antipolitica

di Paolo Natale
Le aspettative della vigilia elettorale di queste amministrative sono state in qualche modo ratificate dal comportamento degli elettori. Per farla breve, ci si aspettava un deciso ridimensionamento dei partiti dell’area di centrodestra e del centro, una sostanziale tenuta di quelli di centrosinistra e un netto incremento sia dell’astensionismo che del movimento grillino.

Ciò che è puntualmente avvenuto, in misura più o meno costante in tutti i comuni chiamati alle urne, con l’eccezione di qualche caso anomalo, come Verona, dove alcuni sindaci uscenti, indipendentemente dal proprio partito di riferimento, sono stati ampiamente gettonati dalla popolazione.
Ci sarà tempo, nei prossimi giorni (a dati reali consolidati), di analizzare più in profondità quali siano stati i principali flussi di voto nelle grandi città, ma già fin d’ora è possibile puntualizzare due elementi che meritano una risposta urgente. Il primo riguarda la composizione dell’elettorato del Movimento 5 stelle, il secondo la nuova configurazione degli orientamenti di voto a livello nazionale, all’indomani della consultazione di domenica e lunedì scorsi.
Per quanto riguarda il primo punto, è doveroso sottolineare come le facili equazioni che sono state adottate per il successo grillino non siano particolarmente fondate: visto che Lega e Pdl hanno perso parecchi consensi, molti hanno ipotizzato che il M5S si sia nutrito di quelle defezioni. Nella realtà le cose sono andate in maniera molto differente. Il profilo politico di quel movimento è infatti demarcato da due elementi di fondo: il primo ha come origine elettori che, nel passato, hanno a più riprese disertato le urne, delusi e particolarmente critici nei confronti di questa politica e di questo modo di far politica.
Si tratta di un numero significativo di cittadini che solo recentemente, e grazie alla “folgorazione” di Grillo, hanno deciso di entrare nell’agone elettorale per cercare di modificare in maniera decisa l’impegno politico, oltre le appartenenze e gli schieramenti. La seconda e importante quota del suo elettorato è composta viceversa da ex-votanti per i partiti di centrosinistra o di sinistra più radicale, che erano stati scelti a più riprese nelle precedenti consultazioni. L’odierna composizione del Movimento 5 stelle deriva quindi da circa il 35-40 per cento da ex-astensionisti, per un altro 35-40 per cento da ex-votanti di sinistra, e soltanto per un residuo 15-20 per cento da exelettori di centro o di centrodestra.
La collocazione prevalente dichiarata dai grillini, sull’asse sinistra-destra, è quindi nettamente sbilanciata dalla parte della sinistra. Per quanto riguarda gli effetti delle recenti consultazioni sull’orientamento di voto nazionale, occorre sottolineare che, come ci si poteva in qualche modo attendere, l’ottimo risultato del movimento grillino in numerose realtà (soprattutto del centronord) ha fatto crescere sensibilmente l’opzione M5S anche nelle dichiarazioni di voto.
Se il movimento era stimato, nelle settimane precedenti le elezioni amministrative, prossimo al 9-10 per cento dei voti validi, oggi il suo appeal si è avvicinato al 15 per cento, facendolo diventare di fatto il terzo partito italiano, poco distante dal risultato virtuale dello stesso partito di Berlusconi. Un risultato che, di nuovo, non intacca in maniera significativa i partiti di centrodestra, che rimangono, sia pur ridimensionati (soprattutto la Lega), sui valori precedenti, ma sembra andare ad erodere quelli di centrosinistra e soprattutto della sinistra più radicale. Ne soffrono dunque la Federazione della sinistra, il Sel di Vendola e l’Idv di Di Pietro, che trovano nel movimento grillino un concorrente con potenzialità molto più elevate. Ma anche lo stesso Pd sembra venirne intaccato, nonostante la prova non negativa fornita nelle ultime consultazioni.
Insomma, la proposta politica del M5S sembra andare ad intaccare, oltre all’astensionismo, l’area di sinistra e centrosinistra, diventandone un deciso competitor, capace di un radicamento diverso e di nuove proposte politiche, più appetibili per quella parte di elettorato deluso dal comportamento dei suoi precedenti partiti di riferimento.
da Europaquotidiano.it Venerdì 11 Maggio 2012

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