di Luca Matteu
Gentile Redazione,
mi rivolgo a voi con un appello accorato, in merito a una grave ingiustizia di cui non è francamente possibile non venga data notizia su scala nazionale…
Il tema, relativo alla neonata riforma delle pensioni, è quello delle cosiddette quindicenni: donne che, «in un periodo lontano anni luce da questo, quando uno stipendio era sufficiente, hanno deciso di lasciare il lavoro per seguire la famiglia, sicure di poter riscattare la pensione e i contributi versati per almeno 15 anni di lavoro» (in alcuni casi, anche con versamenti volontari); donne che nell’ultimo mese, in base alla famigerata circolare 35 del 14/03/2012 (di cui al punto 1.1.2), hanno visto confermato dall’INPS il requisito contributivo di 20 anni per ottenere la pensione minima In questa torma di persone (che perfino con la riforma Amato del ‘92 era stata salvaguardata, e che, lo ricordo, è formata da soggetti per lo più sessantenni senza alcuna concreta speranza di rientrare nel mercato del lavoro), rientrano moltissime donne in tutta Italia a cui nessuno sta dando voce…
Donne che avevano ragionato in riferimento a un certo quadro normativo e che spesso hanno rinunciato a una bella carriera per occuparsi di noi figli. Donne che nella maggioranza dei casi provengono da un ceto sociale medio-basso, e contavano sull’arrivo della pensione per riuscire a tirare avanti in questa maledetta crisi. È un LADROCINIO vero e proprio: se si vuole lasciare intatto il provvedimento di legge, che i contributi vengano restituiti a queste persone; né si può pensare che i soldi che hanno versato all’INPS costituiscano un fondo pro-crisi pro-patriae, visto e considerato che questo trattamento non è stato riservato anche ai restanti cittadini italiani, tutti uguali di fronte alla legge. Per favore, se esiste ancora un briciolo di onestà in questo paese, date risalto a questo fatto, perché questo non è un gioco, questa è la vita delle persone.
Grazie