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Intervista a Fabrizio Tomaselli di Francesco Piccioni
Uno sciopero generale a fine giugno, lo stesso giorno che si riuniscono i ministri economici d'Europa. Proclamato dal sindcalismo di base, riceve attenzione in un'area più vasta. Mentre la Cgil rinuncia al suo e soffre. Ne parla Fabrizio Tomaselli, storica avanguardia degli assistenti di volo Alitalia, coordinatore nazionale Usb.
Quali le motivazioni?
Direttamente e complessivamente contro i provevdimenti del governo. Non solo in difesa dell'art. 18 o sulla controriforma del lavoro.Siamo al culmine di un'offensiva: prima le pensioni, poi l'aumento delle tasse, l'inflazione che vola... Il ddl sul lavoro rappresenta la chiusura di un cerchio che restringe i diritti, riduce la contrattazione e dunque diminuisce i salari.
E gli ammortizzatori sociali?
La «controriforma», dicevo, non è solo l'art. 18, ma anche la riduzione degli ammortizzaotir sociali. Una mossa che peggiora le condizioni vita in piena crisi. Si passa da situazioni che prevedevano 5 o 6 anni di ammortizzatori a uno e mezzo se hai «la fortuna» di avere più di 55 anni; altrimenti solo 12 mesi. In pratica, un aumento della disoccupazione, che sarà estesa al pubblico impiego con i licenziamenti di massa, in un provvedimento diverso ma rapido.
Siete stati tra i primi a organizzare i precari...
La riduzione della precarietà era stata venduta come elemento «progressivo»; invece anche lì abbiamo visto che la situazione peggiora; specie con le norme sui contratti a tempo determinato. Si toglie persino la necessità di spiegare le ragioni per cui si scegli quel contratto...
Uno sciopero del solo sindacalismo di base... Perché pensate che possa essere utile?
Rovesciamo il discorso: come mai che ci siamo solo noi e il sindacalismo conflittuale (la Fiom, ndr) ad opporci a quello che sta accadendo? In assenza completa di un'opposizione politica nel parlamento, che sta per approvare il decreto - al massimo con piccole modifiche ininfluenti - Cgil, Cisl e Uil hanno tagliato anche l'opposizione sociale. Con Pd e Cgil pronti a scanbiare il via libera al ddl con un'attenuazione del problema «esodati». Una cosa oscena: questi lavoratori avevano sottoscritto accordi con le controparti e con lo Stato. C'è un problema di democrazia sospesa. Ma anche di contrattazione; perché se gli accordi non valgono più quando non tornano comodi, a che serve contrattare?
Ma può incidere?
Sì, ma sapendo in quale senso. Probabilmente neanche uno sciopero di tutte le organizzazioni sindacali riuscirebbe a fermare l'azione di questo governo. Ma se mancasse anche una risposta da parte dei lavoratori, allora verrebbe meno anche la speranza di costruire una risposta più complessiva nel prossimo futuro. Quindi è importante, ma ovviamente non finisce qui. La mobilitazione dovrà andare avanti.
Parteciperanno i soliti o ci sono state convergenze?
Tra i lavoratori c'è rabbia, anche se non necessariamente questa si trasforma in dissenso organizzato, com'è uno sciopero. Ma è anche vero che ci sono segnali importanti di partecipazione alla mobilitazione che vanno oltre il sindacalismo di base. È importante per la possibilità di costruire un'opposizione più vasta delle nostre sole forze; d'altra parte denota un dissenso sempre più forte dentro quei settori della Cgil - ma in parte anche della stessa Fiom - che non si vedono rappresentati efficacemente. Ci sono pronunciamenti da parte di intere Rsu di fabbrica e strutture territoriali. Sono segnali che registriamo da mesi anche sul piano delle adesioni a Usb.
Dopo l'estate, come si andrà avanti?
Credo che, come succede da qualche anno, non ci sarà una vera «tregua» estiva. C'è tutta la partita del pubblico impiego, licenziamenti compresi. E poi la crisi che si sta aggravando... Ci ritroveremo già nei prossimi giorni a fronteggiare una situazione complicata. Lo sciopero del 22 serve anche a costruire un'opposizione svincolata dal contingente e soprattutto dai condizionamenti della politica; ovvero del Pd. Quello che sta accandendo a livello politico - un vero disfacimento generale - ben presto potrebbe verificarsi anche a livello sindacale.
La rappresentanza...
Esatto. Prima il problema dell'agibilità esisteva solo per noi «di base». Oggi è di tutti i sindacati confittuali, compresa la Fiom. Credo che nei prossimi mesi si trasformerà ancora; la gente sarà costretta a bypassare questi livelli di rappresentanza. Se in periodi di vacche grasse ha senso dare consenso a Cgil, Cisl e Uil per i piccoli problemi di «clientela» nel rapporto di lavoro, in piena crisi questo meccanismo non funziona più.
Da Il Manifesto, Giovedì 21 Giugno 2012

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