di Stefano Galieni
È mezzogiorno quando Luca viene dichiarato fuori pericolo di vita dai medici del Cto di Torino. Per 3 interminabili ore si è temuto il peggio, si era arrampicato su un traliccio, sfuggendo ai controlli, per impedire che, con largo anticipo e con incredibile dispendio di mezzi, le forze di occupazioni militari iniziassero l'esproprio dei terreni e l'allargamento del cantiere presso la baita di Clarea a Chiomonte. Ha preso una scarica elettrica ed è caduto da oltre 10 mt, l'ambulanza che lo ha condotto nel punto da cui poteva partire l'elisoccorso è giunta mezz'ora dopo...
Chiomonte, Maddalena, Bussoleno, da paesini sconosciuti della Val Susa, sono divenuti ormai luoghi simbolo di resistenza, contro un opera inutile dal punto di vista del miglioramento dei trasporti, dannosa dal punto di vista ambientale, efficace solo per sperperare denaro pubblico e arricchire speculatori e investitori. Una battaglia che non conosce fine e che domenica ha visto sfilare pacificamente decine di migliaia di valligiani. Alla loro testa gli amministratori locali, che mille volte hanno spiegato in ogni occasione le ragioni della loro opposizione. Una grande manifestazione che ha ridimostrato quanto ampio e radicato sia questo movimento che non parla solo ad una piccola valle ma pone una questione di democrazia che non ha confini. Contro questo movimento e contro chi lo sostiene è in atto da sempre una campagna mediatica, politica e giudiziaria senza paragoni. Chi contesta il cantiere è considerato criminale in partenza, proto terrorista, "camorrista" (qualcuno si è spinto a dire). La giunta comunale di Torino di centro sinistra e quella regionale a guida leghista, non vogliono più ostacoli, non importa che si tratti di dilapidare miliardi di euro per velocizzare di 15 minuti il tratto ferroviario Torino – Lione mentre contemporaneamente si mandano a morire i treni dei pendolari, si utilizza al 30% la linea già esistente, si ignorano le esigenze degli abitanti dei territori. Con il governo Monti, è bene ricordarlo, chi si avvicina troppo ai cantieri rischia condanne pesanti, detenzione fino ad 1 anno, nelle aree circostanti ormai girano i mezzi militari utilizzati in realtà di guerra come l'Afghanistan, ne sono stati fotografati anche recanti ancora sulle fiancate i contrassegni delle Nazioni Unite. Si è decisa insomma una guerra e si è deciso scientemente di interrompere la democrazia in nome dell'Alta Velocità: arresti, intimidazioni, cariche ad ogni manifestazione con il pretesto sempre più flebile della presenza di "infiltrati". Lo si è visto domenica al termine della manifestazione quando alla stazione di Porta Nuova a Torino, centinaia di manifestanti che tornavano a casa sono stati caricati a freddo dalle forze dell'ordine, lo si è visto stamattina con l'operazione spettacolare per impadronirsi definitivamente della valle e annientare le sacche di resistenza. Ma la lotta in Val di Susa, l'intero movimento No Tav sono ormai divenuti rappresentativi di un disagio e di una avversione condivisa in tutto il Paese. Dopo l'attacco non previsto di questa mattina a centinaia sono state le persone che si sono riversate a bloccare strade, binari, autostrada, ad organizzare in fretta e in furia una manifestazione per il pomeriggio di oggi con la richiesta immediata della sospensione delle operazioni. «Nell'esprimere la speranza che Luca Abbà possa rapidamente rimettersi – ha dichiarato Paolo Ferrero, presente alla manifestazione di domenica - voglio denunciare con forza che il suo ferimento è il frutto diretto della sconsiderata azione delle forze dell'ordine. L'esecuzione dell'esproprio di un terreno diventa un'azione militare in cui le regole d'ingaggio dei militari e della polizia sono molto più aggressive di quelle utilizzate in Afghanistan dai militari italiani. Luca Abbà è rimasto fulminato e caduto a terra, inseguito su per un traliccio dell'alta tensione mentre protestava per l'esproprio dei suoi terreni: è una cosa mai accaduta in Italia. Invito tutti i cittadini a riflettere sul fatto che in Val di Susa le forze dell'ordine si comportano come un esercito di occupazione con l'unico compito di "conquistare il territorio" anche a scapito della vita delle persone. Si tratta di un fatto grave e chiedo una volta ancora che il governo abbandoni quest'opera inutile e dannosa e sospenda immediatamente l'esproprio». Ezio Locatelli, segretario del Prc di Torino ha chiesto in aggiunta la rimozione dei dirigenti di polizia che hanno gestito le operazioni e il ritiro delle truppe.