di Luca Sappino

«Io resto qui, che devo fare il sindaco», ripete in continuazione Luigi de Magistris, a scanso d’equivoci. Il suo impegno però, su scala nazionale, è ormai certo. Dice: «Puntiamo alle politiche, a giorni lanceremo il nostro manifesto». E conferma così l’esistenza di una lista arancione. «La nostra sarà una piattaforma alternativa a Monti e molto diversa dalla carta d’intenti», alla faccia del Pd, ma anche di Sel e dell'amico Vendola. Sempre però in attesa del risultato delle primarie. Perché «io non voto, non mi appassionano», dice il sindaco.

Ma poi aggiunge: «Sono un osservatore interessato, se la coalizione sarà larga, di centrosinistra, o sarà solo di sinistra, per essere alternativi al montismo, dipende dal risultato delle primarie».

Sindaco, fate la lista perché nella coalizione "Italia bene comune", il Pd, a lei e a Di Pietro non vi ha voluto?
Ci dobbiamo intendere su che cos’è quest'Italia bene comune. Perché a me sembra un temine di cui oggi si appropriano in molti, spesso a sproposito.

Il Pd non se lo merita?
Dico solo che io, concretamente, quando sono diventato sindaco, ho istituito l’assessorato alla democrazia partecipativa e ai beni comuni e o ripubblicizzato l'acqua. Perché la questione è seria, come serio è il rischio d’inflazionare le parole.

Resta il fatto che non vi hanno voluto: di foto della coalizione ne hanno scattate altre e voi non c’eravate.
Non si vince allargando la foto, passando da una piccola foto ad una formato 6 per 3, come i cartelloni pubblicitari. Bisogna fare un’altra operazione politica: motivare i cittadini alla partecipazione.

Insomma per ora non c’è fretta di immortalare nuovi abbracci...

Non mi sento un escluso. Ho un dialogo aperto con il Pd, esattamente come con Sel, con la Federazione della sinistra, con i Verdi e con l’Idv. Poi sono sindaco, e quindi non partecipo né alle primarie né a questo periodo di competizione che mi sembra più una contrapposizione tutta personale e interna al Pd.

Diciamo anche che lei sta facendo di tutto per tenersi lontano il Pd. Per marcare la differenza. Ultima cosa, ieri, l'adesione al No Monti Day. Daranno anche a lei dell’«irresponsabile».
La piattaforma della manifestazione No Monti Day era condivisibile e quindi ho aderito, avendo io una posizione molto critica verso le politiche economiche di Monti e temendo un commissariamento della politica e della democrazia da parte di una tecnocrazia ispirata ai poteri bancari e finanziari non solo italiani. Mi sembra una cosa normale.

Poi, come se non bastasse, il 30 ottobre viene sotto Montecitorio a protestare, ancora contro i tecnici.
Il momento è molto delicato e gli ultimi provvedimenti, in particolare il decreto legge sui comuni, mettono ancora più in difficoltà gli enti locali, tendendo al centralismo burocratico e scaricando sui comuni la crisi. Non possiamo non preoccuparci per questo: i sindaci sono eletti direttamente dal popolo, certe volte anche contro i sistemi partitocratici, mentre il governo che li mortifica è un governo di nominati da nominati.

Saranno «nominati dai nominati» ma sono anche nomitati dal Pd, i tecnici.
Non mi pare che tutto il Pd sostenga con entusiasmo Monti. Dopodiché è chiaro che il Pd deve sciogliere subito questo nodo: non può fare campagna elettorale raccontando un’alternativa al governo Monti e poi, contemporaneamente, votarne tutti i provvedimenti.

È una contraddizione in cui è caduto anche Vendola, sposando il Pd?
Il ruolo di Vendola può essere molto importante, sia in questa fase che dopo, se non commette gli errori che ha fatto in passato.

Voler conseguire l'alleanza con il Pd a tutti i costi ne ha logorato il fascino?
Sicuramente due anni fa Nichi aveva un consenso molto più forte, che poi però ha perso, anche per la posizione assunta nelle sfide elettoriali di Napoli e Palermo, oltre ovviamente che per il rapporto di ambiguità con l'Udc e per aver sacrificato l’Idv. La coerenza è importante.

Lei che fa alle primarie?
Non partecipo alle primarie: non mi stanno entusiasmando, non stimolano la partecipazione. Non vado a votare, ma sono un osservatore interessato: voglio capire se c’è un’alternativa alle politiche montiane.

Vendola dice di sì.
È vero. Vendola su questo aspetto ha detto delle parole chiare e gli va riconosciuto, ma poi c’è la carta di intenti... ci vuole più coraggio.

Lei lo avrà? Farete la lista dei sindaci? Doria dice che non ci sarà la lista dei sindaci, andate senza Genova?
A giorni lanceremo e metteremo in rete una nostra carta d’intenti, molto diversa dalla carta di Pd, Sel e socialisti. La lista ormai è una cosa concreta, puntiamo alle politiche. Io però rimango a Napoli e farò il sindaco. Perché ha ragione
Doria, se intendeva dire questo, quando ha detto che non esiste una lista dei sindaci. Sul tema si è fatta un pò di confusione, spesso non casuale e involontaria.

Una lista, dunque. Ci saranno anche nomi legati alla Fiom di Maurizio Landini?
Un contributo in questo senso, non può che vedermi soddisfatto, nel rispetto dei ruoli: la Fiom è un interlocutore prezioso e con Landini c'è un rapporto di stima e ascolto.

Farete una vostra coalizione che prescinda dal Pd?
Dipende dalla legge elettorale. Certo è che chi vuole un’alternativa a Monti deve essere unito e chi ha responsabilità nei partiti deve essere coraggioso e chiaro: in Sel, ma anche nell'Idv, nella Federazione della Sinistra, e nei movimenti ecologisti. Questi si devono organizzare e fare una proposta alternativa, anche per aiutare il Pd, dove molti, nell'elettorato e nei militanti ma anche in una parte della dirigenza, vorrebbero superare la fase emergenziale tecnocratica.

Ferrero le ha già risposto, lui è pronto. Basta?
Rifondazione deve contribuire, ma insieme ad altri. La coalizione alternativa al montismo dovrà essere il più ampia possibile.

Quindi quello che deve avere Vendola è il coraggio di rompere la coalizione e venire con voi se perde alle primarie?
È evidente che nella scelta posteriore di Vendola, se sconfitto, peserà anche chi sarà il vincitore, se Renzi o Bersani: quale direzione prenderà il Pd. Il movimento arancione, come il Paese, però non può aspettare.

Berlusconi torna, per rispondere alla condanna. Cosa ne pensa?
Berlusconi tenta ancora di salvare se stesso e le sue aziende. La sua uscita di scena, comunque, non avrebbe risolto il problema: superare il berlusconismo. Mentre il nostro obiettivo deve essere duplice: superare il berlusconismo e il montismo, che pure conserva nelle sue scelte politico-economiche una forma di berlusconismo. Le misure economiche pesano sempre sui più deboli e si tenta lo stesso un commissariamento della democrazia, anche se, nel caso di Monti, in modo meno grottesco.

 

da Pubblico

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