Roberta Fantozzi
Abbiamo un compito decisivo da svolgere con la nostra iniziativa politica, che ieri Dino Greco riassumeva nel titolo del suo editoriale. E' la decostruzione quotidiana del messaggio che arriva a reti unificate dal mainstream politico-mediatico: le scelte politiche che si stanno compiendo in Europa ed in Italia sono ineluttabili. Non resta che subirle, magari aggiustandole un po', come unica via di salvezza. E dunque la sofferenza sociale che quelle scelte generano - i drammi veri e propri, i progetti di vita "tagliati" e distrutti, la fatica sempre più dura - possono solo restare sofferenza muta, privata in radice della possibilità persino di pensare un'alternativa. Del resto non è questo il messaggio di fondo racchiuso nella riduzione a "tecnica" della politica? Eppure la situazione attuale proprio per la sua durezza offre la possibilità, all'opposto, di rimettere in discussione radicalmente un trentennio di egemonia del neoliberismo, di ricostruire la connessione tra la sofferenza sociale, la condizione materiale delle classi subalterne e l'individuazione delle responsabilità, dell'avversario da battere.




Un'articolo fatto apposta per la Fiat che legittima ex-post l'accordo separato di Pomigliano, cioè legittima quell’accordo che oltre ad attaccare il diritto di sciopero, le garanzie della retribuzione in caso di malattia, e ad imporre condizioni di lavoro insostenibili, prevede che i lavoratori non possano più eleggere i propri rappresentanti sindacali e che le uniche rappresentanze debbano essere dei sindacati firmatari dell’accordo. Un atto che annienta le libertà dei lavoratori, che vuole cancellare i sindacati che si battono per i diritti del lavoro, a partire dalla Fiom. Una forma di moderno fascismo che ora la Fiat vuole estendere in tutto il gruppo e che si vuole in realtà far diventare la nuova aberrante regola per tutto il mondo del lavoro.





