121008merkeldi Joseph Halevi
Le previsioni pessimistiche del Fondo monetario internazionale individuano nell'Europa dell'Unione Monetaria la zona maggiormente in crisi. La situazione è destinata ad aggravarsi ulteriormente se si continua ad insistere sulle restrizioni fiscali. In tale contesto il discorso di Angela Merkel al Bundestag è un nuovo atto di irresponsabilità nei confronti dei paesi dell'eurozona. La Cancelliera ha invocato l'adozione di misure di veto nei confronti dei bilanci dei paesi che non riusciranno a stare nei termini dello già scellerato patto fiscale che impone il pareggio dei conti pubblici. È importante capire che esattamente come non si può imporre per tutti i paesi l'equilibrio automatico della bilancia dei pagamenti corrente, dato che alcuni avranno i conti con l'estero in surplus ed altri in deficit, non si può pensare che tutti possano raggiungere e mantenere il pareggio di bilancio. Questo il governo francese lo sa benissimo.

Parigi si oppone alla linea della Merkel non per un presunto keynesismo che non c'è, bensì perché con una bilancia dei pagamenti esteri corrente negativa, fenomeno che in Francia oltre ad essere molto frequente sta ormai durando da parecchi anni, le possibilità di centrare il pareggio di bilancio si riducono di molto. Inoltre esse si riducono ad ogni peggioramento dei conti esteri.
Lo stesso discorso vale in realtà anche per l'Italia. In Francia però sono assai più consapevoli che la rigidità voluta da Berlino non è attuabile e toglierebbe a Parigi i gradi di libertà necessari a far accettare sul piano interno le politiche di austerità. Ne consegue che Berlino vorrebbe di fatto imporre all'Europa dell'euro una sua versione del demenziale fiscal cliff (precipizio fiscale) che i repubblicani hanno imposto ad Obama ma che negli Usa si riferisce al raggiungimento di un certo livello nel debito pubblico, oltre il quale scatterebbero dei tagli automatici. La logica altrettanto demenziale del governo tedesco obbligherebbe i paesi dell'eurozona a lanciarsi in una feroce politica volta ad ottenere forti eccedenze nei conti esteri tramite la compressione della domanda interna, peggiorando così le cose. Ciò si risolverebbe in un conflitto economico intraeuropeo, salvo miracoli da parte degli Stati Uniti. L'ossessione, completamente errata, con i conti pubblici sta portando l'Europa alla follia economica e politica.

Il Manifesto - 19.10.12

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