Intervista a Luigi De Magistris di Andrea Fabozzi
Alle dieci di sera, quando i primi dati veri del «Viminale» del Pd confermano le indicazioni dei sondaggi, a colpire il sindaco di Napoli è soprattutto il risultato di Renzi, dai cui contenuti programmatici si sente lontanissimo. «Aveva contro tutte le strutture del partito, eppure è stato visto come la novità, diamo atto del risultato a questo giovane sindaco». Non soddisfa, invece, stando sempre ai primi dati disponibili, il risultato di chi politicamente è più vicino a Luigi De Magistris. «Alla luce di una campagna elettorale impegnativa, che lo ha portato da presidente di regione in tutta Italia, il risultato di Vendola sembra non essere buono». L'analisi del sindaco di Napoli è che l'elemento decisivo di scelta sia stato il carattere di novità dei candidati, dunque il leader di Sel può avere addirittura sottratto voti a Renzi.
«A questo punto - aggiunge - vedremo che succederà al ballottaggio. Naturalmente mi aspetto che Vendola sostenga Bersani e dunque la mia riflessione è che per battere Renzi ci sarà voluta l'alleanza tra i due».
«Le primarie del centrosinistra non mi appassionano», aveva detto Luigi De Magistris qualche tempo fa, chiarendo che non sarebbe andato a votare. Di fronte ai grandi numeri della partecipazione adesso aggiunge che «è sempre positivo quando tanta gente si mobilita per cercare di cambiare il corso della politica». In Campania è stata tanta davvero, circa 200mila elettori, lunghe file a Napoli, ma il dato sensazionale è quello di Salerno, città del sindaco De Luca, grande elettore di Bersani al sud: ai gazebi si è iscritto un salernitano su venti, neonati compresi. «Non c'è dubbio - dice De Magistris - che il successo di queste primarie si spiega anche con la previsione che il centrosinistra vincerà le politiche dell'anno prossimo». Il sindaco di Napoli, però, è rimasto a guardare.
Significa, sindaco, che per lei un leader del centrosinistra vale l'altro?
Nessuna indifferenza, e nessuna reticenza da parte mia nel pormi il problema del governo. Anzi, da sindaco posso dire che io e i miei colleghi sentiamo forte l'esigenza di un governo amico dei cittadini. E per questo con la proposta della lista arancione siamo impegnati a contribuire alla vittoria del centrosinistra. Una coalizione che, per quanto possa andare bene, non riuscirà a raggiungere la soglia della maggioranza necessaria. La nostra lista e il nostro movimento torneranno assai utili allora per evitare che il centrosinistra per governare sia costretto a spostarsi al centro, magari finendo persino in un Monti bis.
Ma se la prospettiva è quella di un'alleanza di governo con il Pd e Sel, allora perché lei e il suo movimento non avete partecipato alle primarie?
Io credo molto nel valore di una posizione autonoma. Guardiamo la realtà: c'è un movimento di protesta molto forte, quello di Grillo, e contemporaneamente c'è una situazione di crisi oggettiva dei partiti anti Monti. Parlo dell'Idv e della Federazione della sinistra, soggetti ai quali mi sento vicino ma che oggi sono deboli. Se quest'analisi è giusta, allora io credo che vadano tenute insieme la capacità di critica alle politiche del governo Monti, e quindi anche al Pd che le ha sostenute, con una proposta forte di governo con il centrosinistra ma nella direzione del cambiamento. Per questo serve mantenere una posizione autonoma. Come andremo alle elezioni, poi, dipenderà ovviamente dalla legge elettorale.
Lei per quale legge fa il tifo?
Per una legge che consenta un voto chiaro e utile. Favorendo le coalizioni e prevedendo anche un premio di maggioranza necessario per governare. Se sarà così, è naturale che aumenterà la necessità di dialogare da subito con il centrosinistra per avvicinarsi anche in campagna elettorale. Ma in ogni caso io sono per dare da subito un'indicazione di schieramento.
A questo punto, allora, non ci sono più dubbi sull'alleanza della lista arancione con Pd e Sel. Ma un bel po' degli interlocutori anti Monti che ha nominato prima non la seguono.
Al contrario, io vedo un'evoluzione delle posizioni all'interno di questo che è stato chiamato il quarto polo. Adesso anche l'Italia dei valori e una parte della Federazione si stanno spendendo per l'unità con il centrosinistra. Senza immaginare riedizioni improponibili dell'Arcobaleno.
Quelli di Alba, invece, i firmatari dell'appello «Cambiare si può», escludono del tutto alleanze con i partiti.
Si tratta di un movimento di ampio respiro con il quale sono da sempre in perfetta sintonia. Intendiamoci, a me interessa la prospettiva e anche quell'appello si colloca nella direzione dell'autonomia. Bisogna prendere tutte le distanze dalle politiche in corso, ma non serve entrare in conflitto con il centrosinistra a meno di non volersi condannare all'irrilevanza, alla testimonianza pura. Io sarò a Roma sabato e la lista arancione che presenteremo il 12 dicembre resterà fuori dalla coalizione, ma tenderà una mano nell'ottica di un'alleanza. Se riusciremo a essere determinanti in parlamento potremmo incidere davvero nelle scelte di governo. Vincere senza cambiare, così come sembra proporre la carta d'intenti delle primarie, non serve e non ci interessa.
La lista arancione indicherà davvero Antonio Ingroia come candidato premier?
Attribuire un ruolo salvifico a una sola persona è un grave errore. Avremo candidati importanti per credibilità internazionale, ma anche persone con una storia esemplare nei territori.
Ma con questa legge vi servirà anche indicare un «capo della forza politica», Ingroia?
Se la lista arancione correrà da sola allora dovrà scegliere un candidato premier forte, e sì, il livello è quello di Ingroia. Con lui sono in contatto e potrebbe essere lui. Ma se correremo nella coalizione il candidato premier sarà il vincitore al ballottaggio delle primarie. In qual caso avremo un candidato simbolo, magari come capolista in tutte le circoscrizioni.
Il Manifesto 26.11.12