E' notizia di ieri, a seguito dell'arresto di alti vertici aziendali dell'Ilva di Taranto (tra cui padron Riva e suo figlio Fabio), la rappresaglia messa in atto con l'annuncio di voler chiudere definitivamente lo stabilimento di Taranto che offre lavoro a migliaia di persone. Questo dramma si ripercuoterà presto anche agli stabilimenti che il sito rifornisce: Novi Ligure, Racconigi, Marghera e Patrica. Per migliaia di lavoratori e le loro famiglie si prospetta così l'incubo della disoccupazione e della povertà. Al dramma della devastazione ambientale perpetrato per decenni dallo stabilimento si aggiunge ora anche quello occupazionale, con ripercussioni gravissime sul tessuto sociale di tutta l'area.
Esprimiamo la nostra solidarietà ai lavoratori di Taranto e delle altre fabbriche del gruppo, per i quali ci auguriamo il rafforzamento della loro lotta che leghi salvaguardia dell'ambiente, dignità del lavoro e occupazione.
Salvaguardare ambiente e occupazione si può, anzi è necessario.
Dopo decenni di devastazione ambientale occorre risanare l'area dai rifiuti tossici, creando così posti di lavoro utili (non a Riva ma ai tarantini che sono i veri proprietari della fabbrica) e riconvertendo la produzione a lavorazioni non nocive, utili alla società e rispettose di persone e ambiente.
Come è facile intuire non saranno i Riva o il governo a prendere queste decisioni, così come non si adopereranno per trovare le risorse necessarie alla riconversione industriale. Solo i lavoratori, con la lotta per il proprio posto di lavoro, legata alle altre lotte, possono costringere l'Amministrazione locale e il governo a prendere le misure necessarie per salvaguardare ambiente e posti di lavoro.
E' ora che il governatore della Puglia Nichi Vendola impieghi la stessa passione messa in campo durante la campagna per le primarie del PD in cui ha usato parole come diritti, lavoro, equità e giustizia verso i più deboli occupandosi seriamente della vicenda Ilva. Non come hanno fatto le varie Amministrazioni a vari livelli a Torino (prima Chiamparino e ora Fassino) con la nostra vicenda della ricollocazione lavorativa.
Gli operai dell'Ilva hanno i numeri, la forza e l'esperienza di lotta non solo per occupare lo stabilimento ma anche altri centri nodali come strade, aeroporto, porto e base militare; hanno la conoscenza e la capacità per gestire lo stabilimento senza le manovre e la sete di profitto di Riva & Co.; hanno l'abilità di sfruttare ogni ambito (trattative a vari livelli, mobilitazioni di piazza, occupazioni, ecc.) di lotta per portare a casa l'unico risultato utile: la ripresa dell'attività (anche riconvertita ad altre produzioni) e le dovute bonifiche.
Solidarietà a chi lotta per la dignità del lavoro!
La soluzione siamo noi lavoratori! Tutto dipende da noi!
Torino, 27 novembre 2012 Ex lavoratori ThyssenKrupp Torino