
di Davide Pappalardo
Il 12 ed il 13 giugno dello scorso anno 27 milioni di piccole gocce d’acqua hanno riempito di partecipazione e contenuti il fiume secco della democrazia italiana. 27 milioni di donne e uomini si sono opposti agli sciagurati tentativi di mettere l’acqua nella mani del profitto ed hanno scritto a chiare lettere che l’acqua è un bene comune.
Un bene universale su cui non è possibile speculare. 
Un  voto chiaro, cristallino, netto e trasparente, che rispecchia la “forma  dell’acqua”. Per dirla citando il primo romanzo che ha per protagonista  il commissario Montalbano.
Un voto che ha dato nuova linfa alla  partecipazione in Italia dopo anni di limbo e che ha sancito nuove  modalità di fare politica ed un nuovo protagonismo sociale. 
Un voto  che ha dimostrato anche come si stia sgretolando l’idolatria del mercato  instillata da lustri con violente operazioni mediatiche, politiche e  culturali. 
A distanza di un anno esatto da quei giorni, purtroppo i  dettami di quel referendum non sono stati ancora attuati ed è  in corso  uno squallido tentativo di scippo di quel risultato straordinario. 
Prima  il governo Berlusconi nella manovra estiva, sotto dettatura della Bce,  ha ritenuto  opportuno rispolverare il Decreto Ronchi. Poi il governo  Monti con  “tecnici” e gruppi di pressione ancora al lavoro per operare  un ribaltone sull’acqua. 
Enti locali  e gestori nel frattempo hanno  proseguito con gestioni affidate a Spa e nulla hanno fatto per eliminare  i profitti dalla tariffa. Eccezione quella del comune di Napoli che ha  puntato sin da subito sulla ripubblicizzazione del servizio idrico. 
E,  come si vede in queste ore a Roma, i soliti noti sono fortemente e  visibilmente mobilitati per scippare il risultato referendario. Alemanno  e soci le stanno tentando tutte per svendere Acea ai privati.  
Ma  una scelta netta sul versante della ripubblicizzazione per una gestione  pubblica e partecipativa del servizio idrico non può certo rimanere  impaludata per darla vinta a interessi meschini e a mani rapaci. 
Proprio  per questi motivi il 26 novembre scorso a Roma si è tenuta una bella e  partecipata manifestazione promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per  l'Acqua e che ha visto di nuovo in campo tutte le forze che si sono  mobilitate sull’acqua in questi anni. Proprio per questi motivi il 2  giugno si è bissato con un’altra importante manifestazione nazionale del  popolo dell’acqua.
Il percorso dell’acqua non si è quindi mai  interrotto e deve ora continuare con ancora maggiore vigore perché la  straordinaria vittoria referendaria venga  rispettata.
A livello  nazionale e locale ci sono i percorsi legati all’eliminazione del  profitto dal bene comune acqua, la lotta per ripubblicizzazione, il  rimettere al centro dell’agenda politica la proposta di legge di  iniziativa popolare. 
A livello internazionale a marzo a Marsiglia  c’è stato il FAME (Forum Alternativo Mondiale dell’Acqua). Un forum che  ha avuto l’obiettivo di costruire un'alternativa concreta al 6° Foro  Mondiale dell'Acqua (FME) organizzato dal Consiglio Mondiale dell'Acqua,  organo delle imprese multinazionali e della Banca Mondiale che pretende  arrogarsi il governo mondiale dell'acqua.
Le iniziative  internazionali e quelle italiane, come è evidente, si muovono dentro il  quadro della crisi mostrando un’alternativa chiara rispetto alle  indicazioni di istituzioni europee e mondiali e del governo italiano. 
Una  strada che tutte/i dobbiamo seguire. Perché dalla crisi si esce anche  con scelte nette e alternative alla mercificazione dei beni comuni.
 

		
        
        
        
        
        



						
						
						