di Riccardo Chiari
Con la studiata strategia d'azione di un progetto in costante divenire ma già con l'evocativo nome Alba, quello che fino a ieri si chiamava Soggetto politico nuovo muove il suo primo passo. Ben attento a restare in equilibrio, per non imboccare subito i vicoli ciechi del "nuovo partito" - l'ennesimo alla sinistra del Pd - o della stanca riedizione dei girotondi dell'ormai lontanissimo biennio 2001-03.
Un work in progress insomma, forte della buona conoscenza, a tutti i livelli, dei meccanismi della comunicazione, come dimostra il nome-marchio che è l'acronimo di Alleanza lavoro-beni comuni-ambiente. Forte anche di un lavoro ormai di lunga data, almeno da parte del gruppo dei fiorentini della «Sinistra unita e plurale» che ha organizzato l'assemblea aperta al palasport Mandela forum, sui metodi di una partecipazione che sia quanto più possibile inclusiva. Ancora da definire invece sul piano dell'effettiva consistenza, nonostante possa essere considerata un successo la presenza di circa 1.400 persone all'iniziativa. E su quello del programma di lavoro, le cui basi sono comunque ben sintetizzate da Marco Revelli in apertura di giornata : «Partiamo dalla pregiudiziale antiliberista, cioè la constatazione del fallimento totale del dogma che ci ha portato alla catastrofe attuale e la necessità di contrapporgli un organico modello alternativo. In parallelo dalla centralità della questione del lavoro, a cominciare dalla difesa intransigente dello Statuto dei lavoratori nella sua integralità». Quanto alla domanda che tutti si fanno, e cioè l'eventuale partecipazione alle elezioni politiche, in chiusura Massimo Torelli chiarisce: «Il soggetto politico nuovo 'Alba' nasce perché speriamo ci sia un numero elevato di cittadini che non trova nell'attuale offerta politica un suo riferimento ideale. Non ci siamo dati la scadenza del 2013, il percorso avviato oggi andrà avanti di tappa in tappa, e a seconda di quanta partecipazione riusciremo ad attivare, stabiliremo tutti insieme che fare». Nel segno, ancora una volta, di quella «metafora del viaggio» assai cara a Paul Ginsborg, che già nella stagione dei forum sociali segnalava l'importanza del «camminare insieme», anche rispetto all'approdo finale.
Per certo dall'assemblea è emersa ancora una volta una aperta critica ai partiti «nella loro forma novecentesca», così come evidenziato in apertura da Revelli: «Se siamo qui, in questo sabato di ponte, è perché avvertiamo che non c'è più tempo: che i pilastri fondamentali che la Costituzione aveva posto alla base della nostra democrazia - intendo i partiti politici - stanno sgretolandosi. E rischiano di trascinare nel loro crollo le stesse istituzioni repubblicane». Al tempo stesso non sfugge a Revelli il pericolo del «soggetto esclusivo». Tanto da fargli fare una importante precisazione: «Siamo per l'appartenenza plurima. Per l'apertura a tutti coloro che condividono questo stile 'altro', anche se militano, contemporaneamente, in un'altra organizzazione».
Se l'obiettivo del soggetto politico nuovo Alba è quello di una nuova cittadinanza («Quella che ha mostrato il proprio profilo esattamente un anno fa, con la vittoria referendaria e con i risultati 'eretici' delle amministrative in molti comuni»), c'è chi, come Alberto Lucarelli, insiste sulla critica delle attuali forme di partito: «Oggi sono fisiologicamente inadatte alle realizzazione dell'articolo 49 della Costituzione, per questo è necessario un nuovo soggetto che non abbia paura di confrontarsi con la rappresentanza e le elezioni». Un nuovo soggetto che ad esempio lavori, da subito, per raccogliere le 500mila firme necessarie a un referendum contro il fiscal compact in modo da allargare le rete dei potenziali sostenitori. Sull'altro fronte Nicola Fratoianni di Sel riconferma l'importanza dell'appuntamento autunnale degli Stati generali del centrosinistra: «Saranno gli stati generali del futuro, per costruire un processo largo in cui tutti siano protagonisti». Mentre Paolo Ferrero di Rifondazione, che si trova d'accordo con gli assi cartesiani programmatici evidenziati da Revelli, segnala ancora una volta la necessità di un fronte unitario e plurale: «Rispettoso delle differenze, perché oggi l'attività politica viene fatta in maniera plurale e non si può ricondurre 'ad uno', e al tempo stesso metta insieme tutti coloro a cui non piacciono né il governo Monti né soprattutto le sue politiche». Perché a tutti, ricorda applauditissimo Giorgio Airaudo della Fiom, non deve sfuggire un dato di fatto: «Serve qualcosa di grande per rappresentare il lavoro, che ne ha un gran bisogno, e affrontare battaglie non per testimonianza ma per vincerle. E chiunque voglia affrontare le elezioni del 2013 in modo credibile, non può non dire come si correggono i disastri delle 'riforme', da quella delle pensioni a quella del mercato del lavoro».