di Franco Frediani
Sono in molti a non aver ancora compreso qual'è la spada di Damocle che pende sulla testa del nostro paese. Gli stessi che per mesi hanno guardato in tutt'altra direzione, pensando che Mario Monti fosse solo il vassallo di Frau Merkel. Chi tira le fila delle "armate" capitaliste, ha giocato dunque una buona partita. A niente è servito il monito che già altre volte abbiamo lanciato da queste colonne, mettendo in guardia sulla vera identità del "timoniere" di Palazzo Chigi, da sempre fatto passare come un "semplice" tecnico. Chi pensava che la partita fosse giocata a livello continentale può solo scoprirsi un grande ingenuo. Il vero scopo era quello di ricreare un filo diretto tra Europa e America che riportasse in auge la supremazia economico-finanziaria di quest'ultima. Ecco spuntare la vera cabina di regia che a livello europeo ha consolidato un patto di ferro tra personaggi come Cameron, Hollande e lo stesso Monti. Già, il nostro amatissimo Premier motore trainante di un terzetto che punta a indebolire il marco tedesco in favore del dollaro americano!
Fautore del neoliberismo, con le sue politiche recessive ha sicuramente portato la nave italiana verso un definitivo inabissamento. Ha dimostrato, "a chi doveva", di essere veramente capace di portare a termine "il contratto"; ben altra cosa rispetto all'inaffidabile Silvio.. Del resto non si appartiene ad organizzazioni come la Trilateral, il Gruppo Bildemberg e la Goldman Sachs, se non si possiedono determinati requisiti. Dov'erano quelli che lo hanno fortemente voluto e appoggiato? C'è da rabbrividire al solo pensiero... Ma torniamo ai giorni nostri e riflettiamo sul cambiamento di scena avvenuto dopo la rielezione di Obama. La determinazione di un Monti che sosteneva di non avere la benché minima intenzione di ricandidarsi, ha lasciato spazio alla spavalderia di chi sa di poter ambire a farlo. Non si spiegherebbe altrimenti la frenesia con la quale si catapulta in giro per il mondo a offrire i saldi di un'Italia che è da comprare a prezzo "concorrenziale"; così come non si pronunciano a caso frasi del tipo "non garantisco sull'Italia dopo di me". Le smentite lasciano il tempo che trovano, ed ormai il gioco è chiaro. L'ex Preside della Bocconi non ha fatto un grosso sforzo nel capire che la debolezza dei partiti italiani, malgrado il tentativo di rifarsi un look adeguato, è ormai giunta a livelli di terapia intensiva, e ne ha tratto le debite conseguenze. Forte del "contratto" già assolto, ha posto le premesse per il suo secondo mandato. Le risposte "dure" dei vari Vendola e Di Pietro, servono a ben poco se non vengono portate avanti politiche veramente alternative, in netta discontinuità con quelle dell'attuale premier. La reazione dello stesso Vendola si spinge fino ad affermare che "Un presidente del Consiglio non può lanciare strali sul futuro. Monti ha rappresentato un danno per il Paese e credo che un'alternativa di Centrosinistra possa riacchiappare un'Italia alla deriva e rimetterla in piedi". Ci chiediamo se il presidente della Puglia ha però fatto i conti con i propositi di Renzi, liberista più di Monti, che ha dalla sua parte una fetta consistente del Partito Democratico; ed altrettanto se ha messo in conto la prudenza con la quale lo stesso Bersani si approccia alle questioni più spinose che vedono il suo partito spesso dividersi in più direzioni... Più realista appare Di Pietro, che non lesina parole al vetriolo: "Siccome non è uno sprovveduto, Monti se è andato in Kuwait a dire questa cosa perché sta facendo un ricatto bello e buono: o rivado io al governo, o agli investitori stranieri dico che non garantisco per l'affidabilità del Paese dopo di me". Il presidente dell'Italia dei valori, parla di "cosa gravissima che dimostra come da parte sua non ci sia né senso dello Stato, né rispetto per la democrazia dell'alternanza. L'Italia resta comunque affidabile". Resta il fatto che siamo ancora una volta a chiederci come si può, nello stesso momento, prendere atto di un dato incontestabile com'è quello del fallimento di un mandato, sia pur ricevuto su incarico, e poi rimanere nel bel mezzo di un guado che evidenzia la presenza di correnti tali da mettere a rischio l'attraversamento del fiume. Senza contare che tutto sembra giocare a favore di un Monti bis. Il "grande centro" si avvicina sempre di più ed il sogno di Casini sembra più vicino di quanto si pensasse. Montezemolo ha sciolto le sue riserve (ammesso che ne avesse mai avute) ed ha offerto la sua disponibilità a fare il "direttore tecnico" di una forza centrista che potrebbe aggregare e fare da collante tra l'ambita parte cattolica e l'eterna borghesia italiana. Se si pensa alle condizioni "disperate" in cui versa il Pdl, il quadro sembra completarsi con i tasselli che riempiono il mosaico.
Come si può ben vedere, continuiamo a pescare nel vecchio, ad usare materiale obsoleto e portatore di ricette ormai consumate e poco appetibili. Malgrado ciò, non sarà facile dimostrare che le difficoltà che sta attraversando il paese non sono frutto del caso quanto di politiche suicide. Nella debolezza generale dei partiti sarà ancora una volta decisiva la legge con cui andremo a votare. Si profilano all'orizzonte le condizioni per riproporre una grossa coalizione che offra allo stesso Monti l'opportunità di "finire" la sua opera demolitiva, nell'attesa di prendere la strada del Quirinale, o forse del preferito ruolo di presidente del consiglio dell'Unione europea.