di Maurizio Landini *

La decisione della Fiat di buttare fuori dallo stabilimento di Pomigliano 19 operai, motivandolo con la sentenza della Corte d'Appello di Roma che fa giustizia di un'odiosa discriminazione ai danni dei lavoratori Fiom, è un atto illegale di una gravità senza precedenti, una violazione esplicita della Costituzione.
Sergio Marchionne conferma così la sua strategia e i suoi metodi antioperai e antisindacali, fino all'eliminazione fisica del dissenso dagli stabilimenti Fiat. Ora mi aspetto che anche le altre organizzazioni dei metalmeccanici facciano sentire la loro voce, così come mi aspetto che la politica batta un colpo richiamando la più importante azienda privata italiana alle sue responsabilità e al rispetto del principio che informa le leggi fondamentali dello stato e che prevedono pari dignità tra il lavoro e l'impresa.

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di Francesca Fornario

Marchionne, l’uomo che davanti a un sindacato reagisce come Buttiglione davanti a un piercing alla lingua («Ma che è ‘sta roba?! Dovrebbe essere fuori legge. Se mio figlio si azzardasse a tornare a casa con uno di questi cosi, questi tesserini del sindacato, lo spedirei dai gesuiti») aveva definito «folcloristica» la sentenza che lo obbligava ad assumere nella Newco di Pomigliano gli operai che aveva palesemente discriminato solo perché iscritti alla Fiom. Marchionne sosteneva che non c’era stata discriminazione, che se tra i 2000 assunti

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di Federico Mello

I dati che ci consegna l’Istat fanno piangere lacrime amare. E ancora una volta sono i più giovani, nel Paese delle classi dirigenti gerontocratiche, a farne le spese. L’Istat informa infatti che il numero dei disoccupati a settembre é di 2 milioni e 774 mila: il livello più alto dall’inizio delle serie storiche mensili (gennaio 2004). Il dato dei disoccupati raggiunto a settembre è invece pari a 2 milioni 774 mila: un aumento del 24,9 per cento su base annua.

Ancora peggio, se possibile, il dato sulla disoccupazione giovanile (15-24 anni): a settembre siamo arrivati al 35,1%, un più 1,3 punti percentuali su agosto e più 4,7

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di Roberta Fantozzi e Barbara Pettine

 

Monti e Fornero hanno gettato nella disperazione centinaia di migliaia di persone, che hanno visto, nel giro di poche settimane, la propria prospettiva di vita messa radicalmente in discussione, dopo anni ed anni di duro lavoro. La cosiddetta riforma delle pensioni del governo dei tecnici, che allunga di sei anni e più il tempo di lavoro, è stato il più violento provvedimento antipopolare, contro le condizioni di vita di uomini e donne, dal dopoguerra ad oggi. Una campagna lampo passata sulla testa della gente, offerta sull'altare del recupero di «credibilità» in Europa e nel mondo dalla neonata unità nazionale del «dopo la caduta di Berlusconi», senza che ci fosse neppure la consapevolezza del disastro sociale che questa sedicente riforma apparecchia.

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di Amerigo Rivieccio

L’Ilo, l’Organizzazione internazionale del Lavoro, ci parla di decine di milioni di disoccupati in più dall’inizio della crisi e ci annuncia altri 7 milioni di ingressi nella disoccupazione entro il 2013, il Fondo Monetario Internazionale lancia l’allarme sul debito arrivato a livelli mai visti nel dopo guerra e descrive una Italia che si impoverisce sempre più e l’Istat conferma l’impennata dei prezzi registrata già nella stima provvisoria.
Quanto emerge dai dati dell'Organizzazione internazionale del lavoro presentati oggi a Tokyo dal direttore generale Guy Ryder, nel corso della riunione annuale di FMI e Banca mondiale, è la fotografia di un disastro annunciato.

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