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di Elena Arrisico
Il nuovo decreto legge n.59, che riforma la Protezione Civile, stabilisce che lo Stato non pagherà i danni provocati da catastrofi naturali a case, aziende o qualsiasi altra struttura danneggiata. I cittadini dovranno fare da soli e premunirsi per tempo di una relativa polizza di assicurazione, specialmente se vivono in zone a rischio.


Le calamità naturali – terremoti, alluvioni, tsunami e chi più ne ha, più ne metta – saranno, dunque, a carico del cittadino, che dovrà far ricostruire l’edificio crollato o danneggiato a sue spese, come spiega chiaramente il decreto legge: “Al fine di consentire l’avvio di un regime assicurativo per la copertura dei rischi derivanti da calamità naturali sui fabbricati a qualunque uso destinati, possono essere estese tutte le polizze assicurative contro qualsiasi tipo di fabbricato appartenente a privati“. Decisione presa per “garantire adeguati, tempestivi ed uniformi livelli di soddisfacimento delle esigenze di riparazione e ricostruzione. Cosa che lo Stato non può più permettersi per cronica carenza di fondi“.
Decisione, come minimo, curiosa dato il recente emendamento bipartisan approvato dalla commissione Affari Costituzionali del Senato, che prevede il fondo per gli eventi imprevisti e, dunque, anche per le calamità naturali. La norma stabilisce che il fondo della Protezione Civile per far fronte alle calamità naturali sia finanziato tramite l’aumento delle accise regionali sulla benzina. I cittadini, dunque, già pagano, ma adesso saranno chiamati a pagare doppiamente per far fronte ad eventi naturali, a carattere catastrofico; eventi naturali, fra l’altro, che bisognerebbe prevenire e non affrontare solo dopo l’avvenuta tragedia. Occorre puntare, ad esempio, sulla ristrutturazione antisismica delle strutture nelle zone ad alto rischio sismico, liberare i fiumi dell’aggressione cementizia, non favorire l’abusivismo e le speculazioni territoriali, rispettando le regole di un territorio fragile come quello dell’Italia e non spendendo denaro pubblico in opere alquanto discutibili ed inutili o togliendo addirittura l’aiuto economico alla popolazione in caso di calamità naturale.
Nessun politico si sta impegnando per prevenire queste emergenze, tramite piccole opere di manutenzione del territorio. Investire in sicurezza consente di risparmiare da 5 a 7 volte rispetto a quanto si spenderà in emergenza – come ha più volte spiegato il geologo Mario Tozzi – preparando anche i cittadini ad affrontare situazioni di emergenza, tramite esercitazioni e la diffusione di una cultura alla prevenzione che manca totalmente qui in Italia. Con questo nuovo decreto legge che riforma la Protezione Civile, adesso verrà anche da domandarsi quale nuovo significato acquisirà la parola “Stato”, se ai cittadini non verrà più garantito neanche un minimo aiuto in caso di catastrofi, dopo averli tassati e non aver utilizzato neanche uno dei loro centesimi per la prevenzione.
da attualissimo.it, Lunedì 21 Maggio 2012

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