di Andrea Malpezzi

In qualità di segretario di un partito piccolo e povero, di una piccola e povera città, ritengo opportuno esprimere il mio punto di vista sulla diatriba tra Renzi e Marchionne, e in particolare sulle infelici dichiarazioni di quest’ultimo. A Firenze diciamo “asino che raglia, mangia poco fieno” e credo che “l’asino” Marchionne farebbe meglio a preoccuparsi del tracollo della Fiat nelle vendite di auto che della presunta piccolezza e povertà fiorentina.

D’altra parte, rimane oscuro perché l’uomo forte della Fiat si sia scagliato così duramente contro il sindaco di Firenze: forse Matteo, sotto la sua aria da Kennedy del Valdarno, nasconde un cuore bolscevico e sta operando in segreto per nazionalizzare la Fiat?

Non mi pare, infatti, che il nostro giovane sindaco abbia mai assunto posizioni anche lontanamente favorevoli agli operai di Pomigliano, Mirafiori o Termini Imerese, come ai licenziati a causa della loro militanza sindacale, e neppure che abbia sostenuto le battaglie della Fiom per i diritti dei lavoratori. Marchionne invece, ingrato ed ingeneroso verso chi ha sempre applaudito le sue iniziative scellerate, offende un’intera città per colpire Renzi: un atteggiamento tipico dei “padroni del vapore”, che, ancor prima di attaccare gli avversari, prendono a calci il maggiordomo.

Ma è oggi, 12 ottobre 2012, che Firenze ha dimostrato la sua grandezza, con la manifestazione di insegnanti, precari, studenti e personale ATA: una lunga catena umana ha attraversato il centro cittadino, da Palazzo Vecchio alla Prefettura, dimostrando in modo chiaro e inequivocabile che i fiorentini ancora hanno la voglia e la forza di lottare per difendere la ricchezza culturale della loro città.

Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti che il rischio di declino è reale. A dimostrarlo ci stanno le crisi aziendali che si susseguono una dopo l’altra (l’ultima quella della Menarini), le chiusure di presidi culturali importanti, dalle biblioteche ai cinema alle librerie (in questi giorni tocca alla Edison, che chiuderà i battenti il 31 dicembre per lasciare spazio ad un Apple Store); a dimostrarlo c’è la scomparsa del quotidiano Nuovo Corriere, la vertenza tuttora aperta del Maggio Musicale, la cui soluzione viene ricercata unicamente attraverso la compressione dei diritti dei lavoratori, e la lista potrebbe continuare. E in tutto questo, si inseriscono, inutili e pompose, le comparsate in città di eminenti alte cariche istituzionali: come il ministro Profumo, che prima insulta gli studenti e poi, come se niente fosse, si presenta a Firenze a inaugurare l’anno accademico; o come il Presidente della Repubblica Napolitano, l’ideatore e fautore del “montismo”, che lunedì prossimo sarà ad inaugurare la Scuola dei Magistrati a Scandicci. Gli amministratori locali, certo, non fanno di meglio: sembra che nessuno abbia la minima idea del futuro della città, si esaltano immaginando una confusionaria versione di Firenze che sta a metà tra Disneyland e il museo delle cere di Madame Taussauds.

D’altra parte, non può essere che così. Il nostro sindaco è un frenetico, non sta fermo un momento, non trova luogo dove posarsi: un tempo è stato segretario del PPI, ma giusto il tempo per diventare segretario de La Margherita, trampolino per poi accedere alla carica di Presidente della Provincia, carica che gli è servita per conquistare Palazzo Vecchio e diventare sindaco di Firenze, e adesso, nemmeno alla fine della legislatura, pensa già a diventare leader del Pd e poi, chissà, primo ministro? Matteo, fermati!

Insomma, oltre che indignarsi giustamente per le dichiarazioni di Marchionne, i fiorentini e gli italiani dovrebbero indignarsi anche perché  non hanno bisogno né di Renzi né di Marchionne, come non ne hanno di  Monti, della Fornero e di tutti i loro signori colleghi.”

 

Andrea Malpezzi

Segretario Provinciale Rifondazione Comunista Firenze

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