di Stefano Galieni
Giovanna Marano sta percorrendo in lungo e in largo la Sicilia. Ha scelto di gettarsi, in ticket con Claudio Fava, in una sfida enorme, provare a dimostrare che esiste una Sicilia in grado di non lasciarsi sottomettere. Dirigente Fiom, si è gettata con passione in questa battaglia dopo che il candidato Claudio Fava era stato escluso a causa di una norma burocratica. Il contesto siciliano in cui si svolgeranno il 28 ottobre le elezioni per l’Assemblea regionale vede la destra divisa in due tronconi e il Pd esprimere un candidato che non rompe la continuità con la giunta Lombardo (Mpa) e che include anche l’Udc.
Marano, la sinistra ha trovato la capacità di aggregarsi e di lanciare una sfida per il cambiamento. ma che aria sta respirando la candidata in queste dure settimane di campagna elettorale?
Siamo in giro da poco più di due settimane con il candidato vicepresidente raddoppiando le iniziative sul territorio. Vogliamo dare insieme continuità al progetto lanciato da Claudio. Ma dobbiamo anche dirci la verità, stiamo incontrando molta gente sfiduciata che dichiara la propria intenzione di non recarsi a votare. Questo è un dato preoccupante. Le persone non credono più e percepiscono una forte distanza dalla politica, da noi crescono in maniera esponenziale la corruzione e le diseguaglianze sociali. Quanto imposto dal governo Monti crea una maggior distanza fra una società impoverita e i soggetti di rappresentanza, la gente si sente non ascoltata. Qui c’è un'emergenza reale, chi è disoccupato, chi il lavoro lo sta perdendo, chi è costretto ad emigrare per trovare reddito e chi non riesce neanche ad arrivare alla pensione. E bisogna offrire risposte concrete.
Ovviamente per la tua storia politica e sindacale intervenire sul lavoro è fondamentale.
Al di là del fatto che ritengo obsoleta la norma che non ha consentito a Claudio Fava di candidarsi se c’è una ragione per cui, in poche ore, ho deciso di accettare questo impegno è perché fa parte del progetto politico di partenza. Per me, lasciare l’impronta si traduce nel mettere al centro la questione del lavoro in ogni sua declinazione. Credo che ci sia una spinta positiva, spero molto in quei pezzi di società siciliana che comprenderanno come la nostra sia la sola proposta di discontinuità. Tutti gli altri sono, in condizioni diverse, alleati di Lombardo. Il nostro è un programma di governo che si va arricchendo del contributo di ognuno via web. Prevede un modello di sviluppo eco sostenibile senza se e senza ma. Vogliamo un rilancio produttivo e dell’industria ma siamo ancora in un sistema basato sul petrolio e invece dobbiamo investire nelle energie rinnovabili. Siamo al centro del Mediterraneo, abbiamo risorse climatiche superiori a quelle della Germania e dobbiamo ben utilizzarle. In passato ci sono stati investimenti basati sull’eolico ma hanno alimentato la criminalità. La Regione non aveva predisposto neanche reti di trasmissione per i campi eolici e i soldi sono stati sperperati. Nei governi passati poi si sono mantenute macchine amministrative basate unicamente sul precariato che hanno alimentato enormi clientele. Noi ci mettiamo la nostra passione politica anche se mediaticamente, parlando di contenuti, non siamo trattati come gli altri. Nel frattempo accadono vicende inquietanti: un parlamentare del Pd recentemente ha dichiarato sul Corriere Economia, che ci sono pezzi di Udc siciliano che hanno ricevuto ordini di voto disgiunto in favore di uno dei candidati del centro destra, Musumeci.
Invece in Sicilia si presenta finalmente una sinistra unita e di alternativa
Il Pd siciliano ha provato una formula vecchia e stantia. All’inizio sembrava che emergesse una forte dissidenza interna ma alla fine, tranne una minoranza, hanno fatto quadrato attorno al proprio candidato. Io rilevo una asimmetria fra quanto determina Bersani, a livello nazionale con le primarie e quello che invece si fa concretamente in Sicilia. La scelta siciliana potrebbe risultare però deflagrante per il Paese.
Però è questione di contenuti?
Si, il fronte che si è costruito in Sicilia è contrario a quanto ha fatto e sta facendo Monti nazionalmente. Composto da coloro che non ritengono le scelte del governo non adeguate all’emergenza del Paese. In questo ha una sua riconoscibilità. Anche la logica con cui stiamo realizzando il programma è diversa, trova una propria corrispondenza col modello dei Piraten tedeschi, si chiama liquid feedback. Prevede una sorta di assemblea permanente in rete e una partecipazione continua che non si fermerà con le elezioni ma continuerà anche dopo.
Una domanda che potrebbe solo apparentemente sembrare fuori luogo, quanto conta il fatto che tu sei la sola donna candidata?
Fra i tanti demeriti delle ultime assemblee regionali trovo inquietante, al di là della mia scelta, il deficit di rappresentanza politica femminile nella Regione. Nell’ultima legislatura sono state elette 3 donne su 90, nella precedente solo una. Una arretratezza che è un indicatore del vecchiume presente nella politica siciliana. C’è tanto stantio, ci sono donne e giovani che vengono messi nelle liste come orpelli ma che poi non sono in condizione di competere. Anche da questo punto di vista bisognerebbe segnare una rottura e sarebbe necessaria una riappropriazione della politica da parte delle donne.
Il risultato delle elezioni amministrative che si sono svolte recentemente a Palermo possono essere prese positivamente come un segnale di riscossa?
Si tratta della risposta di una Sicilia che ha resistito malgrado il malgoverno regionale e l’emergenza sociale e risultati positivi si sono riscontrati anche in altri Comuni. Ma Palermo ha peculiarità che non sono esportabili nel resto della Sicilia, ci sono altre 8 province con storie, problematiche e meccanismi completamente differenti. Bisognerà veramente lavorare in questo mese per dimostrare che chi resiste ha una opportunità».
In conclusione, anche se il programma di governo è giustamente un laboratorio ancora attivo, potresti definire tre parole prioritarie per il tuo impegno?
Certamente: legalità ed è inutile spiegare le ragioni; sviluppo ecosostenibile, perché dobbiamo cominciare a pensare al presente e al futuro e politiche per i giovani. Se le nuove generazioni non trovano valide opportunità nella propria isola continueranno ad andarsene e se non tornano, con una prospettiva di futuro, la Sicilia muore.