120705monti bondidi Massimo Giannetti
Decreto (quasi) blindato: 26 miliardi di spesa in meno in 3 anni Per Susanna Camusso, è «un'altra manovra recessiva». Il decreto del governo, accusa la Cgil, «mette a rischio mille reparti ospedalieri»
Più che una «missione collettiva», come l'ha definita Mario Monti dopo sette ore di maratona, la cosiddetta «spending review» sembra l'effetto di una scazzottata tra i vari ministri e tra questi e lo stesso premier. Il dicastero che ne esce maggiormente a pezzi, nonostante i tentativi di resistenza del titolare Renato Balduzzi, è quello della salute, il più delicato, mentre quello della difesa, il meno apprezzato dall'opinione pubblica, si conferma il più potente di tutti: è infatti riemerso praticamente integro dalla mannaia che si è abbattuta sulla spesa statale.

Intendiamoci, non tutte le decisioni sono da buttare: una sicuramente positiva è la retromarcia in extremis sul taglio di 200 milioni alle università statali - ma sarebbe meglio definirlo travaso - a favore di quelle private. Tutti gli altri capitoli - «esplorati con gusto e caparbietà» dal super commissario Enrico Bondi - hanno subìto degli aggiustamenti rispetto alla vigilia, ma alla fine il premier è apparso comunque soddisfatto.

Il decreto approderà in parlamento entro la fine di luglio e ci arriverà praticamente blindato, «senza grandi» possibilità di modifica da parte di partiti. Prevede un risparmio di 26 miliardi in tre anni: 4 miliardi e mezzo da ottobre a dicembre di quest'anno; altri 10 e mezzo per il 2013 e altri 11 per il 2014. «Risparmi che serviranno per la ricostruzione del terremoto in Emilia, Lombardia e Veneto, e per salvaguardare altri 55 mila lavoratori esodati», ma «in particolare, a far sparire l'aumento dell'Iva e quindi di riuscire a trovare altri 6 miliardi nelle prossime misure», ha sostenuto il ministro della funzione pubblica Patroni Griffi.

Vediamo quali sono le spese principali sacrificate sull'altare dello spread.
Pubblica amministrazione. La sforbiciata dei dipendenti - 3 milioni e 250 mila - è imponente: prevede l'eliminazione del 20% dei dirigenti ministeriali e del 10% del personale: tra i 250-300 mila dipendenti in 3 anni. Le piante organiche dei ministri e degli enti pubblici non economici saranno «rimodulate» entro la fine di ottobre: per i dipendenti in eccesso sono previsti il prepensionamento con le norme precedenti alla riforma Fornero e la mobilità. Il ministro Griffi avrebbe voluto estendere le nuove norme anche a regioni e enti locali, ma è prevalsa la linea "più morbida" dell'Economia che prevede blocco delle assunzioni e licenziamenti in base a dei parametri cosiddetti «virtuosi»: se un ente supera la soglia del 20% di dipendenti rispetto al numero dei residenti non potrà assumere, se invece supera la soglia del 40% scatta l'obbligo dei prepensionamenti e della mobilità.
Licenziamenti. In sostanza con le nuove norme il pubblico diventa privato: l'amministrazione può «risolvere unilateralmente il rapporto di lavoro» senza che il sindacato possa mettere becco. La riduzione degli organici del 10% è prevista anche per le forze armate.
Auto blu e ministeri. Dal prossimo anno sarà ridotto del 50% il parco auto. I tagli dovrebbero far risparmiare 1,5 miliardi quest'anno e 3 nel 2013.
Acquisti. Viene rafforzata la Consip. E le amministrazioni pubbliche potranno «rescindere contratti di lungo periodo non più convenienti» o «troppo onerosi» per l'acquisto di beni e servizi.
Sanità. Come si diceva è il capitolo più doloroso: apparentemente gli ospedali con meno di 120 posti letto restano in piedi ma la loro sorte è in realtà incerta: il governo, che ne aveva inizialmente previsto l'eliminazione per decreto, ha deciso di non operare di sua sponte ma di consegnare la mannaia alle regioni, obbligate a «razionalizzare la rete ospedaliera». Il decreto «ammazza salute», come l'hanno definito i governatori sul piede di guerra, ha inoltre confermato tutte le altre misure di riduzione della spesa annunciate alla vigilia: taglio del Fondo sanitario nazionale, ridefinizione dei tetti di spesa farmaceutica, riduzione della spesa di acquisto di beni, servizi e prestazioni da privati accreditati. È imposta anche la riduzione di 18 mila posti letto a livello nazionale. Da queste misure il governo conta di risparmiare 5 miliardi.
Enti locali: Altra mazzata dopo quelle degli anni passati. Oltre ai tagli al Sistema sanitario nazionale, il decreto prevede una ulteriore riduzione dei trasferimenti alle regioni pari a 700 milioni di euro per il 2012 e di un miliardo per il 2013. I comuni avranno invece 500 milioni in meno quest'anno e 1 miliardo il prossimo.
Province. Il tira e molla si è chiuso con la decisione, incerta fino all'ultimo, di eliminare o accorpare la metà delle attuali 110 province italiane. Contestualmente saranno istituite dal 2014 dieci città metropolitane: Roma, Milano, Torino, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.
Emittenti: Dal prossimo anno le tv private locali subiranno un ulteriore taglio dei contributi di 30 milioni: a rischio 5 mila posti di lavoro.
Procure. La «rivoluzione» degli uffici giudiziari è stata stralciata dalla «spendine review», ma la filosofia del decreto approvato ad hoc ieri mattina è la stessa: saltano 38 procure, 37 tribunali e 220 uffici giudiziari distaccati: «Possono rimanere aperti i tribunali con un numero di magistrati da 20 a 28 - dice il ministro della giustizia Paola Severino - ma solo se si trovano in una zona di criminalità organizzata o il cui spostamento porterebbe dei disagio di trasporto». Il personale sarà «redistribuito nel territorio». Sempre in tema di giustizia è prevista anche l'eliminazione degli oltre 600 uffici dei giudici di pace sparsi per l'Italia. Con i tagli giudiziari il governo stima un risparmio di circa 3 milioni nel 2012; più di 17 milioni per il 2013 e oltre 31 milioni per il 2014.

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