a lungo senza generare una rivolta? Qui non si tratta di misoginia mascherata, di rimandare una immagine stereotipata femminile in modo sottile e subdolo, qui al contrario il messaggio è talmente diretto nel suo anacronismo da apparire grottesco.

Un inno alle mamme italiane di tutte le generazioni che si occupano di fare le lavatrici ai figli maschi, mamme a cui la nota marca di detersivi dedica un sito ed un profilo facebook. A tutte le mamme che sono mamme, mogli, donne, amiche. Più mamma non si può. Questo è l'inno.

Entrare nel sito pubblicizzato dallo spot è come entrare in un labirinto di deliri incrociati e il manifesto che si legge in apertura, a cui manca solo il sottofondo sonoro di un Beniamino Gigli, dal titolo "L'Italia è la patria di tutte le mamme e di mamma ce n'è una sola" francamente grida vendetta. Ci avverte della rapidità con cui sta scorrendo l'involuzione culturale nostrana. Sarebbe un errore grave sottovalutare o peggio non cogliere questi nessi.

Inutile ricordare che esiste una legge europea e nazionale contro gli stereotipi sessisti che sono riconosciuti come base che alimenta e giustifica la violenza contro le donne, e questa legge dovrebbe essere rispettata sia dai mezzi di comunicazione televisivi che dai siti internet, con tanto di commissioni elette per valutare ciò che viene trasmesso e pubblicato.

Ebbene, per sempre ora sappiamo che In Italia è possibile violare queste normative sfacciatamente, sfiorando la volgarità e perfino il ridicolo, senza che la politica prenda troppo sul serio la cosa.

Ora, considerate queste premesse, come possiamo interpretare il mese di fiction che è in corso sul tema della violenza maschile contro le donne?

Come l'apertura di uno spiraglio positivo per affrontare questo tema rilevantissimo cominciando dal mettere in discussione stereotipi fasulli figli di una cultura patriarcale radicata? Duole ammetterlo, perché le quattro fiction hanno pure provato ad incrinare false credenze sul profilo tipo del maschio assassino mostrandoci una versione più onesta dei fatti, ma viene tristemente il dubbio che da parte dei dirigenti Rai non si sia trattato di uno scatto di consapevolezza ma solo di uno sbaglio. E si conferma invece un dato: l'uso strumentale delle donne che fanno i media, lo Stato, la società permane in Italia più che altrove e ci colloca non a caso al primo posto delle classifiche in Europa. Ovviamente delle classifiche che fanno scandalo.

Di fronte al cammino che ci attende per cambiare le cose lungo una strada che è in netta salita soprattutto sul piano culturale e delle relazioni tra i generi, importante è vigilare, intervenire e soprattutto impedire che l'abnorme diventi normalità.Anche levando un grido di protesta e segnalare al Comitato di Controllo della Rai che la pubblicità di Dash deve cessare immediatamente. Sarebbe importante non lasciare che siano solo le donne, singolarmente o collettivamente, a prendere iniziativa in merito, ma che la politica, come spazio agito da uomini e donne, assuma il tema della violenza maschile seriamente come questione politica di prima grandezza.

Giovedì 12 Aprile 2012

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