di Ezio Locatelli*
In questi giorni abbiamo avuto la riprova che Piero Fassino, sindaco di Torino, vive non a Palazzo Civico ma su un altro pianeta. In una lettera ad un quotidiano, sulle prossime amministrative e sulla eventuale ripresentazione della sua candidatura, Fassino parla di Torino come se stesse parlando di tutt’altra realtà. L’immagine che viene data è di una città metropolitana all’avanguardia in tutti i campi: industria, finanza, tecnologie spaziali, ricerca, formazione, università, cultura, cibi, turismo e chi più ne ha più ne metta. L’immaginifico Fassino parla di Torino come di una grande città che per la sua capacità di “straordinaria trasformazione” è diventata un “vero e proprio punto di riferimento nell’era della globalizzazione”. Che Torino sia un importante e bella città è fuor dubbio.
Ma detto ciò nessuno può pensare di sottacere il degrado di una città scesa a livelli molto bassi per quanto riguarda la qualità della vita, una città letteralmente “sprofondata” – per usare un termine utilizzato dai ricercatori – quanto a condizioni sociali, occupazionali, ambientali, abitative. Una realtà che Fassino, sindaco ormai più vicino a Marchionne e alla grande finanza che ai ceti popolari, non vede e non sente più. Da qui la necessità di voltare pagina, di ridare voce e rappresentanza al diffuso disagio e malessere sociale che c’è. Su questa necessità si è aperto un importante capitolo di ragionamento.
Chiusa una stagione politica, quella fondata sull’illusione di poter condizionare da sinistra un Pd che è andato tutto a destra, in settori ampi di sinistra e di società civile sta maturando l’idea – da noi da tempo sostenuta – di mettere in campo un programma e uno schieramento unitario alternativo alle politiche liberiste del Pd di Renzi e di Fassino nonché alle forze di centrodestra. Di fatto le politiche portate avanti nel corso degli anni dai due schieramenti, a livello comunale e regionale, sono diventate sempre più simili e intercambiabili in materia di privatizzazioni dei servizi, di alienazione di beni pubblici, di riduzione dei diritti sociali e dei servizi pubblici, di grandi opere. Un circolo vizioso che può e deve essere spezzato mettendo in campo una proposta di segno contrario. Dunque più attenzione alle periferie urbane, lotta all’austerità e alle disuguaglianze, potenziamento dei servizi pubblici, no alle privatizzazioni e alle speculazioni immobiliari, vivibilità ambientale, diritti e dignità del lavoro, politiche abitative rivolte in particolare ai ceti meno abbienti, diritti di cittadinanza, eccetera.
Il superamento della frammentazione della sinistra e la presentazione di una proposta unitaria alternativa al Pd di Fassino è un fatto di novità che può fare la differenza alle prossime amministrative nella sfida politica per il cambiamento. Si tratta di avviare a tal fine un percorso di lavoro e di raccolta delle diverse espressioni di volontà politica. Tutti insieme, con pari dignità e con grande senso di apertura: partiti, associazioni, comitati di lotta, singoli o altre espressioni della società civile. Ognuno chiamato a fare la sua parte. Per questo riteniamo utile che nei prossimi giorni la sinistra, nelle sue diverse articolazioni, si ritrovi attorno a un tavolo di confronto – uno dei tanti tavoli che vanno aperti – in maniera tale da contribuire a spingere in avanti la proposta politica di una alternativa al blocco di potere raccoltosi intorno a Fassino e al Pd. Rifondazione Comunista è a disposizione per questo percorso.
*segretario provinciale Prc-Se Torino
Torino, 23 ottobre 2015