di Roberto Ciccarelli
All'inizio della contestazione subìta ieri mattina al palazzetto dello Sport Flaminio di Rimini, la ministra degli Interni Anna Maria Cancellieri ha rimproverato gli studenti che esponevano lo striscione «Stop violenze Polizia, identificativi sulle divise» di non conoscere le regole della democrazia. Seccata per l'interruzione del suo intervento davanti a 1500 studenti che gremivano gli spalti in occasione della premiazione del concorso «Legalità e solidarietà: nella scuola nasce e cresce la cittadinanza attiva», il ministro ha chiesto ai contestatori il significato di «fascismo» e «squadrismo».
Li ha definiti così i ragazzi che protestavano per l'aggressione delle forze di polizia contro i cortei degli studenti medi e universitari del 14 novembre e il lancio di tre lacrimogeni a strappo dalle finestre del ministero di Grazia e Giustizia sui manifestanti in fuga da una carica in via Arenula. «Sarebbe stato bello un dibattito - ha detto in seguito Cancellieri - avere domande e risposte, ma questo non c'è stato e secondo me non è molto democratico». In realtà, uno scambio c'è stato perché, visto l'evidente consenso espresso dalla platea degli studenti presenti, gli organizzatori hanno pensato bene di invitare una dei contestatori sul palco. I toni dell'intervento sono stati inevitabilmente ruvidi. Federica, un'attivista del laboratorio Paz di Rimini, ha definito «una vergogna» che il ministro parlasse di legalità dopo gli scontri dei giorni scorsi. «È inaccettabile che il ministro dell'Interno, che ha comandato di caricare le manifestazioni stia qui a parlare di legalità - ha detto - Alle manifestazioni c'è stata una reazione spropositata fatta di manganellate e gas Cf sparato ad altezza d'uomo: atti di una violenza inaudita». A quel punto Vasco Errani, il presidente della Regione Emilia-Romagna, è salito sul palco invitando tutti alla calma. Il ministro Cancellieri è riuscita a concludere il suo intervento, giusto in tempo per ripartire per Bresso, in provincia di Milano, dove la preoccupazione per le contestazioni dilaganti contro il governo l'hanno spinta a ribadire che quella in corso è una «seria» inchiesta «scientifica» sul lancio dei lacrimogeni dal ministero della Giustizia. «Verrà al più presto resa nota prima di tutto alla padrona di casa, cioè il ministro Severino».
Quanto ai numeri identificativi degli agenti, il ministro si è dimostrata possibilista, anche se ha sottolineato che i tempi saranno lunghi. E si capisce, considerato il fuoco di sbarramento lanciato dai sindacati di polizia nel pomeriggio. La debolezza del governo davanti allo scandalo dei lacrimogeni dal ministero della Giustizia sta provocando nuove tensioni in tutto il Paese. A Milano, nel pomeriggio, fuori dall'università Bocconi dove il presidente del Consiglio Mario Monti presentava un volume sull'Europa in occasione di Bookcity, un centinaio di attivisti dei centri sociali e dei collettivi sono venuti a contatto con un massiccio schieramento di polizia e carabinieri, tra via Sarfatti e via Bocconi.
In uno scenario più tranquillo si è svolta la manifestazione di Palermo dove due mila studenti sono scesi in piazza in occasione della giornata internazionale dello studente. Ci sono state polemiche tra gli studenti che hanno stigmatizzato le tensioni e gli scontri dell'altro ieri nel capoluogo siciliano. «Abbiamo deciso di scendere in piazza con le nostre idee e senza sassi nelle mani, in maniera pacifica - ha detto il rappresentante della Rete degli studenti medi di Palermo Andrea Manerchia - per portare avanti i nostri progetti sulla scuola e per portare all'As le nostre proposte sul diritto allo studio». Le mobilitazioni sono proseguite anche a Potenza dove ha sfilato un corteo nutrito nel centro storico. Ci sono stati lanci di uova contro i poliziotti, ma gli agenti non hanno reagito.
Ad Ancona il corteo promosso dall'Udu e dalla Rete studenti medi ha occupato la rotatoria di piazzale della Libertà, nei pressi della stazione ferroviaria.
Nel frattempo continuano le occupazioni dei licei a Roma. Negli ultimi due giorni sono state occupati gli istituti del VI municipio, a cominciare dal Benedetto da Norcia, il San Francesco d'Assisi, il Kant e il Tullio Levi Civita.
da il manifesto