ADESIONE MANIFESTAZIONE FIOM
La cultura è un punto strategico fondamentale per una società realmente democratica. Da essa dipende la formazione della coscienza critica del cittadino, dunque la sua reale libertà e capacità di incidere nello sviluppo sociale del Paese.
Cultura, bene comune come l’acqua, non privatizzabile, diritto fondamentale come la salute. A tutti va garantito l’accesso alla produzione e alla fruizione della cultura.
Cultura, risorsa economica. E’ ormai riconosciuto il suo valore strategico anche sul piano economico: ogni euro investito in cultura ne restituisce sul territorio da quattro a sette.
Il governo Berlusconi ha tagliato drasticamente i fondi ad essa destinati in funzione di una politica che la considera esclusivamente una merce. Una politica che privatizza il sapere, legando la conoscenza all’impresa e la cultura al mercato. Oggi rischiano di chiudere l’ottanta per cento dei teatri e delle fondazioni lirico-sinfoniche; il cinema vede più che dimezzata la sua produzione; rischiano la chiusura migliaia d’imprese del settore e dell’indotto sparse sul nostro territorio nazionale.
Al contrario di quanto avviene nel resto dell’Europa, i lavoratori italiani della cultura e dello spettacolo non possono contare sul riconoscimento sociale della propria professione. L’assenza di ammortizzatori sociali, il diffuso lavoro nero, la dilagante disoccupazione e sottoccupazione li hanno trasformati in cittadini invisibili. Invisibili ed inutili. Lavoratori privi di ammortizzatori sociali, la cui professione spesso non è neanche riconosciuta come tale.
Un Paese che non tutela la cultura e coloro che vi lavorano è un Paese senza futuro.
In questi ultimi anni il lavoro è stato reso precario, è stato svalorizzato sul piano del salario, attaccato come diritto. Difendere il lavoro vuol dire superare la precarietà, riconquistarlo come diritto fondamentale della vita democratica del nostro paese.
Il lavoro è un bene comune, deve tornare a rivestire un ruolo d’interesse generale. L’attacco subìto dalla cultura in questi ultimi dieci anni ha reso possibile parcellizzare e demonizzare una reale cultura del lavoro.
La manifestazione del 16 Ottobre, ponte ideale con le manifestazioni della scuola dell’8 Ottobre, vuole rilanciare l’idea di un Paese dove sia possibile un diverso modello di sviluppo che ponga al centro i diritti, la cultura, la qualità e l’innovazione della produzione.