3nichi-vendola

di Alessandro Gilioli
«Io auspico che ci siano elezioni anticipate, perché il governo Monti sta producendo dei danni», ha detto giusto ieri Nichi Vendola.
Niente di sconvolgente: si sa da tempo che il leader di Sel è all’opposizione, anche se non sta Parlamento. Però è interessante vedere come l’ultimo sasso anti Monti sia partito proprio mentre Bersani e Casini – che del governo Monti sono invece sostenitori, e il secondo ne è fan entusiasta – si stanno accordando per una coalizione che va dall’Udc a Sel.
Ovviamente, se si parlasse di programmi politici e non di addizioni aritmetiche per conquistare il Palazzo, si vedrebbe che non c’è un solo tema – né in materia di scelte economiche né per quanto concerne i diritti civili – su cui Udc e Sel non siano agli antipodi. Ma tutti o quasi fanno finta di niente e dopo Enrico Letta, oggi anche Franceschini brinda alla geniale idea.
Insomma siamo ancora fermi alla convinzione, tutta dalemiana, che le elezioni non si vincano proponendo idee forti ma facendo la somma di forze politiche che non c’entrano niente l’una con l’altra, poi si vedrà. Convinzione che un passato ha dato i frutti che sappiamo, ma tanto in Italia si dimentica in fretta.
Colpisce tuttavia che da questo penoso spettacolo non abbia preso le distanze, per ora, lo stesso Nichi Vendola.
Voglio dire: va bene a Nichi Vendola essere impastato nella grande marmellata con gli ultrà montiani e gli ultrà cattolici Binetti style? Pensa di potere mantenere anche solo uno dei suoi obiettivi politici, in una coalizione in cui rappresenta la foglia di fico che copre a sinistra un governo molto di centro? E’ questo il compimento del sogno, della narrazione di cui ci parla da anni?
Mah.
Credo che oggi il governatore della Puglia debba decidere se affogarsi nel grande centro dei banchieri e dei bigotti, oppure capire che in Italia c’è una larga fetta di cittadini di sinistra che vomitano solo all’idea. E che vorrebbero, invece, provare a costruire una sinistra vera, basata sui diritti sociali e su quelli civili.
Certo, ci vorrebbe un bell’atto di coraggio, molto più rischioso che chinare il capo davanti a Casini.
Tipo sciogliersi come partito, e chiedere ad altri di farlo, Idv in testa. Per offrire una lista e un programma comune a tutti quelli che oggi si sentono a sinistra di questo Pd sempre più centrista e sempre più perduto. Per costruire una forza di sinistra vera che già oggi, sulla carta, vale attorno al 15 per cento (e a molto di più può puntare, recuperando almeno in parte gli astenuti e un po’ di quelli che al momento sceglierebbero il M5S).
A quel punto sì che si potrebbe davvero pensare a un «asse tra i progressisti e i moderati»: ma – finalmente! – con molta chiarezza e molta verità in più su chi sono i progressisti e chi i moderati.
Cioè, rispettivamente, la Sinistra e il Pd.

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