di Kenneth Roth

Gentile Primo Ministro, scriviamo per esprimere la profonda preoccupazione di Human Rights Watch per quanto riguarda la sua dichiarazione del 17 dicembre resa nel corso di un incontro con il leader palestinese Mahmoud Abbas, in cui si richiama l'Autorità palestinese a non utilizzare il nuovo status della Palestina come Stato non membro osservatore presso le Nazioni Unite al fine di perseguire la giurisdizione della Corte Penale Internazionale (CPI). Siamo rimasti altrettanto costernati per la precedente affermazione dell'ambasciatore Cesare Maria Ragaglini il 29 novembre a spiegazione del voto dell'Italia alle Nazioni Unite sullo status della Palestina, con la quale a sua volta invitava

la leadership palestinese a non perseguire l'accesso alla Corte Penale Internazionale.

Queste osservazioni contraddicono l'impegno dichiarato dall'Italia a denunciare le responsabilità di gravi crimini internazionali. Inoltre, nella misura in cui esse avevano lo scopo di scoraggiare i palestinesi dal cercare di ratificare lo Statuto di Roma, esse sono in contrasto con la decisione del Consiglio dell'Unione Europea sulla Corte Penale Internazionale, che, come lei sa, pone l'accento sulla ratifica più ampia possibile e l'accettazione del trattato del tribunale. Il suo governo ha recentemente ribadito questo impegno di universalità all'Assemblea della CPI degli Stati membri tenutasi a L'Aia nel mese di novembre.

L'Italia mina la sua credibilità in materia di giustizia anche altrove se scoraggia la ratifica di qualsiasi diritto internazionale umanitario o trattato internazionale penale. In questo caso, fare pressioni sui palestinesi affinche' rinuncino alle opzioni giudiziarie internazionali che possono essere a loro disposizione è sbagliato in linea di principio e non farà nulla per promuovere la protezione dei diritti umani sia per i palestinesi sia per gli israeliani. In effetti, l'accesso palestinese allo Statuto di Roma potrebbe ridurre il gap di responsabilità per gravi abusi su tutti i fronti.

La posizione dell'Italia su questo tema rafforza sia la percezione sia la realtà della attuale pratica di due pesi e due misure nella giustizia internazionale, in cui Stati come l'Italia perseguono la giustizia internazionale in modo selettivo. Questi due pesi e due misure non soltanto bloccano l'accesso alla giustizia, ma sono anche stati manipolati da critiche infondate alla Corte Penale Internazionale allo scopo di minarne la legittimità. Ogni sforzo è quindi necessario da parte degli Stati contraenti della CPI, come l'Italia, di affrontare onestamente, anziche' perpetuare, questi pesi e due misure.

Infine, qualcuno ha cercato di giustificare l'opposizione al perseguimento della giurisdizione della CPI da parte dei palestinesi sostenendo che cio' impedirebbe un ritorno ai negoziati. Semmai è vero il contrario: il coinvolgimento della Corte Penale Internazionale potrebbe contribuire a scoraggiare i crimini di guerra da entrambe le parti che oggi alimentano animosità e rendono più difficile il ritorno ai negoziati di pace. Inoltre, il conflitto israelo-palestinese è andato avanti per decenni senza molti progressi verso la pace. La giustizia è un fine importante di per sé, preservando i diritti delle vittime e le comunità colpite, indipendentemente dalle incerte prospettive di pace.

Human Rights Watch si oppone a qualsiasi tentativo di impedire ai palestinesi di perseguire opzioni giudiziarie che sono a loro disposizione. Chiediamo al suo governo di astenersi da qualsiasi ulteriore pressione sui palestinesi a rinunciare all'accesso alla Corte Penale Internazionale, e di sostenere invece l'accettazione universale della competenza e del lavoro della Corte. Nena News

* direttore esecutivo Human Rights Watch

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