di Lorenzo Battisti

Sei mesi fa, l’attenzione di tutta Europa si era concentrata sulle elezioni francesi. Molte speranze erano state riposte nell’esito di quella consultazione, poiché avveniva in uno dei due paesi che stavano imponendo le misure di austerità verso il resto dell’area euro. Ogni proposizione del programma di Hollande è stata letta e discussa diffusamente anche fuori dal paese, e in molti hanno seguito la notte delle elezioni. Ma quali sono i risultati dei primi mesi di governo?
La sconfitta di Sarkozy è stato sicuramente un risultato importante, sia sul piano interno che internazionale. Questo è infatti stato, senza dubbio, il presidente più liberista e filo-atlantista della storia della Repubblica Francese: basti

pensare che ha riportato la Francia nel comando Nato dopo la decisione presa da de Gaulle di uscirne negli anni ‘60. Inoltre è stato il presidente che ha supportato politicamente tutte le decisioni della Germania sulla politica europea. Senza dimenticare il ruolo svolto nella guerra alla Libia.


D’altra parte questa vittoria politica non ha potuto cambiare le condizioni oggettive della Francia all’interno dell’Europa. Se infatti si prende come criterio di distinzione tra centro e periferia europea il saldo della bilancia commercialei (le esportazioni meno le importazioni), si osserva subito che la Francia non fa parte del centro: la sua bilancia è negativa ormai da anni, quindi da un punto di vista economico somigliava già da tempo ai paesi Piigs. La politica di Sarkozy quindi, oltre che insensata, era anche insostenibile.

La vittoria di Hollande è quindi stata letta da molti come una positiva inversione di tendenza. In sostanza si pensava che la Francia avesse preso coscienza della sua vicinanza economica ai paesi periferici e che quindi usasse il proprio peso economico e politico nel dibattito europeo per contrastare le politiche tedesche. E d’altra parte Hollande aveva alimentato queste speranze, promettendo una rinegoziazione dei trattati europeiii, mostrando così di porsi alla testa dei Piigs.

L’austerità socialista

Non si può di certo trarre giudizi definitivi dopo soli sei mesi di governo. Però questi sono già un tempo sufficiente per capire che tendenza hanno le politiche del governo socialista.

Purtroppo la speranza sembra essere stata tradita, confermando i dubbi che avevamo esposto in precedenza.

I trattati europei non sono stati ridiscussi, è solo stato aggiunto un patto sulla crescita i cui obiettivi sono chiaramente incompatibili con quello di stabilità. La Francia ha inserito la regola del pareggio di bilancio tra le leggi francesi di rango costituzionaleiii così come volevano gli accordi e si è impegnata nella riduzione del deficit e del debito così come stabilito dal fiscal compact. Queste manovre, in chiaro contrasto con quanto affermato in precedenza, hanno trovato la sola opposizione dei parlamentari comunisti e del Front de Gauche, mentre i Verdi e i Radicali di Sinistra hanno deciso in maggioranza di sostenere tali decisioni.

E queste saranno decisioni pesanti, poiché imporranno una manovra fiscale restrittiva di 30 miliardi già da quest’anno. Rispetto all’Italia di Monti, il peso di questa manovra sarà distribuito in maniera meno ineguale, ma gli effetti economici saranno gli stessi. Infatti Hollande ha deciso di aumentare l’aliquota marginale fino al 75% per i redditi alti (ma in maniera più smussata di quanto annunciato) di rafforzare l’imposta patrimoniale e di cancellare molte esenzioni dedicate di fatto solo ai ricchissimi che Sarkozy aveva imposto. D’altra parte gli effetti dell’austerità saranno depressivi come altrove, causando recessione economica e promettendo così ulteriore austerità. Già da ora ne faranno le spese i dipendenti pubblici (che non verranno sostituiti in caso di pensionamento) e gli investimenti in infrastruttureiv.

Dal punto di vista del lavoro i risultati sembrano per il momento altrettanto insoddisfacenti. La contro-riforma delle pensioni di Sarkozy è stata parzialmente modificata, introducendo nuovamente la possibilità di andare in pensione a 60 anni. Però il livello della pensione sarà comunque più basso che in precedenza, e il numero di anni di versamenti dovuti sono ancora troppo alti per qualsiasi giovane con una carriera lavorativa intermittente.

Nel mondo del lavoro le cose non vanno meglio. Il governo ha infatti deciso di introdurre dei “lavori d’avvenire” per i giovani, cioè una speciale forma contrattuale con particolari benefici fiscale e con un programma di apprendimento e di inserimento progressivo nel lavoro che si traduce in anni di precarietà con bassi salari (a volte inferiori a quello minimo stabilito per legge) e pochi o nulli contributi. Inoltre il governo socialista sta considerando di cambiare la legge sulle 35 orev settimanali di lavoro (peraltro fatta dal governo del socialista Jospin) per inserire ulteriori eccezioni e per rendere più labile la sua applicazione. Infine un rapporto commissionato dal governo si propone la riduzione della contribuzione sociale di 30 miliardi all’anno per ridurre il costo del lavoro in Francia:ma se si riducono i contributi, cosa succede alla copertura pubblica contro al malattia o gli infortuni? A questo si aggiunge un aumento del salario minimo appena la di sopra dell’inflazione.

Gli unici passi evidenti sono stati fatti sul tema dei diritti civili. Infatti la Francia sembra avviarsi verso l’istituzione dei matrimoni omosessuali (andando quindi oltre i diritti riconosciuti con i Pacs) e verso un alleggerimento delle leggi sull’immigrazione, dopo gli anni di Sarkozy (con gli immigrati che spesso si buttavano dalle finestre per fuggire alle retate anti immigrati del governo).

Politiche simili, effetti simili

Sia che l’austerità sia socialista o di destra, questa produce i medesimi effetti. Come in Italia si assiste infatti a un fenomeno di desertificazione produttiva, fatto di imprese che chiudono e licenziano.

Questo è quello che succede alla Peugeot, che ha deciso di chiudere un sito produttivo storico (una sorta di Mirafiori francese). Così come le acciaierie di Florange, acquistate dal magnate indiano Mittal, saranno fermate, dando un colpo alla siderurgia francese simile a quello che subisce quella italiana con le vicende Ilva e Thyssen-Krupp.

La risposta sociale non si è fatta attendere, mostrando un livello di coscienza forse maggiore di quello italiano. Infatti la prima grande mobilitazione della presidenza Hollande è stata organizzata dalla Cgt per difendere l’industria francese, tanto contro l’austerità, quanto contro i cantori della terziarizzazione. E al contempo le misure di austerità trovano la ferma opposizione dei parlamentari comunisti e del FdG eletti nelle due camere.

Qualche risultato è arrivato. Il ministro socialista dell’industria, pur facendo parte della corrente moderata del partito, ha proposto l’intervento dello stato nella Peugeot e la nazionalizzazione delle acciaierie di Florange. Ma anche in questo caso, nel governo socialista sono prevalse posizioni estremamente moderate che hanno bloccato l’opzione della nazionalizzazione e hanno accettato ancora di fidarsi delle promesse di Mittal (milioni di euro di investimenti per rendere più produttive le acciaierie), nonostante tutte quelle fatte in passato non siano state mantenute.

Un presidente normale

Ci si aspettava molto di più da un Partito Socialista che controlla tutte le istituzioni francesi e che si trova con il principale partito di opposizione (l’UMP di Sarkozy) vicino alla deflagrazione.

Hollande ha voluto impostare la propria presidenza su un tono “normale” diverso da quello di “rottura” di Sarkozy. Il problema è che i tempi che stiamo affrontando tempi tutt’altro che normali e richiederebbero un altro livello di risposta. In sostanza Hollande sembra seguire il canone classico dei socialisti francesi, tanto radicali prima delle elezioni quanto moderati una volta che hanno vinto. Ma se questo era incomprensibile prima della crisi, diventa incosciente e pericoloso ora. Un giornale di orientamento gollista come le Monde, riconosce in questo cambiamento rispetto ai toni e alle promesse della campagna elettorale un cambio di direzione altrettanto importante che quello effettuato da Mitterand nel corso del suo primo mandatovi. I francesi appaiono d’accordo con queste osservazioni e i sondaggi di opinione danno la popolarità di Hollande in caduta libera.

Il rischio che i socialisti hanno deciso di correre è molto forte. Molti lavoratori e pensionati, spinti dalla crisi e da campagne mediatiche razziste, alle ultime elezioni si sono rivolti al Front National della Le Pen. Solo un sistema elettorale fortemente maggioritario ha impedito a questo partito di ottenere più di due parlamentari. Ma è già notevole che, per la prima volta da decenni, ci siano parlamentari del Fn. Politiche di ulteriore austerità potrebbero rafforzare ulteriormente questo partito, che potrebbe beneficiare anche dell’esplosione del partito di Sarkozy, l’Ump, dilaniata da un congresso in cui nessuno dei due contendenti riconosce i risultati.

La speranza viene ancora una volta dalle mobilitazioni dei lavoratori, che non sembrano essere intimoriti o frenati dalla presenza di un governo di sinistra: l’aumento della disoccupazione, così come la scomparsa delle imprese industriali francesi hanno provocato le prime manifestazioni sindacali. Questo speriamo servirà a far comprendere che le mobilitazioni degli anni passati non erano solamente contro un governo fortemente reazionario, ma erano contro le politiche stesse e che non saranno accettate neanche in una forma più moderata. Questo è un chiaro messaggio per chi, come i socialisti e i verdi, ha partecipato alle passate mobilitazioni, ma oggi sembra dimenticarsene.

NOTE

i Su questo argomento l’economista Emiliano Brancaccio scriveva nel 2010 : “Le principali difficoltà in seno alla zona euro riguardano più gli squilibri commerciali tra i paesi membri che l’andamento dei conti pubblici di ogni singolo paese. [...] Questi paesi vengono talvolta bollati con il poco diplomatico acronimo di “pigs”. Ciò che tuttavia sfugge a molte analisi è che i cosiddetti “pigs” sono accomunati dalla summenzionata tendenza ai disavanzi con l’estero, mentre per quanto riguarda i rispettivi debiti pubblici si somigliano molto poco.” Brancaccio, E. La grecia campanello d’allarme per l’Europa http://www.economiaepolitica.it/index.php/primo-piano/la-grecia-campanello-dallarme-per-leuropa/

ii Uno dei 60 punti che Hollande ha proposto ai francesi recitava: “Proporrò ai nostri partner un patto di responsabilità, di governo e di crescita per uscire dalla crisi e dalla spirale di austerità che l’aggrava. Voglio rinegoziare il trattato europeo uscito dall’accordo del 9 dicembre 2011, privilegiando la crescita e l’impiego, e una riorientazione del ruolo della Banca Centrale Europea verso questa direzione. Proporrò la creazione di Euro-Obbligazioni”

iii Règle d'or : le projet de loi organique définitivement adopté par le Parlement http://www.lemonde.fr/economie/article/2012/11/22/regle-d-or-le-projet-de-loi-organique-definitivement-adopte-par-le-parlement_1794927_3234.html

iv Il progetto che simbolicamente rappresenta gli effetti dell’austerità è il Grand Paris Express, una rete di treni/metro veloci, fortemente voluto da tutta la sinistra, che collegherà le banlieues (che erano state protagoniste delle anni fa) con Parigi. A causa dei tagli previsti dalla manovra di austerità il progetto è rimesso fortemente in discussione, continuando così a mantenere la divisione tra centro e periferia.

v sull’argomento : 35 heures : la communication ratée de Jean-Marc Ayrault http://www.lemonde.fr/politique/article/2012/10/31/jean-marc-ayrault-contraint-d-eteindre-l-incendie-qu-il-a-allume-sur-les-35-heures_1783620_823448.html Ayrault éteint l’incendie sur les 35 heures http://www.humanite.fr/politique/ayrault-eteint-l-incendie-sur-les-35-heures-507568 e la reazione dei sindacati: Les 35 heures sont "un acquis social" pour la CGT http://www.humanite.fr/politique/les-35-heures-sont-un-acquis-social-pour-la-cgt-507518

vi François Hollande contraint de justifier son virage économique http://www.lemonde.fr/politique/article/2012/11/12/francois-hollande-contraint-de-justifier-son-virage-economique_1789165_823448.html E i dubbi sulle politiche fiscali: Six mois de Hollande : une politique fiscale plus juste ? http://www.lemonde.fr/politique/article/2012/11/12/six-mois-de-hollande-une-politique-fiscale-plus-juste_1789172_823448.html

da Marx 21

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