di Matteo Pucciarelli

Al di là della retorica del «se fossimo un Paese civile», qui si tratta dell’abc. Se il ministro della Giustizia non sa quel che avviene nei locali del “proprio” ministero – come ella sostiene – dovrebbe ammettere di non esser stata capace di controllare; e se non sei capace di vigilare sul “tuo” allora molto semplicemente ti dimetti perché non sei all’altezza. Si sa che la cultura delle dimissioni e dell’assunzione di responsabilità in Italia non è mai andata molto di moda. Piaceva e piace molto l’autoassolutismo, come anche la rivendicazione dal guarda-come-sono-figo-me-ne-frego-e-vado-avanti e più-faccio-schifo-e-più-resto.

Però dai “tecnici” – così garbati, educati, responsabili e tutto quanto – ci si aspetta quel salto di qualità “anglosassone” per cui in quanto responsabile di una struttura nevralgica paghi anche per colpe non direttamente tue.

“Indagini interne”, ok. Ma soprattutto dimissioni, ministro. Perché guidare un ministero dalla cui sede si sparano lacrimogeni verso i manifestanti è roba latinoamericana , quella dei bei tempi andati coi generali al potere. Da un “tecnico” – così garbato, educato, responsabile e tutto quanto – ci aspettiamo un esempio diverso rispetto al passato. A meno che non si ammetta di essere uguali ai politici scaricabarile…

 

da MicroMega

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