di Franco Astengo, Gianfranco Rossi
Nell’immediata precedenza del voto per i ballottaggi in molti comuni, alcuni dei quali particolarmente significativi sul piano politico (Parma, Genova, Palermo) abbiamo tentato di analizzare a fondo il dato emerso dalla consultazione del 6-7 Maggio, analizzandola dal punto di vista del comportamento dei partiti.
Alcuni elementi dell’analisi non saranno particolarmente corretti al riguardo delle metodologia “classica” attraverso la quale si eseguono le comparazioni dei risultati elettorali (anche e soprattutto rispetto ad alcune valutazioni che pure saranno azzardate al riguardo dell’esito delle amministrative dello scorso anno): pur tuttavia le dinamiche in atto nel sistema politico italiano, in particolare sotto l’aspetto di quella che pure può essere definita come una vera e propria “frantumazione”, esaltata dai mezzi di comunicazione di massa che hanno aperto un vero e proprio confronto diretto tra sistema dei partiti e cosiddetta “antipolitica”, ci hanno stimolatocom a perseguire alcuni filoni di ricerca puntando a rintracciare quelle che possono essere indicate quali le dinamiche sistemiche di fondo.
Abbiamo così preso in esame i dati di 124 comuni ( i 122 compresi nelle regioni a Statuto Ordinario più Gorizia e Palermo): un totale di 5.273.844 elettrici ed elettori iscritti nelle liste.
Il primo dato da prendere in considerazione è quello del totale dei voti validi che ci indica, così, quale è stato il dato complessivo di “non partecipazione” al voto (astenuti, più schede bianche, più schede nulle).
Sotto questo aspetto i voti validi destinati ai candidati sindaci sono stati 3.054.821 (il 57,92%) mentre quelli destinati alle liste (il nostro vero obiettivo, all’interno di questo lavoro) 2.863.144 (54,28%).
Di conseguenza il tasso di astensione per quel che riguarda le liste può essere valutato nel 46,72%, assolutamente un record per analogo tipo di elezione nella storia della Repubblica.
Il secondo dato da esaminare con grande attenzione è quello riguardante l’estrema articolazione nella presentazione delle varie liste (quando sarà il momento, nei prossimi giorni, di verificare l’esito dei ballottaggi saremo in grado di fornire anche dati riguardanti l’articolazione nella presentazione dei candidati Sindaci, che in questa sede non abbiamo esaminato).
Una articolazione nella presentazione delle liste che si può misurare in due direzioni: la prima quella relativa alla presenza di liste di partito e di movimento con pretesa di dimensione “nazionale” (liste quindi che potrebbero essere presenti anche nella competizione politica che dovrebbe svolgersi nel 2013); la seconda riguardante la presenza di liste civiche, sia fiancheggiatrici (o mascheranti) gli schieramenti tradizionali, oppure non identificabili sotto questo aspetto (o meglio non direttamente collegate).
Siamo riusciti ad identificare, comunque, quattro gruppi di liste civiche collegate al centro-sinistra, al centro-destra, alla Lega Nord e al terzo polo; mentre altre (molto numerose e consistenti sul piano del voto) debbono essere considerate a parte, come non identificate o eterogenee.
Verifichiamo, però, in precedenza un dato riguardante i partiti e movimenti che hanno dimostrato capacità di presenza sul piano nazionale (o perlomeno interregionale), in almeno un terzo dei Comuni esaminati.
Su 124 comuni, il PD ha presentato il proprio simbolo in 122; SeL in 100; IDV 114; Federazione della Sinistra 79; PdL 119; Lega Nord 61, Movimento Cinque Stelle 66, UDC 117 ( in 51 comuni come Terzo Polo; 31 con il centro-destra; 35 con il centro-sinistra); FLI 46 (11 come Terzo Polo; 8 centro-destra, 8 centro-sinistra, 19 da isolato, con propria candidatura, oppure in formazioni eterogenee); API 33 (6 come Terzo Polo; 13 centro-sinistra; 9 centro-destra, 5 isolato o in formazioni eterogenee); La Destra 29; Partito Socialista 39; Diverse formazioni legate nel simbolo alla dicitura “Sud” 30.
A queste liste sono da aggiungere altre presenti in minore dimensione: le liste collocate a sinistra della Federazione della Sinistra (PCL, Alternativa Comunista, ecc), Verdi, Lega d’Azione Meridionale, Liste unitarie UDC-FLI-API, Alleanza di Centro, Città Nuove (lista promossa dalla Presidente della Regione Lazio, Polverini, che in centro Italia ha ottenuto anche qualche interessante risultato).
Il dato più interessante, sotto questo aspetto, riguarda il complesso dei voti che sono stati ottenuti da queste liste che possono essere considerate (pur con qualche riserva “liste di partito”): si tratta di 1.765.533 voti pari al 61,66% rapportato ai voti validi per le liste e al 33,47% in rapporti al totale delle elettrici e degli elettori iscritti nelle liste.
In sostanza, l’insieme delle liste definibili come di partito finiscono per rappresentare circa un terzo degli elettori effettivi.
Le liste civiche, sia quelle “collocate”, sia quelle “al di fuori dagli schieramenti”, hanno raccolto, invece, 1,097.611 voti, pari al 38,33% dell’insieme dei voti validi, il 20,82% rispetto al totale delle iscritte e degli iscritti.
A questo proposito va prestata attenzione ad un dato sicuramente significativo: già nelle elezioni amministrative 2011 (quelle contrassegnate dai risultati di Milano e Napoli, tanto per intenderci) avevamo avuto occasione di segnalare una specifica articolazione nella presentazione elettorale, con l’emergere – appunto – di un grandissimo numero di liste civiche: ebbene in quella occasione le liste di partito ottennero il 72,03% dei voti: sotto questo aspetto l’arretramento è dunque del 10,37%, ed è questo il dato che segnala l’avvio di una fase di vera e propria difficoltà del sistema dei partiti, a fianco del già citato dato del “non voto” al 46,72%.
Sono questi i numeri che, prioritariamente, affidiamo alla valutazione delle forze politiche che finora ci pare vi abbiano dedicato ben poco spazio.
Quanto alle performance delle varie liste, è evidente come per tutti debba essere segnalato un arretramento in termini di voti e di percentuali, salvo che per il movimento 5 stelle che alle amministrative 2011 era stato calcolato al 2,29% ed è salito al 6,06%.
Ecco i dati relativi alle altre liste (ovviamente da assumere con cautela, quali elementi indicatori di un trend ma, comunque, scrupolosamente registrati comune, per comune): PD 16,97%, liste civiche di centro-sinistra 8,77%, SeL 3,31%, IdV 4,35%, FdS 2,16%, PDL 12,60%, Civiche di centro-destra 7,36%, Lega Nord 2,85%, Civiche Lega Nord 2,51% (il “fenomeno” Tosi), liste a sinistra della FdS 0,17%, Verdi 0,22%, Partito Socialista 0,83%, Lega Azione Meridionale 0,45%, Movimento 5 Stelle 6,06%, La Destra 0,63%, UDC 5,33%, FLI 1,61%, API 1,09%, UDC-FLI-API 0,23%, Civiche di Centro 3,71,Liste varie Sud 1,82%, AdC 0,31%, Città Nuove 0,59%, Altre liste civiche non identificate ed eterogenee 15,96%.
Una ulteriore annotazione riguardante la debolezza intrinseca del sistema ci viene fornita dai dati relativi ai due maggiori partiti: comprendendo le liste civiche d’appoggio PD e PDL sommano il 45,70% dei voti validi. Un poco, insomma, per guidare un presunto bipolarismo.
Nei prossimi giorni completeremo i dati mancanti anche attraverso alcune elaborazioni tabellari e riferiremo dell’esito dei ballottaggi, esaminando principalmente il dato dell’astensionismo tra il primo ed il secondo turno.