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di Claudio Fava

Cari amici del manifesto, nel suo articolo Carmine Fotia dice cose che per me sono il cuore di questa campagna elettorale siciliana, e che si riassumono in una sola parola: alternativa. A un sistema di potere che ha fatto della spesa pubblica parassitaria l'unico (presunto) motore di sviluppo. A una corte di comitati d'affare, clientes e famigli che sono stati il solo orgoglio esibito da Cuffaro e da Lombardo, i padroni della politica siciliana per più di due anni. Alternativa a un'idea stracciona dell'autonomia che è servita solo ad agitare pennacchi e a garantire privilegi e impunità (le indennità dei deputati regionali equiparate a quelle dei senatori, le duecento consulenze l'anno pagate da Lombardo...).


Aggiungerei: alternativa anche a un centrosinistra che ha scelto di prostituirsi pur di partecipare al saccheggio, accontentandosi dei torsoli di frutta mentre Lombardo trasformava la politica in una servitù privata. Oggi il Pd (o almeno alcuni suoi dirigenti) su questo cammino vuole insistere con la scelta di un candidato preteso dall'Udc, gradito da Fini, sostenuto dall'editore Mario Ciancio...
A destra hanno Musumeci: che è persona perbene ma che non vincerà perché si porta dietro contraddizioni insanabili. È il candidato di Lombardo ed è espressione di una coalizione tenuta insieme solo dall'odio reciproco e dal disperato bisogno di conservare il potere (non il governo: il potere. Sulle cose e sulle persone). Come si ribalta tutto questo? Operando una rottura nella cultura politica e nelle sue pratiche.
E poi ricostruendo, ricomponendo le fratture sociali, favorendo la partecipazione, mobilitando saperi e intelligenze, sconfiggendo la solitudine di chi non si è arreso in questi anni alla liturgia del favore. Dovremo far capire ai siciliani che l'Europa non è un bancomat ma una risorsa che pretende intelligenza e trasparenza dalla politica siciliana. Dovremo spiegare che la banda larga sulle telecomunicazioni serve alla Sicilia cento volte più del ponte sullo stretto. Che tutte le riforme volute da Lombardo (rifiuti, sanità, pubblica amministrazione...) andranno riformate, riscritte, rivoltate come calzini. Che il Mediterraneo non è un mare ma un ponte. Che risparmiare non vuol dire tagliare la vita della gente ma ricondurre a virtù e sobrietà un bilancio regionale slabbrato, privatizzato, ottuso. Ha senso proporre questo progetto alle forze politiche che hanno contribuito alla devastazione della politica e dei diritti dei siciliani?
Ha senso fingere che, in nome del governo, ogni mediazione sia lecita? No. Per questo, anche per questo non sono disponibile a coalizioni che includano chi rappresenta, nell'immaginario dei siciliani e nelle esperienze di governo, il passato che dobbiamo archiviare. L'Udc è stato tutto questo: non solo negli anni di Cuffaro. E non solo in Sicilia. Le elezioni regionali offrono un'opportunità che non parla soltanto a noi siciliani.
Se in questo paese esiste un'alternativa ai governi degli affari e a un modello di sviluppo che ha scelto Marchionne come stella polare, cominceremo a verificarlo il 28 ottobre in Sicilia. E sarà utile ritrovarci fra tutti coloro che hanno lavorato negli anni per un'alternativa in Sicilia: con le proprie vittorie e con le proprie sconfitte. Di tutte le cose furbe dette da Crocetta in questi giorni, ce n'è una che mi offenda davvero: noi - dice - siamo la sinistra che in Sicilia ha sempre perso. Falso. Ma se anche fosse vero, noi siamo anche la sinistra che ha sempre preteso il meglio da se stessa. I siciliani tre mesi fa a Palermo hanno cominciato ad apprezzarlo, chiedendo a Luca Orlando di fare il sindaco con il 74% dei consensi. Con Leoluca Orlando, con Rita Borsellino, considero naturale e necessario affrontare questa sfida. Per dimostrare che stavolta non ci daranno ragione solo i sondaggi ma anche i siciliani.

 

da il manifesto

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