Redazionale
Ad oggi ancora non è dato sapere con quale sistema elettorale andremo a votare nel 2013. Porcellum, mattarellum, l’uno o l’altro modificati: il dibattito è ancora in corso.
Ieri la Commissione Affari Costituzionali del Senato ha approvato (ricompattando la vecchia maggioranza di centro-destra con il sostegno di Api e Udc) un emendamento al testo della legge elettorale in discussione, che prevede una soglia del 42,5% per ottenere il premio di maggioranza (pari al 12,5%). In modo contrario hanno votato il Pd e l’Idv.
Dal Pd si sono levate più voci che hanno espresso l’indignazione verso chi tenta di stravolgere i patti e le intese (riferendosi in particolare al Pdl e all’Udc), favorendo l’ “ingovernabilità” e l’instabilità del quadro politico complessivo, al fine di garantire un ritorno dei tecnici o di “grosse coalizioni” bipartisan.
Da parte di Sel si sono levate voci di indignazione più o meno simili e con l’individuazione dello stessa problematica: il rischio dell’ingovernabilità.
C’è però un convitato di pietra in questa discussione che in molti – volenti o nolenti – ignorano e che non viene mai portato alla ribalta mediatica: la partecipazione democratica.
La nostra fortunatamente è ancora una Repubblica Parlamentare e il sistema migliore per garantire la partecipazione democratica è il sistema proporzionale. Fare entrare questo assunto elementare nel dibattito politico odierno è cosa ardua, ma anche decisiva per la sopravvivenza della sinistra nel nostro Paese.