di Gaetano Farina
Non è certo il classico libro da regalare a Natale, ma è un libro importante, scottante per i contenuti e non per il prezzo (nel rispetto della politica adottata dalla casa editrice che l'ha pubblicato, la Newton Compton di Roma).
Si tratta della rivoluzionaria indagine sullo stragismo italiano operata da Ferdinando Imposimato (ferdinandoimposimato.blogspot.it), magistrato sempre in prima linea famoso per aver seguito le indagini sul rapimento di Aldo Moro, l'omicidio di Vittorio Bachelet, l'attentato a Giovanni Paolo II e diventato famoso anche come autore ispirato dalla sua stessa esperienza sul campo. Il suo nuovo "La Repubblica delle Stragi Impunite" raccoglie e rielabora, infatti, documenti inediti dei fatti di sangue che hanno sconvolto il nostro paese dal dopoguerra ad oggi, legati, con tutta probabilità, anche secondo altri analisti, ad una strategia politico-militare, nonostante le numerose sentenze giudiziarie non l'abbiano ancora messa del tutto in luce. Lo stesso Imposimato, seppur Presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione, ammette che "quasi mai l'esito dei processi rispecchia la realtà. Questo libro, pertanto, non è condizionato dall'esito dei processi".
Di libri sulla "strategia della tensione" ne sono usciti molti, anche negli ultimi anni, con la produzione relativa all'argomento che è stata risvegliata dal film (mediocre) "Romanzo di una Strage" di Marco Tullio Giordana che, a sua volta, si è ispirato al libro "Il Segreto di Piazza Fontana" scritto da Paolo Cucchiarelli. La novità de "La Repubblica delle Stragi Impunite" sta nello stabilire un legame di continuità fra le "vecchie stragi golpiste" e gli assassini selettivi di alcuni magistrati come Falcone e Borsellino. Inoltre Imposimato, questa volta, oltre ad utilizzare i documenti già vagliati numerose volte da altri "investigatori", si serve di un archivio nascosto di palazzo Giustiniani in cui, per decenni, "sono stati conservati, e di fatto occultati, atti non coperti da formale segreto di Stato".
Imposimato conferma il legame rosso (o meglio "nero") che lega tutte le stragi, strumenti di consolidamento e diffusione della "strategia della tensione", evidenziandone, in piena convinzione, la matrice politica. "Del resto avevano già anticipato tutto Mariano Rumor e, soprattutto, Aldo Moro che, però, all'epoca non furono presi sul serio." precisa da subito Imposimato "Moro si era accorto, infatti, di quanto fosse coinvolta in trame oscure ed eversive l'ala più "a destra" del suo stesso partito capeggiata da Giulio Andreotti". Trame che coinvolgevano, come hanno riportato anche altri libri e ricerche, CIA, Gladio, Massoneria italo-americana, Licio Gelli, servizi segreti, Ordine Nuovo ed altri gruppi terroristici di destra. "Ogni strage si collocò, puntualmente, nel momento in cui l'assetto politico-istituzionale "rischiava" di spostarsi più a sinistra, non necessariamente con un coinvolgimento dei comunisti, come prospettato da Moro, ma anche con la partecipazione al governo di forze più moderate che, tuttavia, venivano ugualmente identificate come un pericolo" argomenta Imposimato. "Già nei documenti ritrovati a Montebelluna era indicata una serie di attacchi violenti e terroristici di matrice reazionaria e mirati alla modifica dell'impianto costituzionale" aggiunge Imposimato il quale è convinto, in base alle fonti documentarie che ha analizzato e puntualmente riportate nel libro, che gli attentati a Falcone e Borsellino facciano ancora parte della "strategia della tensione" inaugurata negli anni '60: ciò che rappresenta la principale novità introdotta nel suo lavoro alla discussione sulle trame nere che hanno condizionato la storia del nostro paese.
L'autore si rifà soprattutto a ciò che stato raccontato da Francesco Elmo, studente siciliano di estrema destra, reclutato da Gladio ed inserito nella sua base siciliana denominata "Centro Scorpione". Le sue testimonianze confermano l'ipotesi di Imposimato del coinvolgimento di Giovanni Falcone, immediatamente la scoperta di Gladio negli anni '90, in indagini che non riguardavano solo la mafia, ma anche "strutture superiori" che avevano utilizzato i mafiosi ed altri gruppi criminali per realizzare disegni politici e di destabilizzazione costituzionale. "Lo stesso Giovanni mi aveva già fatto qualche confidenza in merito" precisa Imposimato. In questa chiave interpretativa, quindi, sarebbero da leggere non solo l'attento (fallito) contro Falcone all'Addaura, ma anche le uccisioni di Mattarella, La Torre, Dalla Chiesa e Chinnici, oltre a quello di Mino Pecorelli, il primo giornalista che si mise sulle tracce di Gladio.
"L'esplosivo per l'attentato di Capaci fu portato da Pietro Rampulla, affiliato sì alla mafia, ma, contemporaneamente, anche ad Ordine Nuovo." racconta nel libro Imposimato. "E come riportato da numerose agenzie dell'ANSA dell'epoca e dalle indagini di Paolo Fulci, a capo del Cesis (n.d.r. negli anni '90, il comitato di coordinamento dei nostri servizi segreti), i primi a rivendicare l'attentato furono quelli di Falange Armata, un'organizzazione terroristica a stretto contatto con i servizi segreti. Pietro Rampulla era amico e "confidente", inoltre, di quel Luigi Ilardo, ex boss mafioso, diventato uno dei più importanti collaboratori di giustizia riguardo agli intrecci tra mafia e politica e che Cosa Bostra non tardò a far tacere per sempre."
Seppur la "strategia della tensione" ebbe una dimensione internazionale per volontà americana, Imposimato non ha dubbi a sostenere che alcune forze politiche italiane, in primis la destra della DC, "appoggiarono e promossero, in totale consapevolezza e responsabilità, qualsiasi azione, incluse quelle di natura stragista, mirata a conservare un "certo ordine" anche all'interno del nostro quadro istituzionale, e con qualsiasi mezzo, come il ricorso a gruppi terroristici e organizzazioni criminali (vedi Banda della Magliana, oltre a Cosa Nostra)".
Gli intrecci cospiratori sono riassunti a pagina 46 del libro, nella mappa di via Sicilia e delle strade limitrofe di Roma, a metà anni '60: a pochi metri di distanza, tra di loro e dall'ambasciata degli U.S.A. e dalla dimora di Gelli, stavano le basi dell'OSS, della CIA, SIFAR, SID (divenuto SISMI), Gladio ed Ordine Nuovo.
da www.linkiesta.it