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di Stefano Galieni
La direzione nazionale del Prc che si è riunita ieri 22 marzo ha avuto una discussione che incrociava alcuni punti nodali: l’analisi dei risultati delle elezioni amministrative, definite da Gianluigi Pegolo, per quanto riguarda i risultati della FdS di sostanziale tenuta, il quadro politico nazionale ed europeo, gli obiettivi da percorrere.

A detta di Paolo Ferrero che ha sviluppato una lunga introduzione ed una più sintetica conclusione che ruotava soprattutto attorno al documento politico approvato poi dalla direzione con 3 voti contrari, occorre rapidamente operare per un salto di qualità .

Il tempo che ci separa dalle elezioni politiche del 2013 va impiegato, secondo il segretario, non tanto nel delineare alleanze e schemi per garantire una propria sopravvivenza ma a mantenere una mobilitazione politica e sociale che veda al centro l’opposizione frontale al governo Monti e alle sue politiche. Una “guerra di movimento” e non una “guerra di posizione” ha ripetuto più volte, soprattutto alla luce del fatto che quello che sta avvenendo è un vero e proprio terremoto politico che sta ridisegnando schieramenti e rapporti di forza. «Una ulteriore riduzione della partecipazione al voto. –afferma il documento - La proliferazione di liste civiche che hanno raccolto oltre il 35% del totale dei voti espressi. La forte avanzata delle Liste 5 stelle, in particolare nel centro nord. Il pesante arretramento della Lega Nord e del PdL (hanno perso 2/3 dei voti in relazioni alle ultime regionali). Il significativo arretramento del PD (ha perso 1/3 dei voti in relazione alle ultime regionali). La disarticolazione del centro. Il pesante arretramento delle forze che sostengono il governo Monti». Di fatto va affermato con forza il fatto che l’attuale parlamento non corrisponde più alla reale rappresentanza politica. Tanto nelle relazioni quanto in molti interventi nel dibattito si è però preso atto di come, a differenza di quanto va accadendo in diversi contesti europei, “il disagio sociale determinato dalla crisi e dalle politiche del governo, assume le caratteristiche di una complessiva critica del sistema dei partiti e del sistema politico. Questo elemento è sovra determinante le stesse differenze tra le forze politiche in particolare nel cento Nord, in un contesto in cui il più forte fattore di produzione di antipolitica e di forme populiste è proprio il governo Monti”. I partiti spesso non sono percepiti come uno strumento per cambiare la situazione ma come il principale ostacolo al cambiamento. Solo in seconda battuta e in maniera ancora insufficiente, le forze della sinistra sono percepite come capaci di essere propositive ed utili. A sovradeterminare una condizione di disagio esteso è certamente la crisi di sistema che è ben lontana dall’aver toccato il suo picco. Una crisi che,secondo il segretario, ha portato ad un peggioramento della qualità della vita superiore alla perdita di reddito che si è effettivamente realizzata. Se in contesti come quello greco, spagnolo o francese, sono le forze di sinistra ad essere considerate quelle più in grado di rappresentare tale disagio, in Italia, per innumerevoli ragioni, la sinistra d’alternativa tiene ma non estende il proprio consenso e questo si traduce nella necessità di un forte salto di qualità. “Bisogna passare – si è detto – dalla critica della politica, alla critica dell’economia politica”, connettendo i due terreni. In molti interventi è emersa la comprensione di essere giunti ad un punto di non ritorno: o la critica politica diventa efficace per affrontare il sistema economico o il rischio è che questa approdi alla demolizione della democrazia in nome di una gestione “tecnica” degli interessi delle classi dominanti. Unica soluzione è invece una evoluzione verso una forma di democrazia partecipata capace di produrre riappropriazione dei processi decisionali. In tal senso si è sviluppata anche una disamina dei limiti inerenti la nostra stessa soggettività: timidezza, intuizioni che hanno difficoltà a tradursi in pratica politica, identità adeguata alla fase, atteggiamento troppo difensivo e per questo poco efficace. Citando ancora il testo approvato “Basti pensare al tema della corruzione su cui non abbiamo insistito abbastanza, delle retribuzioni degli eletti e dello stesso tema del finanziamento pubblico dell’attività politica, che abbiamo accettato si restringesse al finanziamento pubblico dei partiti. Basti pensare alla Federazione della Sinistra che abbiamo proposto e praticato con l’intento di intrecciare pratiche sociali, culturali e politiche ma la cui realizzazione concreta non è che una copia sbiadita dell’obiettivo che ci siamo posti. Non è in primo luogo un problema di linea politica ma di forme concrete di un processo di effettiva riaggregazione della sinistra”. È stato posta a tema la necessità di dare vita ad una costituente della sinistra di alternativa come reale spazio pubblico da realizzare a partire dalla FdS ma capace di coinvolgere a chi intende costruire una sinistra antiliberista nel nostro paese, mediante un processo realmente inclusivo e partecipante.
Uscire insomma dalle secche del politicismo per definire la proposta di una “terza repubblica” fondata sulla  democrazia partecipata. Per questo diviene necessario demistificare le spiegazioni che della crisi vengono fornite e delle inutili ricette che si propongono, definendo una politica economica radicalmente alternativa. Va insomma elaborato un programma per uscire a sinistra dalla crisi ma si debbono mettere in condizione le compagne e i compagni di spiegare letteralmente la praticabilità di tali proposte. Ne consegue una urgente riorganizzazione del partito per renderlo più efficace nella costruzione del conflitto e di pratiche mutualistiche e del partito sociale. Opporre insomma alla logica della delega al leader, all’intercambiabile uomo della provvidenza, l’autorganizzazione  dei soggetti sociali su tutti i terreni. La linea politica corretta finora seguita di opposizione al governo Monti, la presenza assidua nelle lotte, la costruzione del partito sociale – che è stata premiata laddove ha più inciso, sono elementi utili ma non sufficienti. La mera prosecuzione dell’azione politica sin qui condotta non è in grado di raccogliere il disagio sociale su un progetto di alternativa. Numerosi sono stati gli interventi dei compagni e delle compagne che, partendo da quanto avvenuto nei propri territori, soprattutto se interessati dalle competizioni elettorali, hanno provato a valutare luci ed ombre del lavoro sin qui svolto. In gran maggioranza c’è stata uniformità di vedute rispetto al fatto che il partito è uscito sostanzialmente integro dalla valanga elettorale –con picchi positivi e negativi su cui è necessario fare valutazioni più approfondite – e all’unanimità c’è stata una ottima valutazione della manifestazione nazionale che si è svolta il 12 maggio a Roma. Nei limiti, soprattutto di carattere economico, con cui si è realizzata, e grazie al lavoro e all’impegno di tanti compagni e compagne, la presenza in piazza si è rivelata vincente. Si è infatti trattata della prima manifestazione politica della sinistra contro il governo Monti e di un importante appuntamento che ha coinvolto soggetti fondamentali del partito della Sinistra Europea.
Sul piano degli obiettivi a breve e medio termine, la direzione ha convenuto di indirizzare le energie del partito su alcuni punti ben precisi che riportiamo come espressi dal documento finale:
1)       Prosecuzione e intensificazione della mobilitazione per impedire la riforma del lavoro, la manomissione dell’articolo 18 e proponendo il reddito sociale. Occorre determinare la visibilità a livello di massa della nostra ferma opposizione, annunciando il referendum su queste norme.
2)      Costruzione di una campagna per abolire l’IMU e sostituirla con la Patrimoniale.
3)      Costruzione di una campagna contro il Fiscal Compact con l’obiettivo di impedirne l’approvazione a parte del Parlamento.
4)      Lancio nel mese di luglio di una campagna sulle emergenze sociali e democratiche con la raccolta di firme su leggi di iniziativa popolare su cui raccogliere le firme durante l’estate.
5)      Costruzione di una bozza di programma da far discutere nel corso dell’estate e su cui costruire un confronto largo con le forze della sinistra di alternativa e a livello di massa.

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