di Stefano Galieni
Giorgio Airaudo, della segreteria nazionale della Fiom era presente all'incontro che era stato richiesto dai lavoratori della Alenia e la ministra del welfare Elsa Fornero. Se ne è parlato già molto sui maggiori quotidiani ma sentirne parlare un autorevole dirigente Fiom consente di averne una idea molto più completa.
«È stata una assemblea vera dove i lavoratori hanno tolto di mezzo gli alibi di chi li dipingeva come strumentalizzati e il pregiudizio di chi pensava che non sarebbero riusciti a gestire la propria rabbia. Come se si trattasse di ultras da curva. I fatti hanno dimostrato il contrario. C'erano almeno un migliaio di persone e tenete conto che si trattava soltanto dei lavoratori del primo turno, le esigenze della ministra non permettevano di farle incontrare anche gli altri. Tutti hanno dimostrato sia di conoscere esattamente cosa sta facendo il governo ma di avere, di questo una chiave di lettura sociale e politica. Ci sono stati 11 interventi, tanto che l'incontro è durato mezz'ora in più del previsto».
Come si è svolto l'incontro?
«Il leit motiv essenzialmente era una riflessione semplice ma immediata: "ammesso che quella che state attuando sia l'unica terapia praticabile, perché avete iniziato dai soliti noti? Siete "tecnici" ma vi siete comportati come tutti coloro che vi hanno preceduto". E poi si è insistito sulla friabilità del mondo del lavoro, sulla poca concretezza dei provvedimenti contro la precarietà. Fornero ha difeso le proprie scelte dicendo che il malato è grave, che la medicina doveva essere dura e che i redditi accertati erano quelli su cui si poteva prendere. Ha fatto un intervento introduttivo di 25 minuti e più volte è stata interrotta fino a quando alla presidenza non abbiamo fatto presente che o si discuteva o l'invito era inutile. Allora l'assemblea ha aspettato che terminasse la relazione. Ci sono stati interventi sui salari, sull'articolo 18 ( un lavoratore in particolare si è soffermato su una domanda dirimente "noi operai siamo abituati a lavorare su unità di misura precise, quale è l'unità su cui si calcola il manifestamente infondato di un licenziamento? Gli interventi hanno segnalato una grande prova di maturità e chi ha parlato ha ribattuto colpo su colpo alle affermazioni della ministra. Lei non ha convinto nessuno, ha provato ad abbozzare e si è presa un applauso tirato. Chi l'ha applaudita, accade in fabbrica, sono coloro che hanno giustamente apprezzato che almeno la Fornero ci metteva la faccia direttamente. In fondo hanno applaudito se stessi e la propria dignità. Appena però negli interventi si accennava alla necessità di uno sciopero generale veniva giù la sala dagli applausi. E dire che non c'erano solo operai ma anche impiegati. Lei si è difesa con i suoi soliti argomenti, uno le ha postto la stessa domanda della Gabbanelli, rispetto al trattamento con cui sarebbe andata in pensione. Lei ha replicato che da universitaria poteva andarci già come baby pensionata ma ci ha rinunciato perché le piace il suo lavoro. "Mi auguro anche di avere vostri simili fra i miei studenti" ha anche affermato. Qualcuno le ha detto che un conto è la fatica che si fa ad insegnare un conto è quella che si vive in fabbrica. Gli interventi sono stati terribilmente spontanei, ha colpito molto quello di Michele, 32 anni che ha chiosato dicendo "Io non ho un futuro". C'è stata la forte richiesta di mettere al centro il lavoro, la crisi, la precarietà, gli esodati, la riforma delle pensioni. C'è stato chi ha espressamente detto di non poter accettare l'idea che dopo 15 anni in cui ci hanno abituati a pensarci come singoli individui ci si ritrovi, al momento di andare in pensione ad essere unificati. Chi fa i cablaggi in carlinga non può continuarlo a fare fino ai 65 anni, c'è anche una aspettativa di vita diversa. Comunque i ragionamenti andavano oltre questo governo. I lavoratori non si fermeranno col voto in parlamento, vogliono riconquistare l'articolo 18 e organizzarsi per durare, vogliono che si riconoscano le diverse mansioni per poter andare in pensione e per esempio sanno che la questione degli esodati si potrebbe risolvere riducendo non del 10% ma del 25% le pensioni d'oro. La Fornero ha detto di averci provato ma che è stato impossibile. Ovviamente hanno riscosso molti applausi quelli che chiedevano un taglio ai costi della politica».
Un incontro che ha sollevato anche polemiche
«Si, che io trovo incomprensibili, contraddittorie e surreali. L'Alenia è stata la prima a dichiarare lo sciopero a Torino con cortei spontanei. Ma qualche sindacalista crede che i lavoratori o sono rappresentati dai sindacati o altrimenti ne fanno venire meno la funzione. Si è creato un presidio fuori, al massimo un centinaio di persone, della Fismic, il segretario aziendale, l'associazione capi e quadri della Fiat e la Film Cisl. Ed è curioso che chi si è unito per far uscire la Fiom dalla Fiat – dove oggi un incontro del genere non si potrebbe fare – oggi si unisca per manifestare indignazione per la presenza del ministro. Alla Cisl debbono capire che il sindacato non serve a gestire la transazione fra lavoro e impresa. Quando c'è domanda di partecipazione se la si soddisfa non si indebolisce il sindacato. Noi abbiamo tolto pretesti e alibi alla polemica. Il sindacato ne esce legittimato dai lavoratori. Io trovo una anomalia il fatto che un ministro non incontri i lavoratori, non ha fatto una cosa eccezionale».
E quali sono stati i commenti dei lavoratori all'uscita?
«Di grande soddisfazione. La professoressa è stata sottoposta all'esame dei lavoratori, che gli hanno fatto il tagliando e non l'ha superato. Ha reagito in modo puntiglioso ma non arrogante, ha utilizzato anche un po' di astuzia tentando di porsi sullo stesso piano dei lavoratori. Siccome nello spazio molti stavano in piedi lei ha detto che non si sarebbe seduta se tutti non potevano farlo. Ha subito una critica feroce rispetto all'assenza di equità delle riforme governative. Poi è dovuta anche entrare nel merito della problematica aziendale dove sono stati stabilizzati 450 precari lo scorso anno ma ci sono 750 esodati che debbono essere messi in condizione di poter andare in pensione con i diritti acquisiti. Ha negato l'esistenza di 46 diverse tipologie di contratto, in Alenia ce ne sono 3 ma ci si ritrova con ingegneri precari da oltre sei anni che alla fine si stufano e se ne vanno all'estero disperdendo energie e competenze. Comunque tutti sono usciti ancora di più determinati rispetto alla urgenza di andare prendere le risorse dove ci sono, anche da chi ha fatto rientrare i capitali scudati. Ma la parola d'ordine che ha accomunato veramente tutti è una "sciopero generale"di Stefano Galieni
Giorgio Airaudo, della segreteria nazionale della Fiom era presente all'incontro che era stato richiesto dai lavoratori della Alenia e la ministra del welfare Elsa Fornero. Se ne è parlato già molto sui maggiori quotidiani ma sentirne parlare un autorevole dirigente Fiom consente di averne una idea molto più completa.
«È stata una assemblea vera dove i lavoratori hanno tolto di mezzo gli alibi di chi li dipingeva come strumentalizzati e il pregiudizio di chi pensava che non sarebbero riusciti a gestire la propria rabbia. Come se si trattasse di ultras da curva. I fatti hanno dimostrato il contrario. C'erano almeno un migliaio di persone e tenete conto che si trattava soltanto dei lavoratori del primo turno, le esigenze della ministra non permettevano di farle incontrare anche gli altri. Tutti hanno dimostrato sia di conoscere esattamente cosa sta facendo il governo ma di avere, di questo una chiave di lettura sociale e politica. Ci sono stati 11 interventi, tanto che l'incontro è durato mezz'ora in più del previsto».
Come si è svolto l'incontro?
«Il leit motiv essenzialmente era una riflessione semplice ma immediata: "ammesso che quella che state attuando sia l'unica terapia praticabile, perché avete iniziato dai soliti noti? Siete "tecnici" ma vi siete comportati come tutti coloro che vi hanno preceduto". E poi si è insistito sulla friabilità del mondo del lavoro, sulla poca concretezza dei provvedimenti contro la precarietà. Fornero ha difeso le proprie scelte dicendo che il malato è grave, che la medicina doveva essere dura e che i redditi accertati erano quelli su cui si poteva prendere. Ha fatto un intervento introduttivo di 25 minuti e più volte è stata interrotta fino a quando alla presidenza non abbiamo fatto presente che o si discuteva o l'invito era inutile. Allora l'assemblea ha aspettato che terminasse la relazione. Ci sono stati interventi sui salari, sull'articolo 18 ( un lavoratore in particolare si è soffermato su una domanda dirimente "noi operai siamo abituati a lavorare su unità di misura precise, quale è l'unità su cui si calcola il manifestamente infondato di un licenziamento? Gli interventi hanno segnalato una grande prova di maturità e chi ha parlato ha ribattuto colpo su colpo alle affermazioni della ministra. Lei non ha convinto nessuno, ha provato ad abbozzare e si è presa un applauso tirato. Chi l'ha applaudita, accade in fabbrica, sono coloro che hanno giustamente apprezzato che almeno la Fornero ci metteva la faccia direttamente. In fondo hanno applaudito se stessi e la propria dignità. Appena però negli interventi si accennava alla necessità di uno sciopero generale veniva giù la sala dagli applausi. E dire che non c'erano solo operai ma anche impiegati. Lei si è difesa con i suoi soliti argomenti, uno le ha postto la stessa domanda della Gabbanelli, rispetto al trattamento con cui sarebbe andata in pensione. Lei ha replicato che da universitaria poteva andarci già come baby pensionata ma ci ha rinunciato perché le piace il suo lavoro. "Mi auguro anche di avere vostri simili fra i miei studenti" ha anche affermato. Qualcuno le ha detto che un conto è la fatica che si fa ad insegnare un conto è quella che si vive in fabbrica. Gli interventi sono stati terribilmente spontanei, ha colpito molto quello di Michele, 32 anni che ha chiosato dicendo "Io non ho un futuro". C'è stata la forte richiesta di mettere al centro il lavoro, la crisi, la precarietà, gli esodati, la riforma delle pensioni. C'è stato chi ha espressamente detto di non poter accettare l'idea che dopo 15 anni in cui ci hanno abituati a pensarci come singoli individui ci si ritrovi, al momento di andare in pensione ad essere unificati. Chi fa i cablaggi in carlinga non può continuarlo a fare fino ai 65 anni, c'è anche una aspettativa di vita diversa. Comunque i ragionamenti andavano oltre questo governo. I lavoratori non si fermeranno col voto in parlamento, vogliono riconquistare l'articolo 18 e organizzarsi per durare, vogliono che si riconoscano le diverse mansioni per poter andare in pensione e per esempio sanno che la questione degli esodati si potrebbe risolvere riducendo non del 10% ma del 25% le pensioni d'oro. La Fornero ha detto di averci provato ma che è stato impossibile. Ovviamente hanno riscosso molti applausi quelli che chiedevano un taglio ai costi della politica».
Un incontro che ha sollevato anche polemiche
«Si, che io trovo incomprensibili, contraddittorie e surreali. L'Alenia è stata la prima a dichiarare lo sciopero a Torino con cortei spontanei. Ma qualche sindacalista crede che i lavoratori o sono rappresentati dai sindacati o altrimenti ne fanno venire meno la funzione. Si è creato un presidio fuori, al massimo un centinaio di persone, della Fismic, il segretario aziendale, l'associazione capi e quadri della Fiat e la Film Cisl. Ed è curioso che chi si è unito per far uscire la Fiom dalla Fiat – dove oggi un incontro del genere non si potrebbe fare – oggi si unisca per manifestare indignazione per la presenza del ministro. Alla Cisl debbono capire che il sindacato non serve a gestire la transazione fra lavoro e impresa. Quando c'è domanda di partecipazione se la si soddisfa non si indebolisce il sindacato. Noi abbiamo tolto pretesti e alibi alla polemica. Il sindacato ne esce legittimato dai lavoratori. Io trovo una anomalia il fatto che un ministro non incontri i lavoratori, non ha fatto una cosa eccezionale».
E quali sono stati i commenti dei lavoratori all'uscita?
«Di grande soddisfazione. La professoressa è stata sottoposta all'esame dei lavoratori, che gli hanno fatto il tagliando e non l'ha superato. Ha reagito in modo puntiglioso ma non arrogante, ha utilizzato anche un po' di astuzia tentando di porsi sullo stesso piano dei lavoratori. Siccome nello spazio molti stavano in piedi lei ha detto che non si sarebbe seduta se tutti non potevano farlo. Ha subito una critica feroce rispetto all'assenza di equità delle riforme governative. Poi è dovuta anche entrare nel merito della problematica aziendale dove sono stati stabilizzati 450 precari lo scorso anno ma ci sono 750 esodati che debbono essere messi in condizione di poter andare in pensione con i diritti acquisiti. Ha negato l'esistenza di 46 diverse tipologie di contratto, in Alenia ce ne sono 3 ma ci si ritrova con ingegneri precari da oltre sei anni che alla fine si stufano e se ne vanno all'estero disperdendo energie e competenze. Comunque tutti sono usciti ancora di più determinati rispetto alla urgenza di andare prendere le risorse dove ci sono, anche da chi ha fatto rientrare i capitali scudati. Ma la parola d'ordine che ha accomunato veramente tutti è una "sciopero generale"di Stefano Galieni
Giorgio Airaudo, della segreteria nazionale della Fiom era presente all'incontro che era stato richiesto dai lavoratori della Alenia e la ministra del welfare Elsa Fornero. Se ne è parlato già molto sui maggiori quotidiani ma sentirne parlare un autorevole dirigente Fiom consente di averne una idea molto più completa.
«È stata una assemblea vera dove i lavoratori hanno tolto di mezzo gli alibi di chi li dipingeva come strumentalizzati e il pregiudizio di chi pensava che non sarebbero riusciti a gestire la propria rabbia. Come se si trattasse di ultras da curva. I fatti hanno dimostrato il contrario. C'erano almeno un migliaio di persone e tenete conto che si trattava soltanto dei lavoratori del primo turno, le esigenze della ministra non permettevano di farle incontrare anche gli altri. Tutti hanno dimostrato sia di conoscere esattamente cosa sta facendo il governo ma di avere, di questo una chiave di lettura sociale e politica. Ci sono stati 11 interventi, tanto che l'incontro è durato mezz'ora in più del previsto».
Come si è svolto l'incontro?
«Il leit motiv essenzialmente era una riflessione semplice ma immediata: "ammesso che quella che state attuando sia l'unica terapia praticabile, perché avete iniziato dai soliti noti? Siete "tecnici" ma vi siete comportati come tutti coloro che vi hanno preceduto". E poi si è insistito sulla friabilità del mondo del lavoro, sulla poca concretezza dei provvedimenti contro la precarietà. Fornero ha difeso le proprie scelte dicendo che il malato è grave, che la medicina doveva essere dura e che i redditi accertati erano quelli su cui si poteva prendere. Ha fatto un intervento introduttivo di 25 minuti e più volte è stata interrotta fino a quando alla presidenza non abbiamo fatto presente che o si discuteva o l'invito era inutile. Allora l'assemblea ha aspettato che terminasse la relazione. Ci sono stati interventi sui salari, sull'articolo 18 ( un lavoratore in particolare si è soffermato su una domanda dirimente "noi operai siamo abituati a lavorare su unità di misura precise, quale è l'unità su cui si calcola il manifestamente infondato di un licenziamento? Gli interventi hanno segnalato una grande prova di maturità e chi ha parlato ha ribattuto colpo su colpo alle affermazioni della ministra. Lei non ha convinto nessuno, ha provato ad abbozzare e si è presa un applauso tirato. Chi l'ha applaudita, accade in fabbrica, sono coloro che hanno giustamente apprezzato che almeno la Fornero ci metteva la faccia direttamente. In fondo hanno applaudito se stessi e la propria dignità. Appena però negli interventi si accennava alla necessità di uno sciopero generale veniva giù la sala dagli applausi. E dire che non c'erano solo operai ma anche impiegati. Lei si è difesa con i suoi soliti argomenti, uno le ha postto la stessa domanda della Gabbanelli, rispetto al trattamento con cui sarebbe andata in pensione. Lei ha replicato che da universitaria poteva andarci già come baby pensionata ma ci ha rinunciato perché le piace il suo lavoro. "Mi auguro anche di avere vostri simili fra i miei studenti" ha anche affermato. Qualcuno le ha detto che un conto è la fatica che si fa ad insegnare un conto è quella che si vive in fabbrica. Gli interventi sono stati terribilmente spontanei, ha colpito molto quello di Michele, 32 anni che ha chiosato dicendo "Io non ho un futuro". C'è stata la forte richiesta di mettere al centro il lavoro, la crisi, la precarietà, gli esodati, la riforma delle pensioni. C'è stato chi ha espressamente detto di non poter accettare l'idea che dopo 15 anni in cui ci hanno abituati a pensarci come singoli individui ci si ritrovi, al momento di andare in pensione ad essere unificati. Chi fa i cablaggi in carlinga non può continuarlo a fare fino ai 65 anni, c'è anche una aspettativa di vita diversa. Comunque i ragionamenti andavano oltre questo governo. I lavoratori non si fermeranno col voto in parlamento, vogliono riconquistare l'articolo 18 e organizzarsi per durare, vogliono che si riconoscano le diverse mansioni per poter andare in pensione e per esempio sanno che la questione degli esodati si potrebbe risolvere riducendo non del 10% ma del 25% le pensioni d'oro. La Fornero ha detto di averci provato ma che è stato impossibile. Ovviamente hanno riscosso molti applausi quelli che chiedevano un taglio ai costi della politica».
Un incontro che ha sollevato anche polemiche
«Si, che io trovo incomprensibili, contraddittorie e surreali. L'Alenia è stata la prima a dichiarare lo sciopero a Torino con cortei spontanei. Ma qualche sindacalista crede che i lavoratori o sono rappresentati dai sindacati o altrimenti ne fanno venire meno la funzione. Si è creato un presidio fuori, al massimo un centinaio di persone, della Fismic, il segretario aziendale, l'associazione capi e quadri della Fiat e la Film Cisl. Ed è curioso che chi si è unito per far uscire la Fiom dalla Fiat – dove oggi un incontro del genere non si potrebbe fare – oggi si unisca per manifestare indignazione per la presenza del ministro. Alla Cisl debbono capire che il sindacato non serve a gestire la transazione fra lavoro e impresa. Quando c'è domanda di partecipazione se la si soddisfa non si indebolisce il sindacato. Noi abbiamo tolto pretesti e alibi alla polemica. Il sindacato ne esce legittimato dai lavoratori. Io trovo una anomalia il fatto che un ministro non incontri i lavoratori, non ha fatto una cosa eccezionale».
E quali sono stati i commenti dei lavoratori all'uscita?
«Di grande soddisfazione. La professoressa è stata sottoposta all'esame dei lavoratori, che gli hanno fatto il tagliando e non l'ha superato. Ha reagito in modo puntiglioso ma non arrogante, ha utilizzato anche un po' di astuzia tentando di porsi sullo stesso piano dei lavoratori. Siccome nello spazio molti stavano in piedi lei ha detto che non si sarebbe seduta se tutti non potevano farlo. Ha subito una critica feroce rispetto all'assenza di equità delle riforme governative. Poi è dovuta anche entrare nel merito della problematica aziendale dove sono stati stabilizzati 450 precari lo scorso anno ma ci sono 750 esodati che debbono essere messi in condizione di poter andare in pensione con i diritti acquisiti. Ha negato l'esistenza di 46 diverse tipologie di contratto, in Alenia ce ne sono 3 ma ci si ritrova con ingegneri precari da oltre sei anni che alla fine si stufano e se ne vanno all'estero disperdendo energie e competenze. Comunque tutti sono usciti ancora di più determinati rispetto alla urgenza di andare prendere le risorse dove ci sono, anche da chi ha fatto rientrare i capitali scudati. Ma la parola d'ordine che ha accomunato veramente tutti è una "sciopero generale"
Mercoledì 25 Aprile 2012