di David Marceddu
Non c’è solo il ricordo di Ustica e della tragedia del Dc9 dell’Itavia. Il concerto bolognese di Patti Smith è sempre qualcosa di più. Del resto lo dice lei stessa ai quasi 4 mila giunti a sentirla. “Dobbiamo trovare tutti i modi per parlare, cosa c’è di meglio di un concerto rock”. La cantante ha appena dato la parola a una ragazza del pubblico che ha ricordato la disparità di trattamento tra i condannati della polizia e quelli dei manifestanti per i fatti di Genova del 2001. È la stessa artista poco prima a ricordare Carlo Giulianie sua madre. All’inizio del concerto prende in mano due cartelloni dal pubblico: “Genova 2001”, recitano, “Ingiustizia è fatta”.
Sul palco la rocker di Chicago, 66 anni, non si risparmia e per due ore canta i brani del suo ultimo album Banga. Il gruppo, affiatatissimo è il solito da cinque anni: Lenny Kaye alla chitarra, Jay Dee Daugherty alla batteria, Tony Shanahan al basso e il figlio della artista, Jackson Smith anche lui alla chitarra. Ma c’è spazio per i suoi tanti successi. Apre le danze con una suadente Ghost Dance, mentre da segnalare è la splendida Distant Fingers. E poi non mancano altre perle come Redondo beach, Because the night e, per chiudere, People have the power. La Smith non manca di ricordare il terremoto dell’Emilia e le sue vittime. E lo fa a modo suo. “È la natura che ci parla. Tutto ciò che possiamo fare è pregare madre natura e chiedergli perdono per come la trattiamo”.
Poi la cantante americana rende onore al luogo che ospita il suo show. “Ogni essere umano dovrebbe venire qui al museo della memoria di Ustica”, dice Patti Smith, che nel pomeriggio aveva visitato i resti del Dc9 Itavia conservati a pochi metri dal palco, accompagnata dalla presidente dell’associazione delle vittime, Daria Bonfietti. “Chiunque di noi poteva essere su quell’aereo. I governi devono finalmente dirci la verità, non si può morire così, senza senso”.
da Il Fatto Quotidiano.it