di Roberto Ciccarelli -
Questo non sarà più un paese di proprietari di casa, dove l’80% delle famiglie possiede l a prima casa. Le ultime stime dell’Agenzia del Territorio confermano la tendenza già e mersa nel 2012: nel primo trimestre le compravendite immobiliari erano crollate del 17,8% nell’ultimo s ono crollate a – 30,5%. I l mercato è tornato al 1985 dopo avere bruciato i l 25,8% del suo valore. Rispetto al 2006, l’ultimo picco raggiunto dalla bolla immobiliare in Italia, il crollo delle compravendite si è attestato a 444 mila unità, un netto dimezzamento in soli sei anni se consideriamo che, tra i l 1966 e i l 2006 erano raddoppiate raggiungendo il record europeo di 900 mila, con un incremento annuo del 3,1%.

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di Paolo Pini
Così è avvenuto ciò alcuni si auguravano, ma non osavano del tutto sperare. Ieri, 13 marzo 2013, il Parlamento Europeo, la massima ed unica istituzione europea eletta direttamente dai cittadini dell’Europa, ha bocciato la proposta di bilancio pluriennale su cui i Presidenti ed i Governi dei paesi membri si erano accordati l’8 febbraio 2013, rivedendo al ribasso la proposta avanzata dalla Commissione Europea nell’autunno del 2012.

La bocciatura è avvenuta ad ampia maggioranza: 506 voti contrari alla approvazione, 161 favorevoli, 23 astenuti. A parere del Parlamento la proposta non può essere accettata in quanto è ritenuta troppo restrittiva per la gestione delle prossime politiche settennali. Il Parlamento ha sancito che il bilancio di austerità deciso dai Governi dell’Unione non è ricevibile dai Cittadini dell’Unione.

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di rassegna.it
Il 65% dei lavoratori teme il licenziamento – Foto evanlavine (da Flickr) (immagini di Foto evanlavine (da Flickr))
Incertezze per il futuro e tentativo di reagire, tra speranze e realismo, tra frustrazione e voglia di fare, in cui la soddisfazione per il proprio lavoro si sovrappone in due casi su tre al timore di perdere il posto e genera ansia di instabilità. È la fotografia scattata dall’Istituto di ricerche Ispo fondato da Renato Mannheimer che ha intervistato, per una ricerca promossa dall’agenzia per il lavoro Openjobmetis, 800 lavoratori italiani.

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Intervista a Landini di Daniela Preziosi -
Segretario Landini, partiamo da un dato: secondo gli istituti di ricerca il centrosinistra è al terzo posto nel voto operaio, dopo M5S e persino dopo il Pdl. In alcuni quartieri operai di Torino Grillo ha fatto il pieno. Come interpreta questo dato?
È una conferma che quello di febbraio è stato innanzitutto un voto contro le politiche del governo Monti. Un voto che chiede un cambiamento. Già a giugno la Fiom aveva organizzato un incontro con tutti i segretari del centrosinistra, e non solo. In quella sede dicemmo: c’è un vuoto, in questi anni il lavoro non è stato rappresentato. C’è bisogno di chi difenda i diritti di chi lavora e dei giovani che cercano lavoro. Perché il voto di cui si parla non l’hanno dato solo gli operai ma anche i giovani, i precari, le partite Iva. 

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"Reddito minimo per tutte e per tutti": è questo lo slogan della campagna per il reddito minimo garantito. E per sostenerla più di cinquantamila le firme raccolte. I promotori dell'iniziativa (una rete di associazioni vicine al Prc, al Pdci e a Sel) le hanno presentate oggi nel corso di una conferenza stampa alla Camera. Ne bastavano cinquantamila per la proposta di legge di iniziativa popolare che dovrebbe istituire questo strumento di welfare già piuttosto diffuso, in varie forme, in Europa, ma le adesioni sono andate ben oltre. La proposta, dopo il successo della campagna "che ha coinvolto - secondo il comitato promotore - 200 città, con più di 250 iniziative" sarà depositata "entro i primi cento giorni" della prossima legislatura. "Il reddito minimo - si legge all'articolo 1, comma 2 del testo - ha lo scopo di contrastare la marginalità, garantire la dignità della persona e favorire la cittadinanza attraverso l'inclusione sociale per gli inoccupati, i disoccupati e i lavoratori precariamente occupati (...)". Tra le previsioni della norma proposta la "erogazione di un beneficio individuale in denaro pari a 7200 euro l'anno, da corrispondere in importi mensili di 600 euro ciascuno" a chi ha un reddito di meno di 8.000 euro. Poi agevolazioni sui trasporti, le cure mediche, i libri scolastici. Il "beneficio" decadrebbe in caso di rifiuto di una proposta di lavoro formulata dal centro per l'impiego, oltre che in tutti i casi in cui il soggetto beneficiario acquisisca un contratto di lavoro o un reddito di lavoro autonomo incompatibile con i requisiti della legge. Il provvedimento verrebbe finanziato da un apposito Fondo che attingerebbe "alla fiscalità generale". In Europa mancano solo in Grecia e in Italia, e il Parlamento europeo ha chiesto al Bel Paese di adeguarsi. Per Paolo Ferrero, segretario del Prc, “occorre istituire subito il reddito minimo per garantire ai disoccupati la possibilita' di arrivare alla fine del mese: le risorse ci sono, sono quelle che si ricaverebbero da una tassa sui grandi patrimoni".

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