di Antonio Di Pietro

Ancora ieri i cronisti di Report, ribadivano accuse e illazioni diffuse in questi giorni su di un mio presunto (e in realtà inesistente) “ingente patrimonio immobiliare”. Più che di disattenta informazione, si tratta di una scientifica e reiterata azione di killeraggio politico. A portarla avanti è chi vuole, a tutti i costi e da anni oramai, distruggere il mio nome e tentare di bloccare l’azione politica di Italia dei Valori. Report continua a parlare di principesche proprietà immobiliari che farebbero capo ai miei figli Anna ed Antonio Giuseppe (detto Toto). E dopo Report si atribuiscono ad Anna ben 8 immobili e a Toto 7.


Ecco le “15 case” dello scandalo. Io le avrei acquistate per loro con i soldi dei rimborsi elettorali dell'Italia dei valori, mascherando il tutto con artifizi e raggiri. Mi spiace dirlo ma delle cose dette al vostro giornale, e ribadite anche ieri in televisione a Tv blog, chi ha fornito queste informazioni rispondere in tribunale.
La verità è ben diversa, e sul mio sito c'è un estratto catastale che dovrebbe essere letto per intero senza fermarsi alla prima pagina, come in modo fraudolento è stato invece fatto. Attenti ai dettagli: nella prima pagina della visura, si legge che Anna è titolare di 7 fabbricati a Milano e Toto di altri 6. Risulta, inoltre, che entrambi siano intestatari di un ulteriore “fabbricato ” a Bergamo. Se però si leggono anche le pagine successive si capisce che, in realtà, i miei figli non sono affatto proprietari di “15 case” ma solo di due appartamentini, con annesso un unico garage in un condominio popolare di recente costruzione nel quartiere Bovisa di Milano. E allora come saltano fuori i “15 fabbricati?”. Tecnicamente si chiamano “particelle immobiliari”, e non sono altre case, ma – in realtà - le “aree urbane” d el l ’intero condominio cedute al Comune di Milano per “servizi pubblici” (parliamo quindi di marciapiedi, parcheggi pubblici, svincoli e strade di accesso, giardinetti pubblici al servizio di tutta la collettività locale!).
Quale sarebbe il mio crimine? Aver donato ai miei figli, Anna e Toto, nel 2008, un appartamento con garage a Milano. Ed ecco la verità: come tante famiglie ho fatto dividere in due questa casa (con un muro di cartongesso in pratica, e con un atto catastale a livello notarile, come esige la legge) in modo che loro possano in futuro decidere se abitarci in due famiglie, oppure in una sola. Ho pagato questo acquisto con i guadagni del mio mio lavoro, dei miei risparmi e dei miei investimenti …e, soprattutto, grazie ai tanti risarcimento danni che, in tutti questi anni, ho ricevuto da parte di chi è stato condannato dall’Autorità giudiziaria competente per le continue e ripetute diffamazioni e calunnie che ho subito, al solo scopo di annientarmi professionalmente, prima come magistrato e poi come politico.
Ovviamente, ho pagato l’acquisto dell'appartamento in questione sempre e solo con assegni e/o bonifici bancari provenienti da miei esclusivi conti personali.
Tutto questo non lo dice Tonino Di Peitro: è stato controllato e riscontrato miriadi di volte da chi ha già indagato su questa storia. E gli immobili di Bergamo? Non si tratta affatto di due appartamenti, ma di uno solo, peraltro cointestato non solo a loro due ma anche a Susanna Mazzoleni che è la loro madre (cioè mia moglie). Susanna quella casa se la è comprata, dopo trent'anni di lavoro, e l'ha intestata (oltre che a se stessa) anche ai figli.
Io, quindi, con questo acquisto non “c’azzecco” proprio nulla! Alla Giannini ho detto ingenuamente: “mia moglie non è mia moglie”. Non immaginavo che questa frase sarebbe stata poi così fraudolentemente estrapolata dal contesto per farle assumere un significato diverso da quello che io intendevo dire in dialetto “di pietrese”. Volevo dire: Susanna Mazzoleni è sì mia moglie, ma va valutata e rispettata per quello che è, per ciò che vale e per il suo mestiere e non per il semplice fatto che sia mia moglie.
Susanna è una qualificata docente universitaria ed un’affermata professionista legale che lavora da oltre 30 anni (cioè da prima che io la conoscessi). Ha un proprio avviato studio legale e proviene da una benestante famiglia di professionisti bergamaschi (padre anch’egli avvocato e nonno notaio). Insomma, Susanna ha di suo e si è fatta da sola: quindi, ben poteva e può permettersi, dopo una vita di lavoro, di comprarsi un appartamento, intestandolo a sé e ai propri figli. Non aveva e non ha certo bisogno di me per attuare i suoi sogni, né me ne ha mai fatto richiesta. Ora ci ritroviamo con Anna e Toto che fanno fatica pure a uscire di casa perché si sentono mortificati per le accuse, gli insulti e le umiliazioni che arrivano sulle loro pagine Facebook, come se fossero dei riciclatori di professione di denaro sporco.
Anche per difendere il loro onore, non intendo arrendermi né indietreggiare e affronterò quest’altra prova con più determinazione di prima. Lo devo alla mia famiglia ma anche alle migliaia di militanti di Italia dei Valori che danno l'anima per il partito.

 

da Pubblico

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