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di Laura Stochino*

La proposta illustrata oggi dal coordinatore regionale di SeL, Michele Piras, in merito ad un nuovo soggetto politico del centrosinistra che superi gli attuali partiti e schieramenti ci lascia alquanto perplessi per diverse ragioni.

Esiste oggi, e su questo siamo concordi, una forte esigenza di rifondare i partiti e il senso stesso di politica, ma la risposta a questa esigenza non può essere certamente rinviata o nascosta dietro analisi che rimandano ad una superficiale accusa di diffuso sentimento di antipolitica. Ognuno di noi, con modalità e responsabilità diverse, ha contribuito all'inveramento della tesi secondo la quale "siamo tutti uguali", anche solo nel non essere stati capaci di essere percepiti come diversi, in questo sta la ragione delle nostre colpe.

Di certo questo vale per l'Italia come per la Sardegna, a cui è seguita, dopo una stagione di entusiasmo, una forte crisi economica, politica e umana. La vittoria di Massimo Zedda ha fatto sperare, anche a chi non apparteneva al partito del sindaco, in una possibile rinascita di partecipazione. Attualmente però non si è ancora verificato il rilancio della coalizione di centro sinistra e della sinistra sarda come alternativa al centro destra. Da allora il centro sinistra si è indebolito passando attraverso un'infinita trama di accordi, non sempre epliciti, che ha coinvolto il Consiglio Regionale e messo da parte i partiti, destabilizzando fortemente la necessaria riflessione in vista della costruzione di un programma condiviso e discusso per le prossime scadenze regionali. In questi casi mettere da parte i partiti, non significa mettere da parte i segretari, ma le organizzazione che essi rappresentano e che sono ben altra cosa rispetto alla geografia, molto ristretta, del Consiglio regionale. A questa scelta di metodo non è sufficiente rispondere, in tempi tardivi, con la creazione di un nuovo contenitore; non perché questo non serva in assoluto, ma perché nei termini in cui viene proposto sembra ridursi ad un comitato elettorale che organizza e predisponde l'elezione del nuovo presidente della Regione Sardegna. A sostenerlo un pizzico di slogan di sinistra, come l'investimento in politiche ambientali e di sviluppo locale e il Mantra dell'autonomismo e della sovranità. Come se bastasse continuare a riperterlo perché diventi realtà, per l'ennesima volta il richiamo al "popolo sardo", alla sua unità, come panacea di tutti i mali del continente. Al contrario, a noi sembra, che questa proposta non voglia trovare una soluzione ai mali che ci vengono, non dall'essere sardi in uno stato italiano, ma dall'essere subalterni in una società capitalista globalizzata. Alla ricerca di una risposta a questa domanda, alla formazione di una proposta politica che cerchi soluzioni per il lavoro, l'istruzione e la salute dei subalterni sardi siamo disposti già da domani a superare noi stessi, la nostra organizzazione, per metterci a disposizione di una lotta che amiamo ancora definire di classe.

*Segretaria regionale PRC-FdS

Giovedì 19 Aprile 2012

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