di Nicola Melloni (liberazione.it)

 

La ricetta inventata per consegnare ai ricchi ciò che si ruba ai poveri

 

L’Italia è in recessione e ci rimarrà anche il prossimo anno. E la responsabilità maggiore ricade sul governo Monti (e sul suo predecessore Berlusconi). Se queste parole non le avesse dette il governatore della Banca d’Italia Visco, qualcuno avrebbe potuto pensare alla solita “propaganda comunista”. Ed invece….

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In quattro anni, dal 2008 al 2012 l’economia italiana ha perso ben 567 mila occupati. È quanto emerge dall’osservatorio Lavoro della Cisl. Nel terzo trimestre 2008, cioè subito prima dell’inizio della crisi mondiale, il tasso di occupazione era pari al 59%, corrispondente a 23.518.000 persone occupate: dopo 4 anni l’indicatore è sceso al 56.9%, pari a 22.951.000 occupati. L’analisi dei dati Istat del terzo trimestre 2012 evidenzia inoltre un netto peggioramento dell’occupazione. Infatti, la rilevata stabilità del numero di occupati non può considerarsi un segnale di uscita dalle criticità, essendo dovuta all’aumento degli occupati con almeno 50 anni, a sua volta provocato dalla forzata permanenza al lavoro per via delle riforme pensionistiche. A tale fenomeno corrisponde il calo di occupati tra i giovani. Gli effetti della crisi si mostrano anche nella riduzione del lavoro a tempo indeterminato, mentre crescono i dipendenti a termine e i collaboratori, e nella riduzione del tempo pieno con contestuale aumento del tempo parziale involontario. Infine, altro dato che segnala la drammaticità della crisi è quello relativo alla cassa integrazione: nel 2012, ricorda la Cisl, le ore di cassa autorizzate si attestano intorno al miliardo (1.090,6 milioni contro i 973,2 del 2011, pari a un +12,1%) per il quarto anno consecutivo: sono circa 500 mila lavoratori mediamente coinvolti ogni anno.Il settore più in sofferenza è il commercio, l’area geografica più penalizzata è il Centro Italia. Anche il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha parlato della crisi: «Rispetto al 2007 – ha detto – abbiamo perso 7 punti di Pil. Il cammino per riportarci alla situazione pre-crisi è lungo, ma verso fine anno dovrebbe esserci un cambiamento di segno».

 

(il manifesto)

di Mario Pianta (sbilanciamoci.info)

 

La Banca d’Italia vede un 2013 di recessione e corregge l’ottimismo passato, teme la disoccupazione e ammette che l’austerità peggiora la finanza pubblica. Tre notizie importanti per la campagna elettorale

 

Meno uno percento. La notizia è che per Banca d’Italia l’economia del paese sarà in recessione anche nel 2013, in un’eurozona senza ripresa, col prodotto in calo anche negli ultimi tre mesi. In Italia la disoccupazione – ora all’11,1% – salirà al 12%. Il rapporto debito/Pil – ora al 126% – continuerà a peggiorare nel 2013 e potrà ridursi solo dal 2014. Ma le vere notizie, dietro questi dati sono altre.

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Luciano Gallino (micromega online)

 

Non ci sono solo gli Stati Uniti. Anche l’Italia ha il suo baratro fiscale, come quello Usa di natura politica prima che economica. L’agenda Monti vi dedica ampio spazio, sebbene usi altri termini. In realtà il baratro l’ha aperto il Parlamento quando ha ratificato mesi fa – su proposta del governo Monti – il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento ecc. imposto da Consiglio europeo, Commissione e Bce. L’art. 4 prescrive: “Quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore.. del 60%... tale parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all’anno”. Il Trattato è già in vigore, ma in base a un precedente regolamento del Consiglio, l’inizio della riduzione del debito verso la meta del 60 per cento dovrebbe aver luogo solo dal 2015.

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Consiglio direttivo del Bin Italia

 

In questa campagna elettorale si è cominciato, ancora con troppa timidezza, a citare il tema del sostegno al reddito, evocato con declinazioni diverse, a volte confuse e spesso contrapposte. Su come e quando il tema del reddito sarà discusso, su come si intende articolarlo, quali saranno i criteri che lo caratterizzeranno nella forma e nella sostanza economica, su come e quando si intende introdurlo non abbiamo ancora dei riferimenti chiari. Per quanto ci riguarda auspichiamo che sia uno dei punti da affrontare entro i famosi primi 100 giorni dell’azione governativa, che sia affrontato come una proposta urgente e necessaria per i cittadini di questo paese.

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