di Stefano Galieni
La vicenda della morte di Valentino Gomez, 29 anni, ucciso dopo un inseguimento da un agente della Polizia Locale di Milano, si sta rivelando sempre più intricata...
Crollate in poche ore le ricostruzioni iniziali con cui si cercava di invocare la legittima difesa (la vittima e l’amico con cui fuggiva non erano armati), diventa difficile capire per quale ragione l’agente, abbia deciso, di propria iniziativa, di disattendere (così pare) le disposizioni che gli erano state impartite, raccolto un allarme in cui si chiedeva alla sua pattuglia di recarsi a fermare una rissa e poi impegnarsi nell’inseguimento. Una storia opaca, le cui responsabilità sembrano adesso ricadere unicamente su un'unica persona. I colleghi che sul momento avevano confermato la prima versione hanno poi cambiato versione, i superiori sembrano aver trovato la vittima sacrificale. L’accusa è pesante omicidio volontario, ma non ci si può fermare a questo. I Ghisa milanesi manifestano rabbia e disagio e ne hanno motivo. Durante l’amministrazione Moratti – De Corato, all’interno del corpo si erano creati nuclei speciali impegnati per la campagna securitaria che caratterizzava la giunta. C’erano stati numerosi episodi, soprattutto contro rom e migranti, che avevano in parte stravolto l’immagine bonaria e rassicurante di questi agenti. Per anni ha prevalso l’idea di una metropoli in pieno degrado, un mondo violento e letale in cui poteva prevalere solo la legge del più forte e di chi “le dava per primo”. La crisi ha fatto il resto ma Milano non è mai divenuta lontanamente paragonabile a tante altre metropoli europee, nascono bande di adolescenti, ci sono stati episodi anche cruenti, utilizzati soprattutto per fare propaganda e per alimentare un clima di paura e di isolamento. Gli agenti di P.L (soprattutto quelli che non fanno parte dei nuclei speciali) si sono trovati spesso a dover fronteggiare, anche con una preparazione non adatta, compiti superiori alle proprie possibilità, legati ad una legislazione mai riformata che li faceva e ancora li fa sentire, in condizioni di subalternità rispetto ai colleghi della PS e dei CC, in pratica coloro da utilizzare per ogni emergenza, dalla multa per divieto di sosta all’ordine pubblico. Con la nuova amministrazione si sta cercando di costruire un clima diverso nella città ma sarà difficile rimuovere anni e anni di malessere e di stress accumulato. Quanto accaduto il mese scorso, quando un giovane agente di P.L. è stato poi ucciso in maniera orrenda dai guidatori di un Suv, che non hanno esitato ad investire e a lasciare per terra una persona pur di evitare un controllo, ha reso ancora più tesi gli animi. Le leggi che regolano l’attività di questi agenti fanno si che la famiglia della vittima avrà diritto a risarcimenti ridicoli. Una condizione in cui ogni singolo agente ha reagito in maniera diversa, all’interno del corpo convivono culture diverse, da chi si esalta nella caccia al clandestino e a chi considera la forza l’unico strumento utile per affrontare le difficoltà di un lavoro a stretto contratto anche con universi border line, a chi si ritiene innanzitutto al servizio dei cittadini con cui vorrebbe concorrere per affrontare il degrado come questione sociale. Tutto questo non giustifica e non può giustificare la morte di Valentino Gomez, ucciso,stando ai primi esami, con un colpo alla schiena ma deve portare ad una riforma strutturale del ruolo delle Polizie Locali. Gli agenti di Pl manifesteranno il 23 a Roma, chiedono che vengano definite in maniera più adatta al presente, le proprie competenze. A Milano sembra che Pisapia intenda procedere ad una forte contrazione dei nuclei speciali e a rivedere i compiti degli agenti e la suddivisione delle mansioni. Centrale in tale contesto è una revisione dell’equipaggiamento in dotazione. La pistola d’ordinanza è al centro di questa riflessione: è giusto che sia in dotazione? Sono sufficienti gli esami di idoneità tecnica e psicologica che vengono fatti prima di concederla? O forse è il caso di pensare al fatto che, come avviene in gran parte d’Europa, l’ordine pubblico non debba prevedere il possesso di armi da fuoco. Per molti agenti l’arma è fondamentale e rassicurante, anche se magari in tanti anni di servizio non hanno mai dovuto usarla, per altri, soprattutto in altre città, se ne può fare a meno. Intanto però Valentino è morto e l’uomo forte che è alla guida del corpo dai tempi della precedente amministrazione e che più si è fatto interprete di un utilizzo autoritario degli agenti, resta, anche con arroganza, al proprio posto.