di Francesca Fornario
Marchionne, l’uomo che davanti a un sindacato reagisce come Buttiglione davanti a un piercing alla lingua («Ma che è ‘sta roba?! Dovrebbe essere fuori legge. Se mio figlio si azzardasse a tornare a casa con uno di questi cosi, questi tesserini del sindacato, lo spedirei dai gesuiti») aveva definito «folcloristica» la sentenza che lo obbligava ad assumere nella Newco di Pomigliano gli operai che aveva palesemente discriminato solo perché iscritti alla Fiom. Marchionne sosteneva che non c’era stata discriminazione, che se tra i 2000 assunti
di Federico Mello
I dati che ci consegna l’Istat fanno piangere lacrime amare. E ancora una volta sono i più giovani, nel Paese delle classi dirigenti gerontocratiche, a farne le spese. L’Istat informa infatti che il numero dei disoccupati a settembre é di 2 milioni e 774 mila: il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004). Il dato dei disoccupati raggiunto a settembre è invece pari a 2 milioni 774 mila: un aumento del 24,9 per cento su base annua.
Ancora peggio, se possibile, il dato sulla disoccupazione giovanile (15-24 anni): a settembre siamo arrivati al 35,1%, un più 1,3 punti percentuali su agosto e più 4,7
di Amerigo Rivieccio
L’Ilo, l’Organizzazione internazionale del Lavoro, ci parla di decine di milioni di disoccupati in più dall’inizio della crisi e ci annuncia altri 7 milioni di ingressi nella disoccupazione entro il 2013, il Fondo Monetario Internazionale lancia l’allarme sul debito arrivato a livelli mai visti nel dopo guerra e descrive una Italia che si impoverisce sempre più e l’Istat conferma l’impennata dei prezzi registrata già nella stima provvisoria.
Quanto emerge dai dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro presentati oggi a Tokyo dal direttore generale Guy Ryder, nel corso della riunione annuale di FMI e Banca mondiale, è la fotografia di un disastro annunciato.
di Paola Natalicchio
Il centro commerciale “I Gigli” di Campi Bisenzio è un tetris di rettangoli e cilindri di cemento e finestre piantato a metà strada tra Firenze e Prato. Ha 15 anni esatti di vita, oltre 14 milioni di visitatori l’anno, 134 punti vendita e 1800 dipendenti. Età media: under 40. Fino allo scorso febbraio, come in tutti i centri commerciali e i negozi d’Italia, qui la domenica, di norma, non si lavorava. C’erano due aperture al mese e gli animi dei commessi erano tranquilli.
Poi è arrivato il decreto liberalizzazioni del Governo Monti e le cose sono cambiate. Da allora, qui e altrove, si lavora a ciclo continuo, 360 giorni su 365. Praticamente si sta a casa solo a Natale, Pasqua e Capodanno.
di Teresa Paoli
“Che palle. Io i precari non li voglio”. Daniela Bagattini era al settimo mese di gravidanza quando sentì pronunciare queste parole da un’impiegata dell’Inca, il patronato della Cgil. Una coltellata alla schiena. Erano rivolte a lei. Proprio a lei che da neomamma precaria aveva pensato bene di appoggiarsi al sindacato dove militava e in cui credeva da sempre. Con un passato di movimento e di cittadinanza attiva, un dottorato in tasca e una figlia in pancia, aveva avuto il primo assaggio dell’intricatissimo mondo dei servizi ai precari. Parole rassicuranti come congedo di maternità, congedo parentale, assegno familiare si apprestavano a diventare l’anticamera di un incubo.