Anche l'inceneritore diventa verde se serve a garantire poltrone elargite dal PD.
Leggo con stupore, nell'intervista di oggi su Repubblica ad Edoardo Zanchini, che esattamente un mese fa, tra lo giubilo dell'ambientalismo fedele all'establishment, era stato messo da Gualtieri a capo dell'ufficio speciale clima della Capitale, l'improvviso sostegno del vicepresidente di Legambiente all'inceneritore.
Ecco allora che basta un incarico a cancellare rapporti, dati, studi, evidenze scientifiche del forte impatto degli inceneritori sulle emissioni di CO2 e sul consumo idrico.

Sono stupita ma neppure troppo, ormai l'ambientalismo di facciata, che sventola con una mano la bandiera verde e con l'altra si garantisce posti in ruoli chiave, è all'ordine del giorno.
Un ambientalismo di Palazzo che invece di organizzare il popolo inquinato si ritaglia posti al sole e finanziamenti e lascia, alle generazioni future, le conseguenze nefaste della subalternità e del collateralismo di settori dell'ambientalismo al PD e al centrosinistra. Fortunatamente in questi anni è cresciuto un ambientalismo popolare e giovane sempre più consapevole della necessità di non farsi abbindolare dal greenwashing
Serve un'alternativa che sia veramente ambientalista ed ecosocialista.
Intanto ci opporremo all'inceneritore come abbiamo sempre fatto, nei comitati e tra la gente, anche senza Zanchini che segue le orme di Chicco Testa.

Elena Mazzoni, Responsabile ambiente, Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

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