di Andrea Leoni
Il 12 maggio le maggiori piazze di Spagna risponderanno alla chiamata di mobilitazione internazionale per protestare contro banche e il taglio alle politiche sanitarie, per il diritto alla casa e per un reddito globale garantito. Fondamentalmente la manifestazione del 12 sarà una sorta di prova generale per il martedì seguente: il 15. L’anno scorso proprio il 15 maggio migliaia di persone si accamparono dando il via ai primi fuochi di protesta che poi dilagarono in tutto il mondo: il fenomeno indignados.
di Rossana Rossanda
François Hollande, socialista, è il nuovo presidente di Francia. Ed è la prima grossa spina nel fianco dell'Europa liberista. Della quale rifiuta le politiche di rigore e quindi il trattato intergovernativo sulla regola d'oro. Lo ha ripetuto instancabilmente, ancora domenica a mezzanotte, davanti alla folla stipata sulla piazza della Bastiglia, una folla mai vista, inattesa, che si è raccolta in tutte le piazze dell'esagono, prima di tutto in quella del suo collegio nella Corrèze, poi nel piccolo aeroporto di Brive, poi all'arrivo nell'aeroporto del Bourget e di là un corteo improvvisato di moto, auto, biciclette ad accompagnarlo - corteo allegro fitto e pericoloso - fino a Parigi, dove il servizio d'ordine ha stentato a fargli strada fino al palco sulla Bastiglia.
Eu. Re.
PARIGI - La sede del Front de Gauche, la formazione che Jean-Luc Mélenchon ha creato con Marc Dolez nel 2008, dopo la fuoriuscita dal Parti Socialiste, si chiama l'Usine, la fabbrica. Si trova a Lilas, sobborgo di Parigi.
Partendo dalla Goutte d'or, uno dei quartieri popolari di Parigi, a maggioranza africana, si prende il Boulevard Périphérique, il raccordo anulare che separa, come un muro sia fisico che sociale, la città dalla sua sterminata periferia.
di Laura Eudati
Gli europei si ribellano, e fanno bene. Così il premio Nobel per l’economia Paul Krugman commenta i risultati delle elezioni in Francia e in Grecia sulle colonne del New York Times. Krugman da tempo critica ferocemente l’austerity decisa dall’asse Merkel-Sarkozy, affermando con convinzione che i tagli portano soltanto alla recessione. Oggi torna a ripeterlo. Ecco la sua analisi, tradotta in italiano.
di Vassilis K. Fouskas*
È successo il prevedibile. Dopo aver subìto negli ultimi due anni misure d'«austerità» e un'umiliazione nazionale mai sopportate finora, e nonostante una legge elettorale anti-democratica e incostituzionale varata dai dei due partiti di governo (i socialisti del Pasok e Nuova democrazia) nel tentativo di mantenere il potere, il popolo greco ha emesso un verdetto inequivocabile: li ha buttati giù col voto, e ha scelto al posto loro partiti democratici radicali che meglio rappresentano i suoi interessi di classe e la sua dignità sociale.