121120manifestazionedi Fabrizia Bagozzi
Quale forma effettiva prenderà il Quarto polo – di sinistra, antimontiano, non allineato, non grillista – che si sta delineando attorno all'appello “Cambiare si può” lo si capirà meglio soltanto nell'assemblea nazionale convocata a Roma per il primo dicembre. Intanto però, i promotori incassano il sostegno di Alba – alcuni dei cui ispiratori peraltro coincidono (vedi Marco Revelli e Paul Ginsborg) – che domenica nella Capitale ha deciso di sottoscrivere. Il primo dicembre ci saranno anche loro, a discutere attorno alla «lista di cittadinanza politica» che si vuole provare a mettere in campo. Insieme a Revelli, Ginsborg, Livio Pepino, Moni Ovadia, Luciano Gallino.

E al sindaco di Napoli Luigi de Magistris, che ha aderito all'appello (Alberto Lucarelli, suo assessore ai beni comuni è fra gli ideatori), ha già annunciato per il 12 dicembre le sue liste arancioni e, pare, andrà ad annusare l'aria che tira. A capire se e come “la cosa” potrà rientrare in quello «schieramento» di cui ha parlato di recente. E che, nella sua idea, «si iscrive nella geografia del centrosinistra ma fa la sua corsa in autonomia con le sue proposte» e solo dopo «dialoga con il candidato della coalizione Pd-Sel-Psi». Ci sarà anche uno dei motori del No-Monti day, Giorgio Cremaschi, e, oltre a Gianni Rinaldini, il segretario del Prc Paolo Ferrero. E mentre l'area del No Monti day (che ha a sua volta convocato un incontro a metà mese) appare al momento più cauta, il Prc spinge affinché tutti coloro che si sono opposti alle politiche del Professore si coagulino in una lista unica di sinistra alternativa, tornando a sollecitare in questo senso anche Sel e l'Italia dei Valori. Ed entrando così a pieno titolo nel Quarto polo.
Intanto, fra i promotori fervono i preparativi. L'orizzonte politico è chiaro: esistono exit strategy dalla crisi diverse da quelle proposte da Monti e dal suo governo che vanno esperite e messe a sistema. Così come rimane netta l'idea di un rinnovamento radicale nei modi e nelle forme della partecipazione alle elezioni: nessuna riproduzione di schemi del passato, niente riunioni di segreterie, candidature nuove e modi di formazione delle liste che non siano in alcun modo un déjà vu. Pollice verso alla costituzione dell'ennesimo micropartito. E se si correrà, si correrà da soli, ben fuori dall'orbita della Carta d'intenti (per non parlare di quella di Casini o di Montezemolo).
Su come aggregare e aggregarsi, l'ultima la dirà l'assemblea. L'idea di una coalizione sul modello della Sinistra Arcobaleno si discute ma piace poco. Convince di più la lista unitaria. Rimane però da vedere come farla, se e come tenere dentro – insieme ai movimenti, terreno di elezione – anche i partiti, Rifondazione inclusa. Sapendo che il voto di opinione e quello di sinistra (che si cerca di recuperare dall'astensione o dal grillismo) conta e non poco. Ma che i partiti hanno una loro base di consenso di cui una lista che ha l'ambizione di andare oltre la testimonianza non può non tenere conto. E comunque incombe sempre la variabile legge elettorale.

da Europa

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