terrafutura

di Riccardo Chiari
Firenze - Dopo nove anni Terra Futura continua a smuovere quasi 100mila persone, dato ormai consolidato per la tre giorni fiorentina di Banca Etica sulle "buone pratiche" ambientali, economiche e sociali. Sono donne e uomini attratti non soltanto dalle mille pratiche dimostrazioni di come si possa produrre diverso e "pulito", solo per fare un esempio nelle linee di casalinghi (spazzoloni, scope, secchi, vasi, fioriere, cestini) della Revet, fatti con le plastiche eterogenee dell'ancora insufficiente raccolta differenziata toscana.

Anche l'oggettiva notorietà dei tanti relatori (fra i politici Rossi, Vendola, Ferrero e Bonelli, fra i magistrati i procuratori Pignatone, Grasso e Quattrocchi, e ancora Guido Viale, Marco Revelli, Susan George, Vandana Shiva) spiega solo in parte la folla che affluisce alla Fortezza da Basso. Viene da pensare allora che a convincere sia il "messaggio" che Terra Futura propone a una società sempre più spaventata dalla crisi. Un messaggio sintetizzabile così: se le istituzioni europee ed internazionali chiedono al popolo di pagare la crisi, qui ribaltiamo la prospettiva: chiediamo di lottare contro la speculazione, di tassare le transazioni finanziarie, di fermare i finanziamenti al commercio di armi, e di ricostruire il tessuto produttivo con una effettiva riconversione ecologica e sociale dell'economia. Non è per caso che il tema principale di questa edizione di Terra Futura sia il lavoro nel suo rapporto con la crisi: «Se sembrano inevitabili le ripercussioni della crisi sul lavoro - osserva Ugo Biggeri - allora occorre affrontare il problema da un'ottica diversa. Esistono infatti nuove forme e nuovi modi per dare a tutti la possibilità di lavorare. E per conciliare lavoro, equità e sostenibilità, occorre farsi "domande di senso", perché è un'assurdità pensare che ci possa essere lavoro solo a patto che aumentino i consumi o il sistema finanziario internazionale prosegua la speculazione. In realtà dobbiamo ripensare le politiche fiscali, ad esempio con prelievi sulla finanza internazionale, e prestando maggiore attenzione all'equità fiscale quando andiamo ad applicare misure di austerità ai paesi europei. Insomma è di gran lunga preferibile una patrimoniale, piuttosto che tanti aumenti dell'Iva». Dal presidente di Banca Etica arriva anche un'altra constatazione tanto semplice quanto "fuori registro": «Non c'è dubbio che occorre puntare su una crescita compatibile con l'ambiente e i diritti dei lavoratori. Ma serve un'iniziativa politica europea. Perché il paradosso è che negli Usa la crisi finanziaria ha prodotto un inizio di cambiamento delle regole. Mentre l'Europa la crisi l'ha solo subita». Soprattutto a causa delle sue politiche. O meglio, delle sue non-politiche. Di fronte alle quali Terra Futura rilancia la sua utopia concreta: «Noi non vogliamo valorizzare solo un insieme di "buone pratiche" ma un vero e proprio modello economico - spiega Andrea Baranes che guida la Fondazione culturale Responsabilità etica - perché è un modello che, nella crisi, anche al di là del suo valore di tutela sociale e ambientale dimostra di saper fare buona economia. E far nascere posti di lavoro».
da Il Manifesto

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