di Nando Mainardi

Venerdì scorso, al campo sportivo di Fossoli, frazione di Carpi, si è tenuta una riunione “straordinaria” e congiunta del Comitato Politico Regionale del Prc emiliano-romagnolo e del Comitato Politico Federale modenese sul terremoto. Infatti, anche se i riflettori dei giornali e delle tivù si stanno spegnendo, siamo ancora nel pieno dell’emergenza: ad oggi, circa diecimila persone rimaste senza un tetto alloggiano e dormono assistite dalla Protezione Civile. E altre cinque, seimila si stanno arrangiando in campi spontanei o comunque hanno trovato soluzioni per conto proprio, poggiando su reti parentali e amicali.

La nostra stessa riunione si è tenuta a qualche metro da un campo autorganizzato che è arrivato, nelle settimane scorse, ad ospitare centocinquanta persone e in cui la presenza di militanti e volontari del nostro partito è stata costante. Stefano Lugli, segretario della federazione modenese, ha messo in evidenza i danni subiti dalle strutture e dai servizi pubblici: gli ospedali di Finale Emilia e di Mirandola sono chiusi, con la perdita di circa settecento posti letto. La Regione Emilia-Romagna ha stanziato in fretta e furia 56 milioni di euro per poter mettere a disposizione alcune strutture e rendere possibile l’avvio dell’anno scolastico. Stefano Calderoni, assessore alla protezione civile della Provincia di Ferrara, anch’essa colpita dal sisma, ha sottolineato il paradosso drammatico e inaccettabile in cui si trovano gli enti locali: anche quando hanno risorse per fornire aiuto e assistenza ai terremotati, si trovano ingabbiati dal patto di stabilità e dai diversi vincoli posti dai governi Berlusconi e Monti. Marco Pondrelli e Rina Zardetto si sono soffermati sulle situazioni, meno drammatiche ma comunque difficili, di alcuni comuni bolognesi e reggiani. Monica Donini, consigliera regionale, ha evidenziato la scelta della Regione e di gran parte degli enti locali, che hanno rifiutato di cedere la propria “sovranità” alla Protezione Civile e hanno rivendicato e difeso il proprio ruolo.
Maria Cristina Ferraguti ha raccontato la situazione di Cavezzo, comune di cui è assessora e tra i più colpiti dal terremoto. Piobbichi, responsabile nazionale delle Pratiche sociali, ha fatto il punto sulla mobilitazione del nostro partito, delle Brigate di solidarietà attiva e delle Fasce rosse: attraverso il nostro intervento diretto, siamo in grado di fornire quotidianamente viveri e beni di prima necessità a millecinquecento persone stipate nei campi spontanei. Ora bisogna proseguire, ed è fondamentale il lavoro di raccolta di ciò che è necessario da parte dei circoli e delle federazioni in tutti i territori. Marco Gelmini, responsabile nazionale organizzazione, ha concluso affermando che ciò che il partito ha fatto e sta facendo nelle zone colpite dal terremoto è il “cuore” della politica, proprio perché ha a che fare con l’organizzazione delle risposte ai bisogni fondamentali attraverso la pratica della mutualità e per di più in una situazione di emergenza estrema. Ha invitato tutte le forze politiche a fare come il Prc, a portare direttamente nelle zone colpite dal terremoto il confronto e la discussione politica.
Tutti gli interventi hanno, inoltre, messo al centro due punti. Il primo: rifiutiamo un’idea di ricostruzione basata su un nuovo consumo del territorio, sulla disgregazione dell’identità storica e sociale dei paesi, sulle colate di cemento e sulle new towns. Errani faccia intanto ciò che ha detto: in primis, si utilizzino le tante case sfitte per dare un tetto a chi oggi non ce l’ha. Secondo: le risorse messe a disposizione da Monti sono poche, incerte e totalmente interne alle politiche più complessive del governo. Intervenire in una zona colpita dal terremoto mentre, al contempo, si stanno devastando le politiche pubbliche è cosa improbabile per un governo. Anche per questo, Monti se ne deve andare al più presto.  
 

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