121115ferrero pomiglianodi Stella Cervasio
A Pomigliano d’Arco il corteo promosso dalla Fiom, ma gli operai dello stabilimento Fiat non partecipano. Ferrero di Rifondazione comunista accusa l’azienda di averli intimiditi, la Fiat parla di una «accusa ingiuriosa» e annuncia azioni legali. Al corteo prendono parte invece le fabbriche in crisi della Campania e i leader: Vendola, Di Pietro e Landini, accanto a loro il sindaco De Magistris.
Pomigliano d’Arco – Viale Alfa Romeo è il miglio dell’oro perduto. Lungo la strada che porta nel cuore di Pomigliano, una volta capitale dell’industria che contava in Italia, si disegna la mappa della dismissione e di tutto il lavoro rottamato del sud. In testa al corteo che si tinge di sbuffi di fumogeni arancio e rossi, i lavoratori da reintegrare nello stabilimento Giambattista Vico in tshirt e felpa rosso Fiom “Pomigliano non si piega”, portano lo striscione “Siamo tutti di Pomigliano”.

All’arrivo per il comizio, in piazza Primavera, risuonerà alta la voce di Maurizio Landini, segretario generale Fiom con la notizia che il criterio 19 (reintegrati) contro 19 (licenziati) non passerà: «Ieri mattina ci siamo rivolti al Tribunale di Roma per chiedere il ritiro delle procedure di mobilità avviate da Fiat a Pomigliano.Continuiamo a fare non politica, ma il sindacato di tutti».
In coda al corteo, mentre alle 10 si organizzano per partire, il sindaco Luigi De Magistris con il vicesindaco Tommaso Sodano: «Per me è naturale stare vicino ai lavoratori – dichiara De Magistris – come ho sempre fatto da giurista, da italiano e ora da sindaco: bisogna scongiurare la logica di chi da una posizione padronale approfitta di questi momenti per mettere contro i lavoratori e per non rispettare le sentenze», e ha ricordato che «Pomigliano è il simbolo della lotta per il lavoro, con Atitech, Alenia, Ansaldo». Dai cancelli dell’Avio, dove i manifestanti hanno steso uno striscione “Entra, aiuta Marchionne a renderti schiavo”, si snoda il corteo di circa 5000 lavoratori scesi in piazza contro le politiche economiche e del lavoro del governo Monti e dell’Unione europea. Una marcia indetta dalla Fiom anche per protestare contro le logiche introdotte in azienda dall’ad Fiat Marchionne. Al corteo si uniscono 1500 studenti e precari della scuola con il cartello “A Pomigliano il ricatto, da Pomigliano il riscatto”. I disoccupati dei Banchi nuovi. I pensionati. I primi slogan sono contro il ministro Fornero e vengono dagli studenti. Poi comincia la mappa delle delusioni e del lavoro perduto: Formenti Seleco di Sessa Aurunca («Ci danno 500 euro al mese, non tutti i mesi. Lo stabilimento è chiuso da 10 anni, abbiamo altri due mesi di Cig e poi è prevista la mobilità. La Regione aveva stanziato 91 milioni per fare partire un programma mai partito»). I lavoratori Irisbus hanno scritto “Non molleremo”. C’è l’rsu Firema e la Selex sistemi integrati di Giugliano. Le felpe rosse Filt dicono «Nessuno può calpestare la dignità dei marittimi pubblici e privati». E i marxisti-leninisti innalzano un cartello con la foto anticata dello stabilimento Fiat e un Marchionne con fez: “Il nuovo Valletta Marchionne ha restaurato le relazioni industriali mussoliniane”. E ancora, la Lear di Caivano, gli “Scomparsi” dell’Eutelia che andranno al ministero «dove ritengono risolta la nostra vertenza». Avio e Fincantieri, l’rsu di Whirlpool corporation, Sata di Melfi («Mi auguro che ai 19 non sia riservata la stessa sorte di noi tre reintegrati che Fiat tiene a casa», ha detto Giovanni Barozzino). In testa al corteo arrivano il segretario generale Fiom Landini e il giurista Stefano Rodotà che, in quanto professore, riceverà sul palco qualche contestazione dagli studenti. Dietro lo striscione Sel si aggiunge Nichi Vendola («Per me oggi la capitale d’Italia è Pomigliano, una capitale del mondo del lavoro angosciato dalla paura, ricattato e solo. L’idea di far risorgere il settore auto si è rivelato un imbroglio. Il modello Marchionne va contestato radicalmente».) Battibecco tra il responsabile economia del Pd Stefano Fassina e il leader Idv Antonio Di Pietro che ha definito «un’anomalia e un atteggiamento ipocrita da parte di forze politiche come il Pd che in Parlamento approvano leggi vergogna e qui protestano il governo Monti». Fassina è stato contestato da alcuni ricercatori a pochi metri dal palco del comizio di Landini in piazza Primavera. «Voi state dando voce a un’altra parola, l’Europa dei diritti, un’Europa che è massacrata, trascurata», dice al microfono Rodotà. E contratti di solidarietà invoca il parroco don Peppino Gambardella «perché il Vangelo è solidale». Enzo chianese, ex Ergom, si rammarica che Cgil «sia in un’altra piazza e non insieme a noi». Landini chiude, prima di Bella ciao suonata dai Zezi, domandando «gli stessi diritti fuori e dentro le fabbriche».

da Repubblica Napoli

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