di Simone Oggionni e Anna Belligero*
La riflessione che ci propongono Lorenzo Zamponi e Claudio Riccio (1) è convincente e soprattutto ha il merito di guardare in avanti. Muove da un punto di partenza oggettivo: ad un anno di distanza dalle elezioni amministrative e, soprattutto, dalla grande vittoria referendaria, dobbiamo registrare un drammatico passo indietro.
Allora la sinistra sociale e quella politica erano state in grado di assestare due colpi fortissimi al governo Berlusconi.
Oggi la stessa sinistra sociale e quella politica (sia pure con diversi gradi di responsabilità, dato il dinamismo e la combattività su questo terreno del partito e della Federazione della Sinistra) sono inerti e senza voce di fronte al governo Monti e alle sue politiche di destra. Oltre a ciò, sembriamo incapaci di rappresentare un’alternativa credibile all’astensionismo e al movimento di Grillo, la cui presa egemonica è impressionante, in primo luogo nella capacità di rideterminare la scala di priorità con cui si confronta il Paese, spostando l’attenzione dalla macroscopica questione economica di un sistema capitalistico squilibrato, ingiusto e che non funziona, alla questione morale di un sistema politico-partitico-istituzionale che si autoalimenta e riproduce senza soluzione di continuità i propri vizi.
Questo è un dato cruciale, a cui ne vanno aggiunti altri due.
Il primo è che – come ha detto Mario Tronti all’iniziativa promossa dalla Fiom settimana scorsa – esiste una classe lavoratrice privata della parola, sola, costretta al silenzio e al ricatto. In questa misura, esiste una classe lavoratrice difesa e organizzata sindacalmente (questo spiega l’attacco senza precedenti ai sindacati conflittuali dentro le fabbriche) ma abbandonata sul piano politico, priva sostanzialmente di rappresentanza politica.
Il secondo elemento è che dentro le maglie di questa classe ma anche fuori da essa esiste una generazione – la nostra – totalmente privata di diritti, salario e cittadinanza. È la generazione rappresentata dalle cifre che ormai conosciamo a memoria: quattro milioni di precari, due milioni senza lavoro né formazione, quasi il 40% di giovani disoccupati. Quella dell’affitto e del mutuo impossibili, della famiglia di provenienza sul lastrico ma unico ammortizzatore sociale rimasto, e della famiglia da formare come un sogno impossibile, perché abitare, spostarsi, addirittura mangiare, ha dei costi insostenibili.
Questa realtà oggi chiede il conto. Perché la sinistra in Italia ha perso la capacità di raccontare un messaggio di trasformazione e cambiamento e, quel che è peggio, ha perso negli anni due alleati determinanti: il lavoro dipendente (nella sostanza dipendente) e le nuove generazioni.
Allora il tema è trasformare questo dramma in opportunità, rompendo l’immobilità e costruendo una prospettiva. In questo senso il titolo del contributo di Zamponi e Riccio (Sinistra: cronaca di un suicidio imminente) è intelligentemente provocatorio, perché ci invita a non attestarci alla cronaca di un disastro inevitabile ma a mettere in campo tutto ciò che è possibile per modificare l’esito, agendo da soggetto attivo.
Determinante, allora, è comprendere il terreno su cui crescono il grillismo e l’astensione, per evitare di entrare in cortocircuito. Il terreno, la sfiducia nei partiti, poggia sulla inadeguatezza, sulla scarsa coerenza e sui ritardi (tattici e di cultura politica) di una parte rilevante dei gruppi dirigenti delle attuali formazioni politiche. Se Grillo è al 20%, l’astensione quasi al 40% e noi siamo al palo forse è anche colpa nostra e, in particolare, di chi non ha voluto o saputo ascoltare i segnali d’allarme lanciati ripetutamente dal Paese reale.
Serve un salto di qualità vero, che si potrebbe costruire intorno a tre punti: innanzitutto un programma alternativo di governo netto e radicale, a partire dalle piattaforme proposte in Italia dalla Fiom e in Grecia dalla coalizione di sinistra di Syriza (che ottiene un risultato storico e non diviene il primo partito per una campagna politica e mediatica internazionale di terrore orchestrata in maniera efficace dall’insieme dei poteri forti che hanno generato la crisi). Un programma radicale che torni a dare risposte concrete a problemi concreti: la scala mobile, un piano pubblico per l’occupazione, un salario minimo garantito e forme di reddito garantito anche per i disoccupati e gli studenti, una tassa patrimoniale seria.
In secondo luogo il superamento responsabile delle divisioni e delle fratture che in questi anni ci hanno costretto in una condizione di minorità e di inconsistenza, dando vita nel più breve tempo possibile ad un’alleanza permanente tra tutte le reti, le organizzazioni politiche, sociali e associative che sono all’opposizione del governo Monti, e che condividono un programma anti-liberista (a sinistra del Pd, quindi), come accade nella gran parte dei Paesi europei.
In terzo luogo, infine, il rinnovamento. Lo ripetiamo: parte della nostra debolezza è imputabile ad un teatrino stucchevole in cui ciò che sembra contare di più è da un lato la sopravvivenza utile solo a sé di soggetti politici logorati e pieni di contraddizioni e dall’altro lato la visibilità di leaders che spesso occupano la scena da venti, trenta o quarant’anni. Come scrivono Zamponi e Riccio: assistiamo ad un dibattito che parla solo di primarie, liste civiche, fotografia di Vasto, sconnesso dalla realtà economica e sociale di un Paese piegato dalla crisi e dalle politiche del governo Monti. Un dibattito a cui purtroppo Partito democratico e Sinistra Ecologia Libertà contribuiscono non poco.
Delegare ad altri non è più né possibile né sensato. Ci vuole un po’ di coraggio. Rispondendo a Lorenzo e Claudio ci rivolgiamo a tutti coloro i quali con noi lottano ogni giorno in ogni città, e con l’immensa fatica delle nostre tante solitudini, per lo stesso obiettivo. Alle reti di precari del comitato “Il nostro tempo è adesso”, al movimento studentesco e sindacale, alle organizzazioni giovanili politiche della sinistra: prendiamo la parola, moltiplichiamo i momenti di confronto e di azione. Procedendo senza incoscienza ma anche con la fretta che serve in questa fase di crisi costituente, a partire da noi.
Dopo l’appuntamento del 12 maggio, entusiasmante ma purtroppo non raccolto a sufficienza dalle forze esterne alla Federazione della Sinistra, troviamoci in piazza, subito dopo l’estate, in una grande manifestazione di massa finalmente unitaria contro le politiche di un governo che ci sta rovinando il presente e togliendo il futuro. Questo Paese ha bisogno del nostro impegno.
(1) Lorenzo Zamponi e Claudio Riccio sono stati in questi anni tra gli animatori del movimento universitario dell’Onda e tante altre cose, impegnati a diverso titolo in Link – Rete della Conoscenza.
*portavoce nazionali Giovani Comuniste/i