da Marx 21
La Corte di Appello di Kishinev ha respinto il ricorso presentato dal Partito Comunista della Repubblica di Moldova contro la decisione della Commissione Elettorale Centrale di vietare ai suoi candidati l'utilizzo della “falce e martello” nelle consultazioni elettorali, in conseguenza di una legge liberticida votata dalla maggioranza di destra al governo del paese. Ricordiamo che il Partito Comunista è considerato dagli analisti come il probabile vincitore delle prossime elezioni.
Secondo il legale del partito, Sergiu Sirbu, la decisione, dettata esclusivamente da considerazioni politiche, rappresenta una grave violazione del diritto internazionale.
“In pratica – ha dichiarato il giurista, sono stati ignorati tutti gli argomenti relativi all'adozione delle norme internazionali a riguardo e sono state applicate, in modo restrittivo solo disposizioni di legge interne e non la Convenzione Europea. Noi definiamo questa decisione del tutto politica, dal momento che non è stato presentato un solo argomento in grado di contrastare la nostra richiesta”.
Naturalmente l'ennesima misura restrittiva dell'iniziativa politica di un partito comunista in un paese europeo non ha provocato, come era del resto prevedibile, alcuna reazione da parte di quei “difensori dei diritti dell'uomo”, così solerti quando si tratta di indignarsi (per vere o presunte violazioni) nei paesi sgraditi ai “grandi” del nostro continente.
La decisione delle autorità moldave ha però suscitato l'energica protesta di alcuni partiti comunisti europei, tra cui AKEL di Cipro, che ha anche denunciato le sanzioni prese nei confronti del leader della gioventù comunista moldava, “reo” di avere contravvenuto alla disposizione.