padania

Intervista a Manuel Agnelli
Padania, nuovo disco degli Afterhours, uscito il 17 aprile, rappresenta letteralmente una metamorfosi per una delle band più apprezzate del panorama rock italiano.
Un disco non ottimista ma incazzato, che non ci regala conforto ma ci fa sbattere i denti. Un ritorno molto atteso, poichè gli Afterhours, sono una band che fanno un disco quando c'è qualcosa da dire, rispecchiando in quest'ultimo, la situazione che stiamo vivendo, mettendosi sempre in gioco e costruendo nuovi percorsi alternativi.


Una delle cose che più ha fatto parlare, è stata l'autoproduzione e l'autogestione di Padania. Dopo questa lunga gestazione, c'è qualcosa al termine di questo lavoro che avreste fatto in maniera diversa?

Questa volta no. Di solito è sempre cosi', soprattutto se devi rispettare dei tempi di produzione. Solitamente si ha dietro un team di persone, dalla casa discografica al managment, alla quale và consegnato il materiale. Quando devi chiudere un disco, il tempo è quello li'. Fare tutto da soli, significa essere elastici, senza sconvolgere nessuno, prendendosi tutto il tempo che serve per la gestazione di un nuovo lavoro.
Infatti, Padania a differenza dei precedenti lavori, ci rende davvero entusiasti.
Una vostra affermazione è, usare le opportunità, perchè è il nostro modo di autoprodurci. Che cosa significa per voi?

Siamo convinti che il senso di un musicista adulto, è girare, appoggiare le iniziative, avere un senso e un ruolo sociale. Tutto questo oltre che una possibilità, è un dovere.
Noi, negli ultimi tempi, ci siamo relazionati con alcune realtà italiane, che tentano di muoversi in maniera alternativa, da Macao di Milano al Teatro Coppola di Catania, fino al Teatro Valle di Roma. In tutto questo, credo che ci sia un' ottima energia e semplicemente ne vogliamo far parte, perchè pensiamo sia un'esperienza di crescita e maturità.
Lo stato della Nazione è quello di portare l'uomo ad un destino di un dormiente, eppure sembra che qualcosa si muova.
Qual'è il miglior modo di agire?

Molta gente sta agendo localmente, producendo delle cose proprie. Da quest'anno, le persone non vomitano più odio su una tastiera di un computer, ma escono fisicamente, rendendosi pericolosi con la loro presenza, producendo delle cose concrete. Al Teatro Coppola di Catania, non c'è stata solo un'occupazione ma, una ristrutturazione ed una riorganizzazione di qualcosa che ha un ruolo sociale e pubblico. E' un approccio più positivo, senza utopia e antagonismo, partendo da gesti
semplici ma concreti e allo stesso tempo forti. Non sono solo discorsi, è un agire.
Io mi accorgo che nei testi dell'album c'è un fare parte della storia, anche quella più crudele. Cosa rappresenta per voi Padania?

L'esigenza è quella di fare cose che non riuscivamo a fare, prendendo una posizione meno egoista, fare parte della gente e parlare di loro.
E' una delle cose piu difficili da fare, ma siamo riusciti a farlo, sempre con il nostro punto di vista, ma con sensazioni anche di persone che ci circondano e che fanno parte delle nostre vite.
Questo è un pò coerente con quello che vogliamo fare con la band attualmente, ovvero trasformarci dopo 25 anni, in un progetto più vasto, staccandoci dai classici schemi e dialogando con le varie realtà.
Padania, è un disco vario che parla di molte situazioni comuni e vicine a voi.
Se ripensi a quest' album, c'è un pezzo che ami veramente?

Innanzitutto Padania, poichè è il pezzo che ha iniziato l'album, chiarendomi le idee su come voler realizzare tutto il resto del lavoro. Metamorfosi, perchè ha rappresentato una nuova rilettura a livello sonoro, ma soprattutto Costruire per Distruggere, pezzo chiave del disco, perchè ha in un testo e nello svolgimento, tutte le chiavi di lettura che servono.
Gli Afterhours sarano nostri ospiti allo Sherwood Festival 2012 venerdì 6 luglio.
da globalproject.info

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